Ron Kauk su Midnight Lightning, Yosemite

Video di Ron Kauk sul suo boulder Midnight Lightning in Yosemite, USA.

Midnight Lightening in Yosemite è probabilmente il boulder più famoso al mondo. Situato a Camp Four, quando è stato liberato nel 1978 è stato gradato V8 e all’epoca era ampiamente riconosciuto come il più difficile al mondo. Il primo a continuare oltre la presa a forma di fulmine e a raggiungere il top è stato Ron Kauk che più tardi ha scritto: “Dopo più o meno 4 mesi di tentativi, sono stato il primo a continuare oltre il bordo e a completare il boulder, che fino ad oggi ha avuto un effetto sul senso della mia vita e dela mia storia, dentro la comunità degli arrampicatori, in tutto il mondo.”

La prima donna a chiudere questo boulder è stata, ovviamente, Lynn Hill nel 1998 e mentre oggi i crashpads hanno reso quei delicati movimenti finali una cosa ben diversa, le piccole, lisce tacche all’inizio del boulder lo rendono ancora un formidabile test per le generazioni a venire.

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Le tresor de Romain sul Grand Capucin

Nicolas Potard apre Le tresor de Romain, una nuova combinazione di vie sul Grand Capucin, Monte Bianco.

Con l’aiuto di una serie di amici il francese Nicolas Potard ha recentemente aperto una nuova combinazione di vie sulla bellissima sud del Grand Capucin. Il nuovo concatenamento, chiamato Le tresor de Romain, inizia per il primo tiro di Voyage selon Gulliver per poi arrivare al "focus" della realizzazione di Nicolas: la salita di un vecchio tiro di artificiale costituito da una evidente fessura della via dei lecchesi, aperta da Guerrino Cariboni, Casimiro Ferrari, Carlo Mauri, Aldo Anghileri e Pino Negri nel 1968 e che ora è stata liberata con difficotà di 8a+. La via poi prosegue per due nuovi tiri, rispettivamente di 6a+ e 7a, per raggiungere il tiro chiamato Batman (8a) e poi finire lungo la via "De fil en Aiguille".

Potard non esclude che in futuro questa speciale "combinazione" possa avere un finale indipendente. Per la cronaca, Le tresor de Romain è dedicato a Romain Vogler e alle sue bellissime vie che ci ha lasciato sull’intero arco alpino.

– Monte Bianco, il più bel granito d’Europa

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Kazikli Canyon, il paradiso per l’arrampicata sportiva nel Aladaglar in Turchia

Recep Ince introduce all’arrampicata sportiva nella Kazikli Canyon nella regione del Aladaglar (Turchia).

Negli ultimi anni la regione del’ Aladaglar in Turchia è diventata sempre più interessante per le su bellissime vie di più tiri, ma questa regione montuosa contiene anche due importanti aree dedicate all’arrampicata sportiva in falesia: la Cimbar Valley e il Kazikli Canyon, che descriverò in questo articolo.

Il Kazikli Canyon ha preso il suo nome più di un secolo fa da un contadino di nome Alì, che usava pali di legno – “Kazik” – per salire le fessure del canyon in cerca del miele nascosto nelle grotte. Questi chiodi sono ancora visibili nel canyon e per il loro valore storico è proibito arrampicare lungo queste fessure.

Il Kazikli Canyon è stato scoperto per l’arrampicata sportiva da Recep Ince, Zeynep Tantekin e Süleyman Vardal nel 2003. Lungo più di 2 km, l’arrampicata si svolge su entrambe le pareti che, in media, sono alte tra gli 80-90m. Le prime vie sono state aperte proprio nel 2003 all’ingresso del canyon e Krallar Vadisi, uno dei settori più frequentati, è stato aperto inizialmente grazie all’aiuto degli italiani Maurizio Oviglia e Rolando Larcher. Oggi ci sono più di 250 vie nel canyon e Zeynep Tantekin ed io abbiamo avuto un ruolo importante nello sviluppo della zona.

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Miss Acopan, nuova via su Acopan Tepui Venezuela per Krajnc e Obid

Nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012 gli sloveni Luka Krajnc e Matic Obid hanno aperto Miss Acopan (7b, 250m) sul Akopan Tepui in Venezuela.

All’inizio eravamo 4 membri della spedizione. Andrej e Tanja Grmovsek, Matic Obid ed io. Siamo volati su Caracas e poi abbiamo viaggiato in autobus fino a Santa Elena, una piccola città vicino al confine brasiliano. Il nostro piano era quello di entrare nella giungla con le barche, proprio come Stefan Glowacz, Kurt Albert & co. avevano fatto qualche anno fa quando hanno aperto la via Fegefeuer, Purgatorio. Purtroppo però, nel quarto giorno della spedizione Tanja e Andrej hanno ricevuto una brutta notizia ed sono subito tornati a casa. Matic ed io abbiamo deciso di continuare la nostra avventura e, annullata la parte del fiume, abbiamo noleggiato un piccolo aereo Cessna per portarci da Santa Elena a Yunek con tutta la nostra attrezzatura e provviggioni per tre settimane.

All’inizio eravamo intimiditi, ma ben presto ci siamo abituati allo stile di vita nella giungla e durante la nostra spedizione abbiamo scalato più di quanto ci aspettassimo e abbiamo vissuto una grande avventura: in principio abbiamo ripetuto alcune vie classiche, poi abbiamo deciso di aprirne una per conto nostro.

Abbiamo cercato di salire una linea tra le vie El placer de la Abstinencia e Hasta luego taurepan, ma ci siamo arresi a causa della roccia marcia. Abbiamo poi scoperto una bellissima linea circa 200 metri a sinistra e l’abbiamo salita in libera, con attrezzatura trad su roccia perfetta. L’abbiamo chiamata Miss Acopan, per via della bellezza e della grandissima arrampicata. Abbiamo lasciato soltanto 5 chiodi e 3 dadi per la calate, mentre tutto il resto è stato salito con nuts e friends. Entrambi siamo caduti al primo tentativo sul tiro chiave durante l’apertura, ma poi abbiamo salito tutta la via in libera in giornata. Senza contare quel tentativo fallito sulla nuova via, questa è stata l’unica caduta durante l’intera spedizione, perché siamo riusciti a salire tutto il resto a-vista.

Dopo Capodanno abbiamo avuto altro tempo a disposizione e abbiamo deciso di ripetere Fegefeuer, Purgatorio (7b, 700m) aperta da Stefan Glowacz, Kurt Albert & co. nel 2006. Non avevamo un disegno della via, soltanto una foto della parete con il tracciato quindi inizialmente eravamo piuttosto diffidenti, anche perché avevamo letto la relazione di Dempster e Libecki. Ma mentre salivamo ci siamo resi conto che la nostra esperienza sarebbe stata un po’ diversa da quella degli statunitensi. Nessun tiro da preparare con corde fisse, niente scorpioni, e con circa 15 spit sui 20 tiri e 2 per ciascun sosta, Purgatorio non può certo essere vista come una via sportiva. Tutto sommato ci siamo divertiti un sacco, abbiamo salito tutta la via a-vista cambiando capocordata dopo ciascun tiro e abbiamo trascorso 2 notti in parete (una durante la salita ed una in discesa).

La gente del paese Yunek, a due ore di cammino dal campo base, è stata estremamente cordiale e sempre molto disponibile. Acopan è altamente consigliato per via di questo facile avvicinamento, la varietà di linee già esistenti, la grande arrampicata e l’avventura che si vive. Anche se alcune delle migliori linee sono già state salite, il potenziale per nuove vie è ancora abbastanza grande e per abili arrampicatori con un buon occhio per scovare linee c’è ancora molto da fare. Oltre ad Acopan stessa, il potenziale su altri Tepuis più remoti è ancora molto grande e sono sicuro che saranno sviluppati in futuro.

Vie salite
16/12/2011 Hasta luego taurepan (6c+, 300m)
18/12/2011 Gardineros de la grandes paredes, (7b, 300m)
20/12/2011: Italian route (6c, 300m) 2° salita + un nuovo tiro (si erano fermati per un incidente)
28/12/2011: Miss Acopan prima libera (7b, 250m: 5b, 6a+, 6c, 6c, 7a+, 7b, 7a+): I primi 4 tiri sono state aperte il 24/12, le ultime 3 il 26/12

30/12/2011: El Placer de la Abstinencia El, (7b+, 260 m)
3-4/01/2012: Purgatory, (7b, 700 m, 20 tiri) 2° salita (2 giorni di arrampicata, 2 notti in parete)
6/01/2012: Takamajaka, (7a+, 310 m) 2° salita

di Luka Krajnc

Venezuela 2011/12

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Importanti nuove vie invernali sul Ben Nevis

Sul Ben Nevis, Scozia, sono state aperte due nuove vie invernali: Deadly Presence (VIII,7, Iain Small e Doug Hawthorn) e Shooting Star (VI,6, Robin Clothier e Richard Bentley).

Il Ben Nevis continua a regalare importanti nuove vie invernali. La montagna più alta della Gran Bretagna nonché simbolo dell’arrampicata invernale britannica è stata arricchita il 22 febbraio da Iain Small e Doug Hawthorn con Deadly Presence, una difficile linea che può essere considerata “la naturale continuazione della via Appointment with Fear” sulla Observatory Buttress. Il nome della nuova linea – Presenza mortale – lo dice lunga del pericolo della via gradata dai due VIII,7 che viene descritta da Small come “forse il ghiaccio più sottile che io abbia mai salito.”

Deadly Presence è indubbiamente di grande spessore, ma una seconda via ha fatto comprensibilmente più clamore: Shooting Star sulla rinomata Orion Face. In pratica si tratta di una linea, scovata da Robin Clothier e Richard Bentley, lunga 500m e che sale tratti di 9 vie esistenti e anche due tiri di terreno inviolato. Simon Richardson del sito Scottishwinter riporta quanto spiegatogli da Clothier: “Arrampico da 30 anni su tutta la Orion Face e la headwall ma non ho mai visto condizioni così buone. Abbiamo gradato la via VI,6 ma non fatevi ingannare: è una linea è molto seria.”

Proprio a Richardson abbiamo chiesto spiegazioni su questa via, questa parete e sulle condizioni particolari: “Sì, Shooting Star è abbastanza speciale. Si tratta di una via molto scozzese che si affida a quel tipico strato di neve e ghiaccio che si forma in parete.  A dire il vero anche sul Ben Nevis è abbastanza raro trovare queste condizioni – la neve dev’essere trasportata dal vento da una certa direzione. Questo vento non dev’essere troppo forte, e il tutto dev’essere seguito da un breve periodo di disgelo e poi nuovamente dal freddo. Così, e preferibilmente, per tre o quattro volte. La Orion Face è la parete più ‘alpina’ di tutte le pareti scozzesi. Con i suoi 400m di altezza è una delle pareti più alte della Scozia per l’arrampicata invernale, e conduce direttamente in cima alla nostra montagna più alta. La via più frequentata – Orion Direct (V, 5) non è troppo difficile, ma la sua posizione, la lunghezza e la sua storia la rendono una delle vie invernali scozzesi più prestigiose. In alcuni anni viene poco salita, ma le condizioni in questa stagione sono state eccellenti e durante le ultime settimane, ogni giorno, ha avuto svariate salite.”

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Donne e Montagna sul Gran Paradiso: in vetta il team russo valdostano

Si è conclusa, con successo, l’avventura del team russo valdostano: il 10 agosto Anna Torretta e Natalia Prilpskaia sono salite in vetta al Gran Paradiso dalla cresta e sono state raggiunte in cima da Svetlana Smaikina e Olga Gorodesetskaia che hanno percorso la via normale insieme ad un gruppo di giornalisti russi.

In una giornata di tempo “glorioso” le alpiniste del team russo valdostano coinvolte nel progetto volto a consolidare l’amicizia fra Russia e Valle d’Aosta sono riuscite ad andare in vetta al Gran Paradiso, unico 4.000 totalmente italiano.

Ricordiamo che il 2 agosto tre forti alpiniste russe, Natalia Prilpskaya di Mosca, Svetlana Smaikina di Tomsk e Olga Gorodetskaya di Omsk si sono incontrate con 3 alpiniste valdostane, Eloise Barbieri, Roberta Vittorangeli e Anna Torretta per formare 3 cordate e salire per vie diverse il Gran Paradiso, unico 4.000 delle Alpi tutto italiano.Purtroppo il maltempo dei giorni scorsi aveva temporaneamente fermato le 6 alpiniste. Oggi il progetto si è potuto concludere con successo.

Mercoledì 7 agosto le sei alpiniste del team russo- valdostano, “L’alta quota è rosa” erano state ricevute presso l’Assessorato al Turismo della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Lì hanno potuto incontrare tutti i partners del progetto: l’Assessore Aurelio Margurettaz, Luisa Vuillermoz della Fondazione Gran Paradis, Gabriella Morelli dirigente dell’Assessorato e Betta Gobbi della Grivel Mont Blanc. A tutte è stato consegnata una piccozza d’oro Grivel ed una bottiglia del “vino più alto d’Europa” il cuvee des Guides.

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Autana, il trailer di The Yopo Wall

Il trailer del film Autana e la via The Yopo Wall, aperta da Leo Houlding e compagni su Cerro Autanta in Venezuela.

Questo trailer contiene sangue, urla e insetti terribili… inizia così il trailer del film – che uscirà quest’estate – dell’ultima avventura di Leo Houlding, Jason Pickles, Stanley Leary, Alastair Lee, Yupi Rangel e Alejandro Lamus che a fine gennaio ed inizio febbraio avevano aperto la via The Yopo Wall (400m, E6 6b, A1) su Cerro Autana in Venezuela.

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Manaslu: le decisioni degli alpinisti della spedizione Mountain Kingdom

Cesare Cesa Bianchi, capo della spedizione Mountain Kingdom impegnata sul Manaslu, ci ha comunicato le decisioni individuali del team di alpinisti circa il proseguimento della salita.

Nei giorni scorsi avevamo ricevuto dalla spedizione Mountain Kingdom impegnata sul Manaslu un report sulla situazione dopo la terribile valanga che la scorsa domenica 23 settembre 2012 ha spazzato via il Campo 3 a circa 6800m e che ha provocato 8 morti e 3 dispersi – un tragico bilancio ufficialmente confermato ieri dal Ministero della Cultura, Turismo e Aviazione Civile del Nepal. In quel "punto della situazione" gli alpinisti della spedizione ci avevano scritto che ancora non avevano deciso cosa fare, insomma se continuare la spedizione o interromperla. Oggi la decisione che ci ha comunicato con questo messaggio il capo della spedizione Cesare Cesa Bianchi:

"Dopo la drammatica valanga del 23, dopo aver profondamente riflettuto sia tutti insieme che ciascuno per sé e dopo esserci confrontati con altre spedizioni e alpinisti presenti e ovviamente con i nostri sherpa, abbiamo preso le nostre decisioni improntate alla massima libertà di azione per ciascuno e ben consci dei rischi che l’andar per monti sempre e comunque presenta. Eloise Barbieri e Ivan Bianchi rinunciano alla salita e iniziano oggi il trekking (bellissimo) lungo la Buri Gandaki fino ad Arughat e a Kathmandu accompagnati da Pemba Sherpa che pure preferisce rinunciare alla salita.
Gli altri (ndr: Cesare Cesa Bianchi, Luca Macchetto, Roberta Vittorangeli, Mario Monaco e Guido Spinelli) partono oggi per il campo 1, poi il 2 (il luogo in cui abbiamo il campo 2 è sicuro) e il 3 al colle nord a circa 7000 metri (150 metri sopra il vecchio campo 3 e anch’esso sicuro). Da lì si valuteranno attentamente i pendii superiori e solo se sicuri si proseguirà fino al campo 4 e alla vetta."

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Non tutto è perduto, Ivo Ferrari e il Gran Sasso

Tre vie mitiche e bellissime sul Corno Piccolo del Gran Sasso: Vecchiaccio, Stefano Tribioli e Zarathustra, tre grandi vie raccontate da Ivo Ferrari con una riflessione.

“A destra e sinistra luccicanti piastrine salgono a goccia d’acqua verso l’alto e nel mezzo ci sono io, da più di cinque minuti sto cercando di capire dove salire, qual è il migliore movimento da fare… un sole caldissimo riflette su questa compatta placca, mi ci vorrebbero gli occhiali, sto arrampicando lungo una linea divenuta col tempo leggendaria, l’ultima protezione, una clessidra piccola piccola è già abbastanza lontana per emettere un lungo urlo in caso di caduta! Che linea fantastica… aperta in un epoca dove solo “pochi” erano in grado di uscire dai proteggibili diedri e lanciarsi verso l’ignoto lungo placche all’apparenza inscalabili, protetti più dal coraggio che da protezioni vere!”

Il Vecchiaccio, Stefano Tribioli, Zarathustra, sono alcune delle linee che negli anni hanno alimentato la mia fantasia , vie su roccia fantastica, aperte in modo pulito, perfetto!

Nei primi giorni d’agosto grazie ad un simpatico Ivo Scappatura sono riuscito a ripeterle rimanendone estasiato, ad ogni lunghezza scoprivo qualche cosa, ad ogni lunghezza capivo che la fantasia ed il coraggio non hanno limiti, ma soltanto in cima mi rendevo conto che ora, purtroppo, di quell’epoca rimane ben poco, un infinità di linee, varianti e piastrine inox rendono le spalle del Gran Sasso un sicuro parco giochi!

Sulla placca del famoso ultimo tiro del Vecchiaccio un resinato in caso di volo ti fermerebbe dopo quattro, cinque metri, sulla placca dell’ultimo famoso tiro di Pierluigi Bini in apertura. Salì “pulito” in compagnia delle sue Superga e di tanta testa e incoscienza!

Se hai un mancamento di coraggio, se la testa ti abbandona sulla Stefano Tribioli (ndr: aperta da Pierluigi Bini, Giampaolo Picone, Beppe Aldinio nel 1978) puoi scappare lungo una vicinissima linea a spit,lì ti serve solo l’avambraccio che a sua volta diventa sterile se non è comandato dalla testa!

Zarathustra (ndr: aperta da Maurizio Tacchi e Paolo Abbate nel 1982) che è una perla ti fa capire che a volte il tempo è passato per niente, tutti vogliono fare e lasciare il proprio segno, a volte ci riusciamo, a volte “sporchiamo” un lenzuolo che era rimasto bianco grazie alla bravura di chi ci ha preceduto.

Ma forse tutto non è perduto, forse ed è bello sperarlo ci sono ancora persone dotate di coraggio e fantasia, capaci di spostarsi, di vedere oltre, capaci di farmi sognare, ragazzi giovani cresciuti con l’etica vecchia, uomini che sanno scalare anche se la sicurezza non è sicura… ho inserito le chiavi e acceso il motore, guardato il Gran Sasso, sorriso e capito che ci ritornerò, GRAZIE A LORO ….

UN GRAZIE A:
Loretta Spaccatrossi e Ivo Scappatura per avermi accompagnato nei sogni verticali.
Pierluigi Bini – Vito Plumari – Massimo Marcheggiani – Giampaolo Picone – Beppe Aldinio – Angelo Monti – Paolo Abbate – Maurizio Tacchi per tre linee stupende.
Lorenzo Angelozz – Andrea Di Donato e Andrea Di Pescasio perché avete occhi giusti per guardare oltreFederica, Dario e Marinella perché mi sopportano sempre ed infine la Grande Grimpe di Nembro per l’ottimo materiale…

di Ivo Ferrari

>> Una scelta di vie sul Gran Sasso di Roberto Iannilli

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Una storia per domani

Un video che, partendo dalla Patagonia, esplora la felicità della vita.

La Patagonia ispira. C’è poco da fare, quella natura forte, incontaminata, quegli spazi immensi, quelle cime e quei cieli stellati, quei fiumi e ghiacciai e quella gente hanno qualcosa di davvero speciale. Di profondo, che tocca l’essenza della vita.

L’hanno sperimentato anche Dan Riordan and Dana Saint che hanno scelto di documentare il loro viaggio di 5 settimane, tra il Cile e l’Argentina, con questa bellissima semplice storia nella quale loro, ma anche noi spettatori, incontriamo il nostro futuro. Vivamente consigliato.

A story for tomorrow

– Trekking in Patagonia

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