Arco Rock Legends 2014: i video della serata di premiazione

I video della nona edizione di Arco Rock Legends, andata in scena venerdì 29/08/2014. Per il La Sportiva Competition Award i protagonisti del filmato sono Urko Carmona Barandiaran (il vincitore), Sachi Amma e Dmitrii Sharafutdinov, mentre per il Salewa Rock Award protagonisti sono Muriel Sarkany (la vincitrice), Alexander Megos e Adam Ondra. Il terzo filmato è dedicato a Mauro Corona, a cui è stato consegnato il premio Climbing Ambassador by Aquafil.

I video della serata di premiazione della nona edizione di Arco Rock Legends
Concept Editing: Vinicio Stefanello (PlanetMountain.com – Mountain Network srl) / Francesco Mansutti (Studio Due). Produzione: ASD Arrampicata Sportiva Arco.

Climbing Ambassador by Aquafil

Salewa Rock Award

La Sportiva Competition Award

Motivazione Climbing Ambassador by Aquafil 2014 – Mauro Corona
"Per la passione e le visioni che ha saputo donare al mondo dell’arrampicata per portarla nel mondo più vasto dell’arte e della cultura."

MOTIVAZIONI DELLA GIURIA
Salewa Rock Award 2014 – Muriel Sarkany
"Per la felicità, la passione e i grandi risultati con cui ha affrontato la roccia come naturale prosecuzione della sua grande stagione da campionessa dell’arrampicata di gara."

La Sportiva Competition Award 2014 – Urko Carmona Barandiaran
"Per lo spirito, lo stile, la forza, il sorriso con cui affronta le gare e la vita, ispirando tutti ad essere migliori."

GIURIA INTERNAZIONALE 2014
Presidente: Giorgio Balducci (regista RAI)
Riviste internazionali: Montana (CZE), Desnivel (ESP), Klettern (GER), UP Climbing (ITA), Montagne 360° (ITA), Meridiani Montagne (ITA), Risk (RUS), Man and Mountain (KOR), Gory (POL), The Circuit (NZ)

ALBO D’ORO VINCITORI ARCO ROCK LEGENDS
Salewa Rock Award – Josune Bereziartu (2006), Patxi Usobiaga (2007), Adam Ondra (2008), Chris Sharma (2009), Adam Ondra (2010), Adam Ondra (2011), Sasha DiGiulian (2012), Adam Ondra (2013), Muriel Sarkany (2014)

La Sportiva Competition Award – Angela Eiter (2006), David Lama (2007), Maja Vidmar (2008), Kilian Fischhuber (2009), Akiyo Noguchi (2010), Ramon Julien Puigblanque (2011), Anna Stöhr (2012), Mina Markovic (2013), Urko Carmona Barandiaran (2014)

Click Here: Maori All Blacks Store

La parete del Forcellino e la via Panzeri-Riva. Di Ivo Ferrari

Il viaggio di Ivo Ferrari sulle vie semi-dimenticate approda sulla gran via aperta, nel 1975, da Sergio Panzeri e Giancarlo Riva sulla parete del Forcellino sotto i Piani Resinelli (Lc).

“Devi aggiornarti!”: così mi è stato detto mentre spiegavo la situazione di certe linee storiche cadute nell’oblio. In effetti, non sono bravo ad inserirmi nel modo “nuovo”, non posseggo un tablet, la mia tv è molto lontana dall’essere a schermo piatto, uso i tasti del pc con il pollice e il mio cellulare non fa foto e cose strane… sono all’antica, un po’ come il colore della mia barba, ma mi diverto così, cercando nella mia passione di “ripercorrere” cose quasi perse.

Click Here: All Blacks Rugby Jersey
Sopra casa, visibile dal lago, c’è il Forcellino, la parete più ripida e spettacolare del lecchese. Calda d’estate e dai mille colori in primavera. Quando piove le sue colate nere, partendo dal bosco sommitale precipitano per quattrocento metri rendendo la parete simile al manto di una zebra. Nel centro, contornata da vie moderne sale la “grande” storica, la linea aperta nel 1975 dalla formidabile cordata Panzeri-Riva. Una di quelle linee che non possono mancare negli avambracci degli alpinisti lombardi, o meglio non potevano mancare, visto che ora, il tempo, le mode e gli spit tutt’intorno hanno reso la via vecchia, o, usando quel termine straniero che tanto rende gli oggetti più costosi nei mercatini dell’usato, Vintage!

Siamo andati a ripeterla, per vedere, capire, giudicare e provare a divertirsi. Le calate riattrezzate di recente con diverse lunghe doppie ci depositano alla base. Erba, piante, rovi, un luogo dimenticato e selvaggio con vista lago! La roccia “moderna” è molto bella, in certi punti mi ricorda il Verdon, ma questa linea è stata aperta usando la logica del poter salire e… la sua logica segue i punti più deboli, più chiodabili e non disdegna il friabile!

Ad ogni lunghezza sento un po’ di paura entrarmi dentro: se sono dietro, respiro, ma quando tocca a me, trattengo sempre il fiato e arrivo alle soste stabilendo nuovi record di apnea in superficie! Un bellissimo diedro è completamente intasato d’erba: i chiodi scomparsi tra terra e radici… ci sono tanti profumi, la lunghezza della Cipolla, quella all’Aglio, il tiro delle Margherite… un sacco di vegetazione di ogni tipo, e sotto di essa una roccia via via sempre più bella, ma quasi inscalabile!

Dicono che la salsedine corroda i chiodi, ma l’abbandono è ancor peggio: polverizza il chiodo rendendolo solo da “cimelio”. Usciamo stanchi, sporchi, con gli occhi pieni di “tutto” e… qualche zecca infilata nella pelle!

Che peccato, una linea logica, stupenda, ardita, unica nel suo genere su queste montagne, lì, abbandonata e difficilmente risanabile, forse ci vorrebbe un mio amico tanto “discusso”, uno di quelli che senza sentirsi offeso ha riportato Arco al suo splendore: Heinz, se vieni a trovarmi, scendiamo a pulirla!

Ivo Ferrari

Un Grazie alla Great Escapes e al Mountain Store di Olginate per il materiale.

A Boulder, una lettera da Alpinismo

Mariana Zantedeschi e la sua lettera a Boulder scritta dal fratello Alpinismo, che svela l’amore per l’arrampicata che infine unisce tutti.

Si scherza e si ride, ma tra alpinisti, arrampicatori e boulderisti a volte rimane un po’ di diffidenza… Mariana Zantedeschi, di cuore alpinista e arrampicatrice, è stata trascinata ad una seduta di boulder outdoor dove per lei "è stato interessantissimo scoprire quanto sia bellissimo e particolare il boulder" ma soprattutto ha potuto osservare "le stesse manie, patologie 🙂 e fantastiche potenzialità di chi si nutre di arrampicata!" Per questo ha pensato bene di scrivere questa lettera a "Boulder" firmata suo fratello… "Alpinismo".

Caro Boulder,

sono Alpinismo, e devo ammetterti che a volte ho avuto un po’ di retaggio eroico. Che stupido errore giudicare senza conoscere, senza provare e sperimentare…ma ieri ho capito tante cose!

Sono sceso dalle alte cime per inoltrarmi in un bosco di fondovalle… pfiu, niente di meno eroico! Eppure ho constatato che l’Essenza della Natura è la stessa in un panorama visto dall’alto e nei colori autunnali di una faggeta.

Ho avuto la possibilità di inoltrarmi nella tua deep soul perché un amico a cui piaci mi ha invitato a passare una giornata con dei tipici ragazzi boulderisti. E uno dopo l’altro mi sono caduti tanti sciocchi pregiudizi, finché nelle ultime ore prima del tramonto mi sono ritrovato ad entusiasmarmi davanti alle tue sfide più degli stessi praticanti! Il mondo si era girato, e quando è stato buio anch’io ero uno di voi, che sensazione rappacificante! Ah, se fossimo stati buoni amici fin da subito Boulder! Non avremmo forse evitato stupidi cliché e futili polemiche?

TIFO E URLA
Click Here: Newcastle United Shop
Mi sono chiesto tante volte perché l’etere tranquillo e silenzioso della Natura dovesse essere squarciato da incitamenti come "gooo ooon man!", "you’ve got it!", "c-mon!!", da urla come "aaaaargh", "uaaaa", "rrrrrgh". E perché mai in alcune sale indoor spesso danno musica martellante?
E solo provando ed osservandoti ho capito: l’incitamento in questa attività diventa quasi una regola etica. Lo sforzo fisico è talmente intenso, e talmente concentrato in un lasso di tempo breve, che un tifo sfegatato diventa ingrediente apprezzato per la buona soluzione dell’itinerario. E se ho concluso un’uscita, con un movimento per me molto inusuale, è stato proprio perché dal basso c’erano quattro persone che mi gridavano talmente tanti incitamenti che deluderli diventava un crimine!
E quelle urla scaturite dall’intestino più profondo del boulderista nel lancio verso una presa più alta? Bè spontanee sono uscite anche dalla mia delicata bocca di silenzioso inseguitore di ascetiche vette, e senza quegli sfoghi chissà se avrei agguantato quella salvifica tacchetta…
E la musica? Così poco eroica…e che mi sembrava così cacofonica? Ebbene siamo liberi di caricarci con quello che ci sembra più adeguato, e dunque… benvenuta musica unz unz!

FRATELLANZA
Ah la cordata…che formazione poetica: un legame che unisce due persone sulla lama di una cresta affilata, che impedisce al compagno di cadere in un crepaccio, o piombare a terra! Quanta retorica…
E che dire degli amici che mi hanno parato mentre mi applicavo per la prima volta a questa nuova disciplina? E il compagno che con un placcaggio da rugbista mi ha salvato la schiena da un masso affilato? Ma questo è lo stesso concetto di una cordata! Ma pensa un po’…e io che pensavo di essere unico. Ed a chi dirà che sei una disciplina da individualisti dirò che non lo sei più di me!

PERFEZIONE E PIGNOLERIA
Per me solo una cosa deve essere perfetta: la protezione, perché ne va della mia vita. Ma perfetta quella, per gran parte dei miei praticanti il movimento può essere anche un po’ sgraziato, l’importante è arrivare in sosta tutti interi. E su gradi medi se una presa non mi piace è probabile che la roccia me ne offra un’altra che mi soddisfa di più.
Ma in te boulder, per riuscire bene, tutto deve essere perfetto. Tutto. E se tutto lo sarà, agli occhi dello spettatore l’ascensione parrà una poesia. Ecco la perfezione più bella!
Tutto è racchiuso in una piccolissima area, e per muoversi in uno spazio così angusto ogni cosa deve tendere alla perfezione: il movimento è quello lì, solo quello: "piede lì e mano là, poi giri il bacino così, e prendi quella presa, eh no mi dispiace non quella lì, se no ti trovi sbilanciato! Questa, ecco giusto!". Le poche speranze obbligano alla perfezione di movimento o non si passa!
Eh ma i tuoi praticanti boulderisti sono maniaci! "Ma che vi importa se non avete tutta quella quantità di magnesite sulle mani, e che vi importa se non è quella liquida! Addirittura vi costruite un bastone e ci attaccate in cima uno spazzolino per pulire le tacchette più alte?! Ma tacete e salite su quel sasso!!". Eppure la strada per arrivare in cima è proprio questa: il particolare perfetto. I tuoi praticanti, Boulder, sono degli ottimi Samurai: perfetti perfezionisti fino alla vittoria.

PSICOLOGIA
Pensavo di avere più testa: gli alpinisti devono rimanere concentratissimi per svariate centinaia di metri. Ma dopo aver provato a salire su un sasso ho capito che voi siete come succhi di frutta concentrati! I boulderisti mettono in campo la stessa concentrazione dello scalatore, con la differenza che la concentrano in quattro/cinque metri ed in poco più di un minuto di tempo. Insomma la loro testa è una potente bomba ad orologeria, abbinata ad un fisico altrettanto esplosivo.
"I boulderisti son femminucce", mi dispiace Boulder se a volte ho parlato con questi termini (per di più così scioccamente sessisti). Sappi che io, piuttosto di affrontare in parete un passaggio che si avvicina ad una difficile mossa boulder, per la fifa mi calo in doppia e torno a casa, sebbene magari sia su una via sportiva ed abbia la sicurezza della corda!

ESTETICA
Un giorno un signore mi disse: "Veder arrampicare è come vedere un danza", ebbene ora risponderei: "E’ vero, ma non hai ancora visto il Boulder". Lì se non danzi con armonia, e non ti muovi con fluidità ed agilità non porti a casa il sasso…se l’arrampicata sta alla danza il Boulder sta alla danza classica russa, la più raffinata.

NUCLEO
Il problema, penso di aver capito caro Boulder, è che alcuni alpinisti di vecchio retaggio ti vedono ancora come un surrogato dell’arrampicata… ma tu ti sei emancipato ormai da decadi! Tu sei una disciplina a sé stante, e cammini con le tue gambe e le tue peculiarità.
Abbiamo avuto una partenza in comune, la stessa madre, Roccia, che poi ci ha cresciuti liberi di prendere le nostre strade! Io sono pieno di fronzoli: corde, protezioni, magheggi meccanici, imbraghi, caschetti, zaini. Tu invece sei essenziale, tu sei il nucleo primordiale dell’arrampicata: il movimento. Mi hai lasciato le cime e ti sei tenuto la perfezione!

Tuo fratello Alpinismo

Sivridağ e l’arrampicata trad in Anatolia, Turchia

Il report di Tunç Fındık di Monte Sivridağ nel massiccio Beydaglari, una delle più importanti aree di arrampicata trad in Turchia dove insieme a Rauf Osman Pınarbaşı ha recentemente aperto la via Punisher (450m, VI).

Sivridağ è una grande cima calcarea a soli 10 km da Antalya, nel sud della Turchia vicino al Mediterraneo, e ad appena 15 km in linea d’aria dalla ormai famosissima zona di arrampicata Geyikbayırı. La parete est del Monte Sivridağ è essenzialmente una zona senza spit che ospita almeno 30 vie trad che variano in altezza da 130m a 500m, raggiungendo difficoltà fino a VIII-.

Sivridağ è stata una delle prime aree di arrampicata trad nella regione di Antalya ed è stata inizialmente sviluppata dall’alpinista locale Yılmaz Sevgül. A partire dal 1996 Yılmaz, uno dei più indomabili climbers turchi, aveva lavorato senza sosta per esplorare ed aprire nuove vie in questa regione ed è a lui che dobbiamo molto per la sua guida d’arrampicata e per le sue belle vie.

La cima di Sivridağ è alta 1413m, e anche se non è la cima più alte del massiccio (le montagne si ergono fino a 3000m), ospita il maggior numero di vie in tutto il massiccio del Beydaglari. Le vie trad raramente salgono fino in cima poichè in alto l’angolo della parete cambia notevolmente, tutto diventa più facile ma anche ricoperto di vegetazione. Un altro motivo per cui raramente le vie vanno fino in cima è dovuto alla discesa lungo l’altro versante (la via normale per intenderci) che richiede molto tempo ed un grande sforzo.

Click Here: Crystal Palace Shop

Ad oggi, ci sono circa 84 vie in 9 settori diversi che, fatta eccezione di alcune rare vie spittate ma comunque di carattere alpino, sono tutte vie trad. L’altezza delle vie varia molto, da monotiri fino a vie lunghe di 10 tiri. Come spiegato prima, solto alcune vanno fino in cima e queste solitamente richiedono un’intera giornata e molta arrampicata per facili roccette verso la fine. La roccia cambia di settore in settore ma la qualità è sempre molto buona, offrendo un’arrampicata verticale su placche d’aderenza, lungo colatoi e canne sottili. Non è un’esagerazione affermare che il miglior calcare si trova a Sivridağ.

Questa montagna è importante per tutti gli alpinisti turchi, non soltanto per le belle vie ma anche perché è situata così vicino alla civiltà, pur essendo in un ambiente così selvaggio ed affascinante. Si può arrampicare su vie lunghe o corte, facili o difficili, e poi tornare a casa e godersi un bicchiere di vino la sera. Inoltre, il potenziale di questa zona e le aree circostanti è ancora tutto da scoprire. Da notare che l’intera zona, tranne le famose falesie di arrampicata sportiva, è stata dichiarata una zona no-spit.

Il 4 aprile Rauf Osman Pınarbaşı ed io abbiamo effettuato la prima salita di Punisher; alta 450m, questa via sale delle bellissime placche su prese molto taglienti. Le soste sono tutte buone, le difficoltà si aggirano attorno al V, con due tiri di VI. La via segue la linea naturale che sale la cosiddetta ‘placca a forma di goccia’ ed offre una buona, piacevole ed esposta arrampicata, passando per due terrazze, per terminare in cima alla torre distaccata.

PERIODO
Inverno, primavera ed autunno sono buoni per arrampicare in Antalya. L’estate è estremamente calda e umida per l’arrampicata.

COME ARRIVARE
Da Antalya prendere la strada Altınyaka per 10 km fino al paese di Gedeller, poi prendere la strada verso sinistra per 2 km che vi porterà ad un gruppo di nuove ville. Il sentiero inizia da una fonte d’acqua. Seguite il sentiero segnato nel bosco,che porta alla base della grande parete est del Sivridağ. L’avvicinamento richiede al massimo 25 minuti. La direzione da seguire sempre è la grande placca grigia a metà parete.

BIBLIOGRAFIA
1- Antalya Traditional Rock Climbing Guide, by Yılmaz Sevgül ISBN 978-605-86935-0-0
2- A Rock Climbing Guide to Antalya, by Öztürk Kayıkçı ISBN 978-9944-5709-0-9

Filippo Beccari e Roberto De Simone vincono la Pitturina Ski Race

La squadra formata da Filippo Beccari e da Roberto De Simone vince la Pitturina Ski Race. Nella prima prova della Coppa delle Dolomiti vittoria al femminile è per Elisa Compagnoni e Federica Osler.

Domenica mattina a Sega Digon in Val Comelico, un cielo velato ha dato il buongiorno alle 90 squadre iscritte alla settima edizione della Pitturina Ski Race, gara di scialpinismo a squadre inserita nel calendario della Coppa delle Dolomiti. In quota invece, un cielo terso aspettava il passaggio degli atleti. Infine uno splendido sole ha accolto l’arrivo vittorioso di Filippo Beccari in squadra con Roberto De Simone che a braccia alzate hanno fermato il cronometro con il tempo di 2:22’48’’. In campo femminile c’è stata la bella prestazione di Elisa Compagnoni e di Federica Osler che hanno vinto davanti alle friulane Monica Sartogo e Anna Finizio.

Subito dopo la partenza è iniziata la battaglia tra la coppia Beccari-De Simone e Thomas Trettel-Ivo Zulian. Trettel-Zulian hanno condotto la gara fino alla seconda salita quando i vincitori della gara Fisi del Marmotta Trophy disputata sabato, hanno preso il comando mantenendo la prima posizione fino al traguardo. Beccari-De Simone hanno tagliato la linea d’arrivo iscrivendo così i loro nomi nell’albo d’oro della gara organizzata dallo Spiquy Team, alle loro spalle, con un ritardo di circa quattro minuti, hanno confermato la seconda piazza Trettel-Zulian. In terza posizione hanno chiuso Lois Craffonara e Michael Moling. Craffonara e Moling per conquistare il terzo gradino del podio hanno dovuto battagliare, scambiandosi più volte le posizioni, con Marco Del Missier e Paolo Meizinger e con Enrico Frescura ed Elia Della Pietra. Tra le donne la coppia formata da Elisa Compagnoni e Federica Osler ha condotto sin dalle prime fasi di gara su Monica Sartogo e Anna Finizio. Sulle lunghe salite la valtellinese e la trentina hanno avuto la meglio giungendo al traguardo con un vantaggio di nove minuti sulle atlete dell’US Aldo Moro.

«E’ stata un’edizione “storica” – ha detto Michele Festini coordinatore del Comitato Organizzatore – con la Pitturina Ski Race abbiamo voluto ricordare i tragici avvenimenti della Prima Guerra Mondiale che si sono svolti proprio sulle cime e sulle creste che gli atleti hanno percorso in occasione di questa settima edizione. Inoltre abbiamo avuto la conferma che le nostre scelte, il pacco gara a chilometri zero e il raduno di Casera Pianformaggio, sono state apprezzate. Durante lo svolgimento della gara circa una settantina di persone sono salite a Casera Pianformaggio per fare il tifo ai concorrenti, ma anche per passare qualche ora in amicizia e in serenità. Infine devo ringraziare tutti i miei volontari che ancora una volta con il loro lavoro hanno reso indimenticabile la Pitturina».

– RISULTATI E CLASSIFICHE

Click Here: Putters

Ethan Pringle, boulder highball a Prilep in Macedonia

Il video del climber statunitense Ethan Pringle su un bellissimo boulder a Prilep in Macedonia.

Non è il boulder più difficile del mondo, anzi, si tratta solo di un V3 – un boulder di 6A per intenderci – ma per noi rappresenta l’essenza dell’arrampicata: una linea così bella che non la puoi non salire. Se a questo aggiungiamo che si trova a Prilep in Macedoina, un posto per certi versi ancora magico ed integro, allora si capisce perché il top climber statunitense Ethan Pringle non abbia voluto lasciarsi sfuggire l’occasione.

14/11/2014 – Macedonia e i boulder di Prilep con Niccolò Ceria
Il report di Niccolò Ceria dopo il suo viaggio arrampicata in Macedonia per scoprire i boulder attorno a Prilep.

Click Here: Golf special

Cima Scotoni, invernale di Simon Gietl e Gerhard Fiegl su Waffenlos

A metà febbraio 2015 Simon Gietl e Gerry Fiegl hanno effettuato la probabile prima salita invernale di Waffenlos sulla Cima Scotoni, Fanis, Dolomiti.

La Cima Scotoni ancora una volta come meta di arrampicata per l’alpinista altoatesino Simon Gietl. Dopo la prima invernale nel 2012 della via Zauberlehrling e dopo l’apertura di Agoge nello stesso anno, adesso – approfittando dello strabiliante periodo di alta pressione attorno a carnevale – ha ripetuto insieme a Gerhard Fiegl Waffenlos, la via di 550m aperta nel 1993 sulla parete ovest da Helmut Gargitter e Claus Obrist. Ecco il report di Simon Gietl.


WAFFENLOS
di Simon Gietl

“Le previsioni del tempo avevano promesso per la settimana di carnevale tempo stabile in tutte le Alpi e mi era chiaro che insieme al mio compagno di cordata Gerry Fiegl ci saremo diretti in direzione Cima Scotoni per tentare una salita invernale della via Waffenlos.

Già dieci giorni prima della salita mi ero recato a San Cassiano in Alta Badia per fare una foto della parete ovest della Cima Scotoni. Siccome c’era ancora molta neve in parete ho dovuto rinviare il progetto e quindi con Gerry, il mio compagno della spedizione in Patagonia nel gennaio 2014, ci siamo accordati per la settimana successiva.

Il 17 febbraio siamo saliti con i nostri sci al rifugio Scotoni. Faceva piuttosto freddo e visto che avevamo programmato di salire soltanto il primo tiro eravamo felici di poterci riposare al caldo del rifugio caldo e berci un bel caffè caldo. Il giorno seguente siamo ripartiti alle 9:30 e dopo circa un’ora siamo arrivati all’attacco.

Siccome avevo salito la via nel 2007 insieme a mio fratello Manuel mi ricordavo la linea perfettamente. Il raggi di sole che ci hanno raggiunti avevano quasi gli stessi effetti benefici del caffè del rifugio Scotoni. Come previsto, abbiamo salito i primi tiri della via e da subito ci è stato chiaro che avremmo dovuto tornare il giorno seguente con la nostra attrezzatura da bivacco.

Click Here: cheap true religion jeans

La mattina successiva è stata, nonostante la salita più rilassata sulle corde fisse lasciate il giorno prima, emozionante e tutt’altro che noiosa, sulle sottili corde da 6 millimetri. Ben presto abbiamo raggiunto la prima cengia dove ci siamo fermati per fare una pausa. Alle 11:30 abbiamo continuato la salita. La roccia non sempre solida, e a volta difficile da proteggere, ci ha richiesto la massima concentrazione. Gerry ha salito il friabile 8° tiro, poi ho arrampicato io da capocordata. Siccome eravamo riusciti a salire tutto in libera fino a quel punto, ero molto motivato a non cadere sul tiro chiave. Con gli avambracci enormi ho raggiunto la sosta circa 20 minuti più tardi, molto felice di aver salito anche questo tiro in libera. Ora ci separavano soltanto 80 metri dalla seconda cengia.

Poco dopo le 17:00 abbiamo raggiunto il nostro obiettivo della giornata, la cengia. I sole ci stava salutando con gli ultimi raggi e abbiamo deciso di salire ancora un tiro, per partire avvantaggiati la mattina seguente. Stanchi ma felici abbiamo cucinato qualcosa di buono e poi ci siamo addormentati nei nostri sacco a pelo.

Verso le 9:00 della mattina seguente, dopo una notte con temperature fino a -18°C, abbiamo iniziato a muoverci nella nostra tenda. Dopo una ricca colazione a base di cereali al cioccolato, siamo tornati al nostro “lavoro”. Gli ultimi metri si sono rivelati puro divertimento e alle 11:30 ci siamo ritrovati in cima al pilastro.”

di Simon Gietl

29/12/2014 -Wüstenblume, prima invernale sul Sass de la Crusc per Gietl e Holzknecht
Dal 22 al 23 dicembre gli alpinisti altoatesini Simon Gietl e Adam Holzknecht hanno effettuato la prima invernale della via Wüstenblume, Sass de la Crusc in Dolomiti.

Concerns remain despite stricter checks on gasoline sales after KyoAni arson attack

KYOTO – Fuel distributors and others are voicing concerns over instructions given by the authorities on July 25 to apply stricter procedures when selling gasoline following the deadly arson attack on Kyoto Animation Co.’s studio last month.

Click Here: NRL league Jerseys

The instructions came after Shinji Aoba, 41, allegedly doused and ignited the KyoAni studio in Kyoto with gasoline he bought from a nearby gas station. The July 18 arson attack left 35 people dead and dozens injured.

In response to the incident, Japanese authorities, including the Fire and Disaster Management Agency, have urged gas stations across the country, through industry groups, to confirm the customers’ identification and the purpose of their purchase when selling gasoline in containers. They also asked that the gas stations keep record of such sales.

Through such moves, the authorities hope to identify suspicious individuals and prevent similar incidents from happening.

Some are worried that the tightened procedures may lead to other problems, while others expressed skepticism about the meaning of such changes.

Since the KyoAni arson attack, there have been a string of incidents where copycat attacks have been threatened.

A controversial art exhibit held this month in Aichi Prefecture was closed down after the event’s organizers received a fax message saying, “I’ll go (to the event) with a gasoline container.”

The Aichi Prefectural Police arrested a man who allegedly sent the message on charges of forcible obstruction of business.

There have also been arrests in Tokyo and Hokkaido over similar incidents.

A gas station operator in Kyoto has started keeping sales records in response to the instructions.

The operator said that although keeping such records is time-consuming, many customers have agreed to the changes.

On the other hand, another operator asked what the gas station should do if a customer does not comply with such checks. “If we refuse to sell (gasoline), it may lead to problems,” the operator said.

“Even if we ask what (the gasoline) will be used for, we cannot know if we are being lied to,” a senior official of an industry group in Kyoto Prefecture said. “What’s the point of the restrictions?”

Nobuo Komiya, a professor at Rissho University, noted that while the identity confirmation aspect may cause people to hesitate to commit impulsive crimes, it will not be enough to stop criminals who are willing to die during such acts.

“What we need are measures to clamp down on people who are about to commit crimes,” Komiya said.

Despite toned down rhetoric, no compromise likely as Taro Kono gets set to meet with South Korean counterpart in China

SEOUL/TOKYO – South Korea and Japan have toned down the rhetoric but show little sign of compromise in a bitter political and economic dispute as their foreign ministers prepare to meet in China this week.

Relations between the two neighbors are at their worst in years, with a trade row rooted in a decades-old dispute over compensation for Koreans forced to work during Japan’s colonial rule of South Korea.

Foreign ministers Taro Kono, Kang Kyung-wha of South Korea and Wang Yi of China will have trilateral meetings in Beijing from Tuesday evening to Thursday.

“We will have to actively express our position, but I am leaving with a heavy heart because the situation is very difficult,” Kang said before departing for China where a one-on-one meeting with Kono is set for Wednesday.

Their August meeting in Bangkok, where cameras captured the unsmiling pair making perfunctory handshakes, achieved little. A day later, Japan cut South Korea from a whitelist of favored trade partners, drawing retaliatory measures from Seoul.

“We expect to exchange views on various issues between Japan and the ROK, such as the issue of former civilian workers from the Korean Peninsula,” Japan’s Ministry of Foreign Affairs said in a statement, using the acronym of South Korea’s official name, the Republic of Korea.

The Beijing talks would reaffirm Japan’s “close bilateral cooperation” with South Korea, as well as trilateral ties with the United States, the ministry said.

Since the Bangkok meeting, Seoul has urged a “cooling off period” and Japan approved shipments of a high-tech material to South Korea for the second time since imposing tighter export controls in July.

Nevertheless, the dispute is far from over.

South Korea warned this month it may consider revoking a military intelligence sharing pact with Japan, though an official at the presidential Blue House said on Tuesday no decision had been taken.

Seoul has also raised concerns about Japan’s handling of contaminated water from the Fukushima nuclear plant, a South Korea official said, though it may not bring it up in Beijing.

South Korea and other countries have restrictions on imports of produce from areas around the Fukushima site where three reactors melted down after an earthquake and tsunami in 2011.

Click Here: Fjallraven Kanken Art Mini

While both sides have moderated their public statements, observers do not expect any major breakthroughs this week.

“I don’t think Japan is going to show a nice face to Seoul this time,” said one former Japanese diplomat familiar with the government’s position.

Japan believes South Korea’s economy is hurting more in the trade row, and “doesn’t mind waiting for further concessions from Seoul,” said the ex-diplomat.

Citing national security, Japan in July launched controls on exports of some key materials used in chips and displays made by South Korea firms, threatening to disrupt the global supply chain.

Later this month a decision to remove South Korea from Japan’s list of trading partners with fast-track access to a number of materials is scheduled to go into effect.

South Korea has responded by removing Japan from its own trade whitelist, and South Korean consumers are boycotting Japanese products and avoiding travel to Japan.

There also has been no progress in resolving the issue that triggered the latest chill in relations — a series of South Korean court rulings that ordered Japanese firms to compensate South Koreans forced to work for them.

“I don’t think we can expect a big change in the situation as a result of tomorrow’s meeting because the forced labor issue is at the root of the deterioration in ties and there hasn’t been any new development regarding that,” said Kyungjoo Kim, a professor at Tokai University in Tokyo.

Controversial art exhibit’s closure leaves Japan pondering limits of freedom of expression

Ever since a section of a public art exhibition in Nagoya was closed after coming under a barrage of complaints and threats, Japan has been in a state of introspection over its freedom of expression.

Amid the intense debate, two fundamental questions remain: In the age of social media, did people jump to conclusions about the two artworks at issue, and, is there a point where art becomes too political for the public to stomach?

The works in question were video footage featuring an image of Emperor Hirohito (known posthumously as Emperor Showa) being incinerated with a blowtorch, and a sculpture representing “comfort women,” who worked in wartime brothels, including those against their will, to provide sex to Japanese soldiers.

Emperor Showa was worshiped as a living god before the end of World War II. Still in Japan, more than 70 years later, defacing an image of a modern emperor in the name of art is taboo.

The statue representing comfort women is similar to those that have been installed by South Korean activists in several cities around the world.

The sculptures placed overseas are usually accompanied by a plaque claiming that as many as 200,000 women were abducted to work in brothels established by the Japanese military. The Japanese government disputes that figure and description.

Many interpreted the two works as an insult to the late emperor and Japan in general. They were in a mini exhibition intended to showcase political taboos that was part of Aichi Triennale 2019, one of Japan’s largest international art festivals. The name of the mini exhibit was “After ‘Freedom of Expression?’”

Festival officials threatened

As the festival’s management office started business for the day at 8:45 a.m. on Aug. 1, phone calls, emails and fax messages of protest were already flooding in, forcing all 23 workers there to deal with them until 8 p.m., when the phone service was finally switched over to an answering machine for more calls that were expected to come in overnight.

The protests included threats and harsh verbal abuse toward the officials who were fielding the calls. The festival’s organizing committee felt compelled to cancel the mini exhibition just three days after it opened, sparking the intense debate about the state of freedom of expression in Japan.

Furthermore, some art and media experts raised a fundamental question about the incident: Was the post on social media thought to have sparked the furor, which claimed a video artwork insulting the emperor was being displayed, actually correct in the first place?

Probably not, at least regarding the image of the emperor by artist Nobuyuki Oura. And even the statue of a girl symbolizing comfort women is open to multiple interpretations regarding its intent, media and art experts say.

“Oura has said his works are not intended to criticize the emperor,” said Yoshitaka Mori, an art professor at Tokyo University of the Arts and an expert on art, media and postmodern culture. “But he always lamented it was never understood.”

Mori personally knows Oura well and even organized a public talk with him after showing Oura’s movies that dealt with the imperial system.

Oura and his collage print works featuring images of the emperor are well-known among experts who study freedom of expression in Japan, but most protesters probably are not aware of him or his works.

In 1986, a series of prints by Oura titled “Holding Perspective” and featuring collage images of Emperor Showa were displayed in an exhibition at the Museum of Modern Art, Toyama.

The museum bought some of those works. But after facing harsh protests from local politicians and right-wing activists, the museum sold all of them and burned its last 470 copies of the exhibition catalog.

The burning video footage of the emperor displayed at Aichi Triennale is from the “Holding Perspective” series. Thus it presumably represents criticism of the politicians and right-wingers who “incinerated” the copies of the catalog.

“In a sense, it is the right-wingers and the (local) assembly that burned the image of the emperor,” Mori said.

However, numerous netizens only saw a very short clip of the video that circulated on Twitter with no explanation about the background of the artwork or Oura himself.

According to Mori, Oura “is not a left-winger” who is against the imperial system.

In 2011, he directed a film titled “Tenno Gokko” (“Playing Emperor”), which featured a young man fascinated by the imperial system. Since the film didn’t particularly criticize the emperor system, it drew criticism from some left-wingers, according to Mori.

But most netizens probably saw only fragmented information about the works on social media, jumping to conclusions without learning about any of the context of those works, Mori said.

“If you look at the context, those artworks in the exhibition would be seen in totally different ways,” he said. “But some people labeled them as ‘anti-Japan’ and rushed to judgment. You can find plenty of such opinions on the internet.”

The same may be said of the comfort woman statue, although it is true South Korean activists have used similar statues to spread their message.

Formally titled “Monument of Peace,” artists Kim Seo-kyung and Kim Eun-sung say they created the work not only to criticize Japan but also to send a message to male-dominated South Korean society, which has long discriminated against former comfort women.

According to the official explanatory note about the statue, the girl’s feet not touching the ground was meant to symbolize the fact that comfort women could not return to their hometowns.

And even if they did have the courage to return, their lives were insecure and unstable because their communities would not accept them, according to the note.

“Let’s look at art first and let’s think about them after that,” said Kozo Nagata, a professor of media studies at Musashi University and one of five key curators who organized the mini exhibition about freedom of expression.

“Some believe this statue of a girl delivers an excessively political message, but others think it carries a universal, human message about peace — the intention of the artists was the latter,” Nagata said. “But no (substantial) discussion will start unless you actually see the work. So it’s very important to have a venue where you can see it.”

But in these politically charged times — especially as Tokyo and Seoul grow increasingly at odds with each other — some have failed to view this as art and instead as a politically motivated exhibition.

Among them are Nagoya Mayor Takashi Kawamura and Osaka Gov. Hirofumi Yoshimura.

Kawamura said that allowing such pieces to be shown in a public art exhibition funded by taxpayer money would be tantamount to local governments accepting the South Korean activists’ claim that Japanese authorities “forcibly recruited hundreds of thousands” of Korean women to work in wartime brothels. Aichi Triennale is co-organized by the city of Nagoya and Aichi Prefecture, and funded with public money.

“This is like trampling on the hearts of the Japanese people,” Kawamura said, adding that he believes the vast majority of Japanese people agree with him.

Yoshimura, meanwhile, said the exhibition was “anti-Japan propaganda,” and any public art show should not be allowed to feature video footage of a person burning an image of the emperor.

But journalist Daisuke Tsuda, who serves as the Aichi Triennale’s art director, has repeatedly emphasized that the primary purpose was to show why those works were withdrawn from art exhibitions in the past because of political controversy.

Freedom of expression

Click Here: Fjallraven Kanken Art Mini

Masahiro Sogabe, a professor of constitutional studies at Kyoto University, said the general consensus among academic experts is that freedom of expression should be guaranteed as much as possible and elected officials should not intervene in the selection of art for a public event. Politicians should instead respect the decisions of art experts when they select works for a public exhibition, he said.

If they do, then logically public entities that organize and fund such an event will not be held responsible for controversy stemming from the selections, Sogabe explained.

“Under freedom of expression, being ‘unpleasant’ or ‘anti-Japan’ must not be the reason to regulate any artwork,” he said. “So this incident has brought into focus how limited freedom of expression in Japan is. In that sense, the cancellation of the mini exhibition itself met” some of its organizers’ goals, he said.

Sogabe also emphasized that the freedom of expression should be given equally to anyone regardless of their political creed — either left or right — citing a 1995 landmark Supreme Court ruling.

In that lawsuit, an extreme left-wing group sought damages from the municipal government of Izumisano, Osaka Prefecture, for rejecting its request to use a community hall in the city. The ruling turned down the group’s demand, saying the city’s rejection was justified because the group had a record of violence against other activists.

But at the same time, the Supreme Court concluded that any party, even what is widely regarded as a hate-speech extremist group, must be allowed to use a community hall unless “imminent danger to lives or property” is a realistic possibility, Sogabe explained.

“In the case of an exhibition at a museum, someone must choose artworks to be exhibited,” he said. “But it should be curators or other art experts — not politicians — who are tasked with deciding which works are of value.”