The Roaches, arrampicare in Inghilterra

Per molti l’atmosferica falesia Roaches è semplicemente la miglior falesia di gritstone in Inghilterra.

Il Roaches è rinomata come una delle migliori falesie di gritstone in Inghilterra, un posto davvero speciale nel cuore dei climbers Brittanici. Situata più a sud rispetto alle altre falesie di gritstone, è suddivisa in tre settori: il Lower Tier, riparato dal vento e durante l’estate a volte un pò umido, il più esposto e imponente Upper Tier e la suggestiva e remota Skyline area.
Click Here: Fjallraven BackpacksData la bellezza della falesia, non è sorprendente che la lista dei primi salitori sia composta da alcuni dei migliori arrampicatori inglesi: John Allen, Joe Brown, Nick Dixon, Gary Gibson, Pete Harding, Simon Nadin, Don Whillans e Johnny Woodward. Tutti hanno aiutato a produrre vie di gran classe, da facili fessure a delicate placche, con vie come Valkyrie VS 4c, Via Dolorosa VS 4c, The Sloth HVS 5a, Saul’s Crack HVS 5a, Elegy E2 5c, Wings of Unreason E4 6a e Thin Air E5 6a che sono apprezzate tra le migliori dell’isola. Alcune vie avranno quasi cent’anni. A prescindere dall’età, la falesia del Roaches continuerà ad essere una tempio per molte generazioni future

ARRAMPICARE A THE ROACHES, INGHILTERRA

Markus Bendler e il  Movieblog del Principe del ghiaccio

Il primo video di 10 con il campione di arrampicata su ghiaccio Markus Bendler.

"Circa un’ora di trazioni e pan Güllich finché sento che sono stanco poi, con sovraccarico, faccio dei giri sul panello di 11 minuti, durante i quali faccio 50 trazioni. Quindi, nei i 5 minuti di pausa, faccio 50 flessioni. E poi si inizia da capo!" Ecco, in breve, l’allenamento dell’austriaco Markus Bendler, il vincitore della Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio 2009 e 2010 nonché del Campionato del Mondo 2009.

Anche in falesia ovviamente Eisprinz – il Principe del ghiaccio – ha lasciato il suo segno – come per esempio Das Erbe der Väter 8c+ allo Schleierwasserfall. Ecco il primo capitolo del suo Movieblog:

Eisprinz – capitolo uno con Markus Bendler

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Gasherbrum II in inverno: Campo 2 per Moro, Urubko e Richards

Il 25 gennaio 2011 Simone Moro, Denis Urubko e Cory Richards hanno installato il Campo 2 a quota 6500m sul Gasherbrum II, compiendo un passo importante nel loro tentativo di prima salita della 13a montagna per altezza della terra.

Buone notizie dal tentativo di prima salita invernale del Gasherbrum II. Dopo aver installato il Campo 1 a 5900m, ieri Simone Moro, Denis Urubko e Cory Richards hanno installato anche il Campo 2 a 6500m. Il tutto in 4 giorni di “lavoro” e 3 notti passate sulla montagna. Questo è un passo molto importante per la spedizione ed ha richiesto anche uno sforzo non indifferente. Sia per le temperature bassissime (ieri notte al Campo 2, dove i tre hanno pernottato, il termometro ha toccato i -46 °C) sia per le difficoltà incontrate… come ci ha spiegato Simone Moro in questa intervista volante via Skype…

Allora… Simone siete al Campo base?
Sì, siamo al campo base… da mezz’ora… che sfacchinata.

Raccontami cosa avete fatto…
Con Denis e Cory abiamo passato 3 notti e 4 giorni di lavoro sulla montagna. Le 3 notti sono state durissime per le temperature. – 41 – 43 e – 46 l’ultima… BESTIALI

Freddino davvero 😉 ma andiamo con ordine, dal campo base com’è la "strada" per arrivare al Campo 1?
Dal Campo base a 5050m per arrivare al Campo 1 a 5900m è un vero labirinto. Abbiamo usato 150 bandierine per marcare il percorso. Abbiamo fatto innumerevoli voli dentro a crepacci bestiali… ma grazie alla progressione in cordata siamo ancora tutti qua. Poi Denis ed io abbiamo dovuto usare tutto i nostro fiuto per trovare una via nel dedalo. E anche Cory ha dato una mano…

Gran lavoro…
Sì, di sicuro la spedizione che sta arrivando per tentare il G1 si troverà tutto fatto 😉

Poi…
Siamo arrivati a Campo 2 a 6500m e lì abbiamo passato la notte. Arrivarci è stata durissima. Cornici e scivoli di ghiaccio o neve instabile. Poi non avevamo corde fisse e ci siamo ritrovati a fare collage di vecchi spezzoni in alcuni punti. Non avevamo ancoraggi così abbiamo lasciato le nostre piccozze

Ma come mai vi siete trovati senza corde e ancoraggi dal Campo 1 al Campo 2?
Perché il G2 dicono che è facile… è facile in estate con 20 spedizioni, caldo, corde fisse ovunque ma d’inverno è serissimo!! C’è uno sviluppo lunghissimo e i nervi sono sempre tesi… dal Campo1 al Campo 2 ci abbiamo messo 2 giorni. A parte gli scherzi abbiamo deciso per uno stile leggero e queste scelte costano care…

Ecco, allora, dopo aver dormito al Campo 1, avete cominciato a salire verso il Campo 2...
Nel plateau siamo saliti sempre con la neve alla pancia e solo quando abbiamo toccato il G2 finalmente la musica è un po’ (dico un po’) cambiata. E abbiamo organizzato un bivacco a 6250m, sotto un seracco, all’inizio della parte più esposta, aerea e verticale del tratto che conduce al G2

E la mattina dopo…
Siamo partiti da 6250m e al tardo pomeriggio eravamo soltanto a 6500m. Quasi un giorno per fare 250 fottutissimi e pericolosi metri di salita siamo saliti sullo spigolo di ghiaccio e neve addossato al pinnacolo di roccia sottostante al C2. Molto ripido, esposto, delicato. Con una cresta finale davvero affilata che mi ha fatto rizzare i capelli… lungo la salita ho trovato qua e la qualche corda sepolta o ghiacciata e con Denis abbiamo lavorato per renderle utilizzabili, almeno in parte.

Avete installato e passato la notte al Campo 2, oggi siete ritornati al campo base… E ora?
Ora non resta che camminare da C2 alla cima…

Spiegami questo “camminare” dal Campo 2 alla vetta del G2…
Dal C2 si procede su una spalla a 45° e poi si continua con un lungo traverso sotto la piramide sommitale (35°) finché non si arriva a 7850 sulla cresta finale. Da lì, tra una raffica e l’altra di vento, bisogna solo lottare e andare in cima. Questo è il "camminare" che ci resta…

Cosa avete in mente per il tentativo alla vetta?
La nostra tattica è semplice: partiamo dal Campo Base e andiamo al Campo 1 (qui passiamo la prima notte). Poi saliamo dal Campo 1 al Campo 2 (seconda notte). Dal C2 prendiamo la tendina e saliamo al Campo 3 (6900m), montiamo la tendina e dormiamo. Dal Campo 3 partiamo per la vetta.

E questo quando succederà?
Partiremo quando il mio meterologo Karl Gabel mi dirà: Simone parti! Mi fido di lui al 100%

Com’è il morale del team?
Io e Denis quando siamo assieme in condizioni limite siamo veramente due animali, e qua al G2 siamo due animali. Cory lo ha capito e si è adattato perfettamente. D’altra parte qua in Karakorum, in inverno, è davvero una lotta, e devi essere pronto a farla anche per 3 mesi se vuoi vincere.

La cosa che finora ti ha sorpreso di questa spedizione?
Che siamo qua da 16 gg e non ci sembra vero che il prossimo tentativo punterà già alla vetta. Magari falliremo… ma è bello avere già tutto in loco. Certo io e Denis ci siamo sparati 5 notti mostruose sulla montagna e giornate intere a sgobbare…

Ci spieghi cosa vogliono dire – 43, – 46 °C … è la temperatura più bassa che hai incontrato?
Forse al Makalu e allo Shisha (sempre d’inverno ndr) abbiamo trovato qualche ora più fredda (sulla cima) ma eravamo in azione. Temperature di -46 °C di notte MAI. Anche Denis mi ha detto che non ha mai provato così freddo. Stanotte ha tremato tutta la notte…

Allora… cosa si sogna di notte a – 46 °C…
Stiamo sempre in 3 in tendine da 2/3 persone. Dormiano con la tuta d’alta quota infilati nel sacco a pelo. L’attenzione maggiore è per i nostri piedi… perché è facile congelarseli anche nel sacco a pelo. Poi la mattina siamo dei mostri di ghiaccio in sacchi a pelo rigidi e ghiacciati. Ma… diciamo che sono sorpreso perché dormo, seppur a tratti, ma dormo.

Dai Simone 😉 dimmi cosa desideri di più in questi giorni?
La cosa che desidero di più ora è giocare con Jonas, mio figlio di 1 anno e 1 mese. E stare con mia moglie Barbara… La seconda cosa è pilotare un po’ l’elicottero in Montagna o in Nepal che mi piace alla follia

>> Gasherbrum II d’inverno, Simone Moro e l’alpinismo ai tempi di Skype

>> VIDEO – GII WINTER EXPEDITION – DISPATCH 3

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Ren Zhong Feng, prima salita in Cina

Il 28/11/2009 gli alpinisti danesi Kristoffer Szilas e Martin Ploug con Lost to Ice (TD, M4, Wi4, 1300m) hanno effettuato la prima salita dello Ren Zhong Feng, montagna alta 5800m nella zona del Sichuan in Cina. Nello stesso periodo e sulla stessa montagna sono stati dati per dispersi 4 alpinisti ungheresi.

A volte basta poco per accendere un sogno inesplorato. Nel caso di Kristoffer Szilas e Martin Plougsi tutto è nato da una fotografia dello Ren Zhong Feng scattata dall’esploratore giapponese Tamotsu "Tom" Nakamura. Amore a prima vista? Fatto sta che lo scorso ottobre i due giovani alpinisti danesi, assieme a Carsten Jensen, hanno fatto rotta per l’estremo oriente. E, manco a dirlo, la meta era proprio quella (ancora inviolata) montagna di 5800m posta a sudovest ed a una giornata di viaggio dalla metropoli cinese di Chengdu.
Poi il sogno è arrivato a compimento. Così, dopo aver fissato il Campo base a 4500m, con tre bivacchi e quattro giorni in totale Szilas e Ploug hanno effettuato una salita in stile alpino lungo la parete est e la cresta nord, lunga 1,5 km, raggiungendo la cima il 28 novembre. Non senza qualche imprevisto che ha reso il tutto un’avventura di quelle che, aldilà dell’altezza e della difficoltà, è difficile dimenticare.

"La via si è rivelata molto lunga e faticosa a causa della lunga cresta, ma era priva di pericoli oggettivi." ci ha detto Szilas "L’abbiamo gradata TD: M4, WI4, e sui 1300m di sviluppo complessivi abbiamo incontrato la maggior parte delle difficoltà tecniche sulla parete est, ma una tempesta e ghiaccio durissimo sulla cresta nord ci hanno reso la salita in cima lunga e faticosa (18 ore andata e ritorno dal nostro terzo bivacco). Scendendo di notte dalla cima Martin è scivolato mentre cercava di piantare una vite da ghiaccio ed è caduto per 30m lungo la parete ovest alta 1000m. Per fortuna sono riuscito a fare un classico salto sull’altro lato della cresta, giù per la parete est, che ci ha salvato le vita. Martin era pieno di botte ma grazie agli antidolorifici è riuscito a scendere al bivacco, dove abbiamo riposato, per poi raggiungere il campo base il giorno successivo."

"Credo che abbiamo praticamente scelto la ciliegina sulla torta", ha precisato ancora Szilas, "le cime circostanti non hanno lo stesso carattere dello Ren Zhong Feng. Nel Sichuan credo che l’azione in futuro si svilupperà più a ovest, nella zona che Tom Nakamura chiama la Gorge. Un’area dove ci sono "tonnellate" di cime mai salite che sembrano davvero interessanti."

Infine, una nota tragica. Poco prima della loro partenza per la Cina i due danesi hanno appreso che un team ungherese composto da Peter Csizmadia (37), Veronika Mikolovits (35), Balazs Pechtol (31) e Katalin Tolnay (36) non aveva era più tornatas proprio dallo Ren Zhong Feng. Purtroppo, nonostante le operazioni di ricerca avviate dal Sichuan Mountaineering Association, degli alpinisti non si è trovata alcuna traccia. E anche questo dà la misura dell’avventura e dell’alpinismo che, nel bene e nel male, quelle montagne come tutte le montagne offrono.

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Arrampicare a Kalymnos, Local Cave

Nel terzo ed ultimo aggiornamento di Kalymnos, Aris Theodoropoulos presenta la nuova falesia Local Cave e anche la lista di tutte le nuove vie non comprese nell’attuale guida.

Local Cave è una falesia sviluppata di recente e situata in una strapiombane grotta posta a 150m dalla falesia Summertime. L’arrampicata è caratterizzata dalle molte canne, e il muro immacolato a sinistra promette un grande numero di vie nuove di alta qualità. Quando tutto sarà chiodato si presume che Local Cave diventerà una delle falesie più importanti di tutta Kalymnos.

L’accesso facile, l’esposizione verso nord (quindi all’ombra tutto il giorno), una brezza costante, la bellissima vista sulla Baia Arginonta e la qualità dell’arrampicata rendono Local Cave un posto ideale per arrampicare da maggio fino ad ottobre.

L’arrampicata nella grotta è molto atletica e richiede molta forza, mentre sul muro rosso a sinistra le vie sono più tecniche. Attualmente mancano delle vie di riscaldamento, ma si sta già progettando di spittare delle vie più facili a destra della grotta. Una corda fissa è stata messa alla base di "Halara" per facilitare l’accesso alle vie sul muro rosso superiore.

ARRAMPICARE A LOCAL CAVE, KALYMNOS, GRECIA

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Nanga Parbat d’inverno, Moro e Urubko puntano alla linea tentata da Messner e Eisendle

Il 12/01/2011 Simone Moro e Denis Urubko hanno fatto una puntata di acclimamento fino a quota 5400m (campo 1) sulla parete Diamir del Nanga Parbat. Intanto hanno deciso che per il loro tentativo di prima invernale del Nanga Parbat saliranno per la linea del tentativo effettuato da Messner e Eisendle nel 2000 e non per la Kinshofer.

Simone Moro e Denis Urubko stanno scaldando i motori ma stanno anche prendendo le misure del loro Nanga Parbat in versione invernale lungo la parete Diamir. La novità è che ormai il progetto e la linea di salita per il loro tentativo di prima invernale sembra delineato. Come scrive Simone Moro nel suo report di oggi, ieri i due sono saliti a 5300/5400m (un campo 2 per una spedizione estiva) e hanno passato lì la notte (temperature di -30°C). Ma quello che è più importante è che ormai hanno scelto di non percorrere la Kinshofer ma di tentare di salire per la linea tentata da Reinhold Messner e Hans Peter Eisendle nel 2000. La scelta consentirà di risparmiare tempo sulla posa delle corde fisse che richiederebbe la Kinshofer. Senza contare poi che si tratterebbe di una via nuova o variante di chiusura della via intuita da Messner/Eisendle… L’avventura e l’esplorazione continuano!


13/12/2011 – Campo base Nanga Parbat parete Diamir

Siamo appena rientrati al campo base. Abbiamo dormito a oltre -30°, sentire Denis che trema e “cristona” dal freddo non è così frequente. Stanotte in un campo che potrebbe essere un campo 2 per una spedizione estiva, ma noi abbiamo deciso di arrivarci direttamente dal campo base per testare un po’ il motore e tenerci anche caldi col movimento.

Ormai io e Denis abbiamo deciso di NON fare la via Kinshofer ma di provare un’altra via, probabilmente la via che Messner tentò con Hans Peter Eisendle nel 2000. La Kinshoffer richiederebbe troppo tempo, perché ci sarebbe da mettere corde fisse ovunque e noi non vogliamo.

Ecco perchè abbiamo preso la decisione ieri di salire fino al campo 1 della Kinshoffer, prendere il materiale che avevamo depositato e continuare per uguale distanza dentro la valle tra Nanga e Ganalo stando sul lato sinistro della morena/ghiacciaio.

Abbiamo raggiunto un punto a 5300/5400m con vista spettacolare sul Nanga e sulla parete dove ho tracciato la via nuova con Lafaille nel 2003. Non l’avevo mai vista di giorno perché con Jean Cristophe abbiamo arrampicato di notte e poi con tempo perturbato

Stamattina volevamo salire fino al Colle, a 6000 ma c’era brutto tempo (come predetto da Gabl) ed iniziava a nevicare. Abbiamo deciso di scendere perché c’è un punto in cui per 4/5 minuti si è esposti alla caduta di un seracco pericolosissimo e se ci fosse anche neve fresca sarebbe proprio un roulette. Il seracco in questione è quello a sinistra del canale Kinshoffer…

Simone Moro

– Nanga Parbat d’inverno, Moro e Urubko in viaggio verso il loro sogno
– Video Nanga Parbat in inverno – Simone Moro, Denis Urubko

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Adam Ondra, l’intervista da 8c+ a-vista!

Intervista esclusiva con Adam Ondra dalla Repubblica Ceca dopo i suoi eccezionali 8c+ a vista in Spagna, tra cui spicca l’8c+ di Bizi euskaraz a Etxauri.

Pochi giorni fa aveva ammesso di sentirsi in forma, ora è arrivata la conferma: durante uno straordinario viaggio in Spagna, il 18enne Adam Ondra ha realizzato uno sbalorditivo en plain di vie a-vista, che comprende non non meno di tre 8c+! Preso così com’è, è certamente il periodo di a-vista più intenso e difficile di tutti i tempi.

Ondra ha iniziato a macinare le vie spagnole domenica 6 marzo nella falesia di Etxauri dove gli è riuscito Fuck the police (8c) e Tekken (8b+) e quindi ha raggiunto il culmine con Kidetasunaren balio erantsia, in origine gradata 8c+. Il giorno dopo, Ondra ha letteralmente polverizzato Bizi euskaraz, l’ 8c+ reso famoso da Patxi Usobiaga, quando nel 2007 il basco è entrato nella storia dell’arrampicata con la prima salita di questa via e contemporaneamente con il primo 8c+ a-vista al mondo. Poi, ieri appunto, Ondra è riuscito a combinare l’impensabile, salendo altri due 8c+ a vista durante lo stesso giorno, per la cronaca in due falesie diverse…

Multipli 8c+ a-vista in una manciata di giorni … è sufficiente per far girare la testa e chiedersi dove sta andando l’arrampicata sportiva! Anche se è difficile non utilizzare superlativi per descrivere le salite, è importante analizzarle e cercare di metterle in prospettiva.

In primis, bisogna dire che – come Ondra precisa nell’intervista pubblicata qui sotto – anche se a Kidetasunaren viene attribuito il grado di 8c+, Ondra crede che la via sia più facile. Come nel maggio 2009 quando aveva salito Gora Guta Gutara a Kalymnos, Ondra ha sgradato la via da 8c+ a 8c.
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Il secondo punto è che mentre Kidetasunaren non è 8c +, Bizi euskaraz lo è. Con la sua a-vista di Bizi euskaraz, Ondra non ha soltanto alzato il suo livello personale, ma ha anche confermato l’impressionante e futuristica salita di Usobiaga che è avvenuta in un momento di pura ispirazione nel dicembre 2007. Tre anni sono trascorsi da quella salita, per alcuni aspetti un’eternità…

Il terzo punto è forse quello più importante: con gli altri 8c+ a-vista nello spazio di pochi giorni, Ondra ha dimostrato che l’8c+ a-vista non è più una cosa una tantum, ma che è lo standard con il quale tutti gli altri dovranno giudicare le loro performance .

Parlando di standard: Yuji Hirayama nel 2004 ha rotto la barriera dell’ 8c a-vista con la sua salita di White Zombie alla Grotta di Baltzola in Spagna. Mentre Usobiaga ha centrato l’8c+ on-sight nel 2007. Un anno più tardi Ondra è riuscito a fare l’8c a vista, e per fare il salto da 8c a 8c+ ha dovuto aspettare tre anni. Se gli estremi degli altri sport possono servire come indicazioni, allora il gap tra il 8c+ e il 9a dovrebbe essere ancora più gigantesco e difficile da colmare. Tuttavia, abbiamo il forte sospetto che la barriera del 9a a-vista cadrà molto prima – il che indicherebbe che, oggi, forse siamo ancora ben lontani dai limiti fisici di questo sport. Forse in questo momento siamo soltanto limitati dalla nostra mente e da quello che ci offre la roccia.

Questo è un interessante punto finale. La roccia è una cosa limitata, c’è soltanto un numero ben limitato di vie che sono adatte ad exploit di questo genere. Ondra le conosce molto meglio di chiunque altro, sa benissimo quali sono le vie palpabili e in questo contesto vale la pena notare che ad Extauri l’altro giorno Adam ha scelto di non toccare il 9a di Begi puntuan, di lasciarlo per un altro momento. Come d’altronde ha sempre resistito alla tentazione e non ha mai messo mano su una via “icona” come Realization a Ceuse… Mentre Ondra tiene saggiamente i suoi obiettivi segreti, la sua lista di vie possibili – a differenza della sua forza – è in rapida diminuzione!

Attualmente Ondra si trova a Santa Linya e siamo riusciti a raccogliere i suoi pensieri tra i suoi tentativi su Neandathal, il 9b di Chris Sharma. Ondra rimarrà in Spagna per un’altra quindicina di giorni; quindi ci auguriamo di sentire altre buone nuove, ma nel frattempo godetevi l’intervista che conferma che l’8c+ a-vista è… ormai una realtà.

Adam, parlaci delle vie ad Extauri
Penso che Bizi euskaraz vale l’8c+. E’ una via molto continua, ghisa molto, è difficile fino in cima. Alcuni dei climbers locali ritengono addirittura che sia ancora più difficile, forse 8c/9a, ed è per questo che confermo il grado 8c+. Finalmente ce l’ho fatta!
E la via, impronunciabile, Kidetasunaren balio erantsia?
Kidetasunaren è leggermente più corta, circa 25 metri invece di 30 metri. Offre un arrampicata molto delicata, quindi completamente adatta al mio stile, e molto boulderosa. Sono stato davvero fortunato, perché ho imbroccato subito il passaggio chiave, ho tenuto la lista nel modo giusto. Dopo di che ho praticamente camminato verso l’alto, per me potrebbe essere più facile di 8c+ quindi.
Prima di fare Kidetasunaren avevi salito a-vista un 8c
Sì, tre ore prima avevo salito Fuck the Police. So che i climbers del posto dicono che c’è una differenza tra di loro, alcuni possono salire The Police ma lottano per fare Kidetasunaren, ma per me sono paragonabili per lo stile e il grado.
Hai appena detto "Finalmente ce l’ho fatta!" Quante volte avevi tentato l’8c+ a-vista prima di arrivare a successo?
In verità non tanto spesso, davvero non ci sono molti 8c+ rimasti da salire a-vista. Ho già provato la maggior parte degli 8c+ che sono fattibile qui in Spagna. Ho fatto tre tentativi seri prima di questi, e qui finalmente ho avuto fortuna.
Fortuna?
Sì, la fortuna è molto importante nelle salite a-vista
Naturalmente ci sono altri fattori…
Sì. Su No Future a Ceuse non c’erano i rinvii sulla via. E’ lunga 70m e ho dovuto partire con 22 rinvii! Puoi immaginare come mi sono sentito. In realtà poi le cose sono andate bene per i primi 55 metri, poi sono caduto a causa di uno stupido errore. Ho raggiunto una ronchia e ho iniziato a riposarmi, ma sai, 55m di scalata possono essere davvero noiosi! Quindi ho riposato soltanto un paio di minuti e ho sbagliato, avrei dovuto riposare di più perché il passaggio chiave era appena sopra e mi ha sputato fuori
Ieri le due vie non ti hanno sputato fuori però!
No. Siamo andati a Valdiello dove ho salito a-vista Powerade. Per me questa via di 25 metri potrebbe essere 8c+.
Questo alla mattina
Sì, poi siamo andati ad Alquezar che si trova a 50 km di distanza e ho salito a-vista El Templo del Café, in precedenza gradata 9a. Anche se non credo che mi abbia aiutato, avevo già fatto l’8c di Turami circa 4 anni fa e questa via condivide la parte finale con El Tempo. Per me El Templo del Café potrebbe essere un 8c+ facile.
Cosa pensi di questi giorni?
Penso che questo sia il periodo di arrampicata a-vista più difficile mai fatto. Sono ovviamente molto contento e allo stesso tempo sorpreso. Ho inizialmente pensato che questo sarebbe stato soprattutto un periodo di riscaldamento, ma ben presto mi sono reso conto che sono nel migliore stato di forma che io abbia mai avuto!
Quando hai raggiunto le prese finali, hai mai pensato che avresti potuto andare oltre?
In questo momento sarebbe molto difficile fare cose ancora più difficili. Prima di tutto dovrei trovare la via adatta al mio stile. Credo che salire vie boulderose di 15m sia praticamente impossibile. Pendi il Frankenjura per esempio – è quasi impossibile fare un difficile a-vista lì. Quelle vie sono composte di 12 – 15 movimenti difficili, uno dopo l’altro, semplicemente non ci si puoi mai fermare per prendere la magnesite e anche l’errore più piccolo ti costa la on-sight. Sulle vie lunghe invece ci sono dei riposi e hai il tempo per pensare a cosa fare dopo, ed è anche possibile fare dei piccoli errori – a patto che tu abbia la forza di raggiungere i riposi e poi di recuperare.
Allora, se guardiamo verso il futuro, cosa possiamo vedere?
Su queste vie non mi sentivo di essere al mio limite assoluto. Ci sono alcune vie ancora più difficili che sono possibili candidate per essere tentate a vista, ma per il momento preferisco non provarle, voglio lasciarle per il futuro, per provarle fra un paio di anni. Penso che si possa provare ancora qualcosa di più difficile, ma avrei bisogno di una enorme dose di fortuna!

Adam Ondra on-sighting at Etxauri, Spain

Iker Pou

Iker Pou, uno dei più forti rappresentanti dell’arrampicata mondiale, spiega in quest’intervista i suoi pensieri verticali dopo la recente ripetizione di Demencia Senil 9a+ a Margalef.

La scorsa settimana lo spagnolo Iker Pou è riuscito a ripetere Demenica Senil, l’ultra-verticale 9a+ di Margalef liberato da Chris Sharma nel febbraio 2009 a Margalef. Il 33enne basco è ovviamente uno dei più forti climber al mondo, e il suo curriculum spazia dalle vie sportive super difficili come la classica Action Direct di Wolfgang Güllich alle vie alpinistiche di grande classe, come la Supercanaleta sul Fitz Roy e Eternal Flame alle Torri del Trango. E’ ovvio quindi che Iker è molto più che una potenza sulle piccole prese…

Iker, ogni anno diventi sempre più forte… Qual è il tuo segreto?
Penso che la cosa più importante sia la motivazione. L’anno scorso ero molto motivato e felice di arrampicare, proprio come quando ho iniziato tanti anni fa. Ora conosco anche meglio i miei limiti e le mie possibilità fisiche e così riesco a pianificare la stagione di arrampicata meglio di prima.

Come sei riuscito a venire a capo di Demencia Senil?
Il motivo principale per cui sono riuscito a farla è che abbiamo avuto un inverno molto brutto qui in Spagna, il che significa che ho trascorso settimane allenandomi in palestra. Solitamente non mi alleno mai sulla plastica, arrampico sempre fuori. Però arrampicando in palestra si diventa più forti più in fretta e quando finalmente è arrivato il bel tempo, ero molto motivato a provare la via. In futuro vorrei provare qualcosa di più, come un 9b.

Quanto è difficile migliorare, passando da 9a al 9a+ per esempio. Oppure dal 9a+ al 9b?
Migliorare dal 9a al 9a+ è molto, molto difficile. Più alta è la difficoltà, più hai bisogno di trovare una via che si adatta alle tue capacità. Ma i gradi in arrampicata sportiva sono una cosa delicata, non sono una scienza esatta. Ciò che è importante è essere onesti con se stessi. E per rispondere alla tua domanda riguardo al miglioramento dal 9a+ al 9b – al momento mi sembra futuristico!

Che valore dai ad una prima salita?
Per me fare una prima salita non è poi così importante. Penso che la cosa importante sia chiudere una via! Non è un problema se sono il primo o l’ultimo, ma posso capire che se pianti gli spit sulla via, ed è una bella linea, a volte fa piacere essere il primo.

Che cosa ti piace di una via?
Sono impressionato dalla bellezza di una linea e se è naturale. E se la via è breve, va ancora meglio!

Breve ed intensa!
Sì, sicuramente mi piacciono le vie di forza pura. Sulle vie brevi ti confronti con l’alta difficoltà richiesta dalle tacche microscopiche, dai buchi difficili… hai davvero bisogno di forza pura. Sulle vie di resistenza non incontri mai l’estrema difficoltà, solitamente hanno grandi prese e le linee tendono ad essere molto strapiombanti. Forse vie come Golpe de Estado di Chris Sharma rappresentano il futuro: una lunga via composta da tantissime sezioni davvero molto difficili.

Con vie come Supercanaleta ed Eternal Flame, sei sicuramente molto di più di super atleta dell’arrampciata sportiva!
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Negli ultimi anni ho concentrato i miei sforzi sulle grande pareti. Mi piace molto l’intera avventura che ruota attorno a queste salite, visitare posti nuovi, incontrare persone nuove, viaggiare in tutto il mondo.

Ma anche l’arrampicata sportiva offre questo…
Sì, ma con questo tipo di scalata non è possibile provare le sensazioni che si possono trovare in montagna. Ho capito che ho bisogno di una spedizione all’anno, come quella dello scorso anno a Chani Chico. Ho bisogno di avventura!

L’estate scorsa hai trovato l’avventura più vicino a casa, sul Naranjo de Bulnes. Quello che rende la vostra via Orbayu speciale è che è anche psicologica, con lunghi run-outs. Come fai a valutare il rischio?
Sulla via Orbayu mio fratello Eneko ed io abbiamo subito capito che era molto esposta, ma abbiamo anche visto che era possibile. Se fosse stato troppo duro, o troppo pericoloso, avremmo cercato qualcosa di più facile. Valutiamo sempre ogni situazione attentamente e decidiamo assieme che cosa stiamo facendo!

Tu e tuo fratello formate una grande cordata, siete sempre assieme…
Arrampichiamo insieme perché abbiamo iniziato insieme e conosciamo veramente bene sia i nostri pregi sia i nostri difetti. Ci capiamo bene, sia nella vita sia nell’arrampicata. Credo che siamo un team perfetto, ci divertiamo un sacco assieme.

Con Eneko hai anche salito The Nose su El Capitan in Yosemite. 32 dei 34 tiri sono filati lisci. Tornerai mai per liberare anche quei 2 tiri rimasti?
Sì, vorrei tornare a riprovare The Nose, ma non adesso. E’ una via incredibile, ma ha un tiro, Changing Corners, che è molto tecnico e liscio. Bisogna provarlo un sacco di tempo per imparare bene i movimenti… ti fa davvero disperare! Non è un problema di potenza, anzi è soprattutto molto tecnico… Forse qualcosa da provare nei prossimi anni.

Una domanda di poca importanza: quando hai ripetuto Wallstreet hai scelto di farlo seguendo la versione originale, ripetuta raramente. Come mai?
Per me Wallstreet rappresenta una via leggendaria. Ho sognato di salirla da quando ero giovane, quindi quando è finalmente arrivata l’occasione di salirla, volevo farlo nella sua versione originale. Wallstreet per me è la versione originale, ma so che la gente è libera di salire una via come meglio crede.

Lo stesso discorso vale anche per un’altra via di Wolfgang Gullich, Action Direct, di cui ha fatto la terza salita nel 2000. Se non erro, soltanto l’inglese Rich Simpson ha usato la stessa sequenza di Wolfgang…
Sì, su Action Direct ho usato una sequenza diversa da Wolfgang, ma credo che la differenza in questo caso sia piccola perché sono pochi i movimenti diversi. Mentre su Wallstreet se sali a destra cambi totalmente la via; rimane sempre molto difficile, ma è una cosa diversa. Ma tutti sono liberi di scegliere l’opzione migliore per se stessi e questo è la cosa migliore dell’arrampicata, non ci sono né regole né arbitri.

Arrampicare senza corda è un altro aspetto del nostro sport
Per me quelli che arrampicando slegati devono avere una mente speciale e meriti diversi. Ma a me personalmente non piace arrampicare senza la corda – si vive una volta sola e la vita è già così breve!

Parlaci del tuo giorno perfetto?
Avere un giorno intero dedicato soltanto ad andare a scalare, con gli amici, in buona compagnia, divertendosi. E’ così semplice.

Mentre quando finalmente vai a letto, cosa sogni?
A volte, quando sono molto concentrato su un progetto sogno i movimenti. Ma solitamente questo accade soltanto quando sono molto vicino a chiudere la via. Adesso sto sognando una bella donna!

Iker Pou ripete Demencia Senil 9a+ a Margalef, Spagna

Liberiamo le nostre falesie dai rinvii fissi!

Maurizio Oviglia invita a riflettere sull’ uso – consuetudine di lasciare i rinvii fissi sulle vie in falesia. Una pratica che si sta sempre più allargando non solo sulle vie più difficili e con implicazioni non semplicemente estetiche.

Con l’affermarsi dell’arrampicata sportiva negli ultimi anni si sono diffusi nelle falesie italiane una serie di "usi e consuetudini" che ufficialmente dovrebbero offrire maggiore comodità ai climbers che lavorano i tiri difficili, ma che sotto sotto non sono altro che uno "sconto" in più , in quanto ne  facilitano la realizzazione. Se però questo fosse l’unico dei motivi del malumore di alcuni verso queste “cattive abitudini” si potrebbe soprassedere, dato che in fondo in falesia ognuno si comporta come vuole. Non ci sono giudici a controllarci, e sappiamo bene che le poche regole a cui tutti ci atteniamo sono ben al di là dall’essere oggettive, ma si sono rivelate diversamente interpretabili a seconda delle località e del periodo storico.

Una volta ciò che non era valido oggi lo è, o meglio è comunemente accettato. Ma ciò che è valido in una zona potrebbe non esserlo in un’altra, e così via. Lo stesso concetto di rotpunkt sappiamo bene che non è univoco. Oramai abbastanza regolarmente assistiamo a rotpunkt con i rinvii già posizionati e talvolta allungati a dismisura, col primo, il secondo o addirittura il terzo già passati, acchiappando magari la catena allungata ad hoc… e chi più ne ha più ne metta!

Non è però nostra intenzione disquisire sull’etica della rotpunkt, quanto di osservare che quando questi “piccoli sconti”, quant’anche diffusamente accettati,  di fatto ledono la libertà di altri di arrampicare in stile diverso (si potrebbe dire in buono stile), allora essi possono essere considerati “cattive abitudini” quantomeno da scoraggiare. Mi riferisco in particolar modo al vezzo ormai diffuso di bollinare e "quotare" ogni presa e, oggetto di questo articolo, a quello di lasciare i rinvii fissi sulle vie che si sta provando, non solo per un tempo che può durare settimane, ma addirittura anni.

Se mettere bollini (qualcuno è anche arrivato a marcare col pennarello o col gesso colorato) facilita moltissimo (e toglie talvolta il senso di) una scalata a vista, lasciare i rinvii fissi sui propri progetti personali non solo impedisce ad altri di fare la via con i propri moschettoni, moschettonando gli spit (come si dovrebbe fare nello stile rotpuntk, sappiamo tutti benissimo che questo aggiunge difficoltà), ma finisce per intaccare la sicurezza di chi arrampica.

Come si vede dalle foto che abbiamo scattato, i moschettoni lasciati sulle vie invecchiano, rimangono spesso aperti e addirittura, quando il tempo di permanenza in parete supera un anno, si sfogliano diventando molto pericolosi. Voi direte che è sufficiente cambiarli… ma anche ammesso di volerlo fare, la cosa sarebbe talvolta impossibile perchè molti climbers hanno avuto la trovata (e ne vanno talvolta fieri) di fissare allo spit il rinvio con un maillon-rapide. Questo arrugginisce piuttosto velocemente (nessuno usa maillon inox, costano troppo!!) e diventa sostituibile solo portando le tronchesine!

Insomma, ricapitolando, chi vuole provare quella via a vista, non solo non può usare i suoi rinvii ma si trova ad arrampicare su materiale vetusto ed insicuro. Volendo poi sorvolare sugli aspetti etici di allungarsi anche di tre o quattro rinvii il moschettonaggio (come si vede dalle foto e come è facile verificare in molte falesie italiane) non si vede perchè tutti debbano adeguarsi e perchè, se lo si vuole fare comunque, non si rimuovano i rinvii una volta chiuso il proprio progetto ma li si lascino lì in sempiterno.

Sono sicuro che a questo punto qualcuno obietterà dicendo che i rinvii fissi si trovano generalmente solo sulle vie durissime…  Tenetevi forte, perchè essi compaiono ormai spesso anche su vie di 7a, vie che a vista sono alla portata di moltissimi. Qualcun’altro mi ha già scritto obiettando che nei grottoni i fissi sono di utilità comune e talvolta indispensabili, in quanto consentono di recuperare i rinvii al capocordata, senza che si sia obbligati a ripetere la via da secondi. A questa obiezione rispondo che si è sempre fatto, anche in passato, di lasciare qualche rinvio ogni tanto atto a questo scopo. Ma che questo era verificato e cambiato con una certa regolarità e comunque, essendo uno, non costituiva un pericolo. Ben altra cosa è invece lasciare i rinvii su ogni via che si lavora, indipendentemente dall’inclinazione!

Ho sentito dire che ci sono luoghi (Grotti ad esempio) dove essi sono tollerati dal 7c in su (sotto spariscono direttamente)… E’ una soluzione anche questa, ma io continuo a sperare che i climbers si rendano conto autonomamente, senza minacce di furto, che le falesie sono a disposizione di tutti e che pertanto vanno mantenute pulite. Senza voler colpevolizzare nessuno e lungi dal voler dettare delle regole etiche, si tratta semplicemente di rispettare una piccola regola di civiltà a cui sono certo i climbers in futuro sapranno attenersi…

Maurizio Oviglia
www.pietradiluna.com

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Hodgson: If Man Utd score penalty it becomes ‘tricky’ for us

Roy Hodgson thinks Crystal Palace “rode their luck” against Manchester United after Ole Gunnar Solskjaer’s men missed a penalty in the second half.

Patrick Van Aanholt secured Palace’s first Premier League victory over United, beating David De Gea at his near post in the third minute of stoppage time.

Jordan Ayew had earlier fired Palace ahead, but Wales winger Daniel James looked to have rescued a point for United two minutes from time with his second goal for the club.

United were below-par throughout and missed a penalty for the second successive match 20 minutes from time.

Following Paul Pogba’s miss at Wolves on Monday, Marcus Rashford took over the spot-kick duties after Scott McTominay was tripped in the box by Luka Milivojevic but the England striker’s effort bounced off the post to safety.

“The key was the defensive discipline, the shape of the team, the enormous work rate and effort and the fact that people did very well to stick to the script at all times,” Hodgson told Crystal Palace’s official website.

“We were getting asked a lot of questions, which we knew would; we’d seen them play against Wolves and Chelsea.

“We knew that if we didn’t seal the spaces, if we didn’t make certain that when we lost the ball we got back into our shape and let them have the ball in spaces that are less dangerous to us, they’d score goals.

“We rode our luck with the penalty; I thought this is going to be tricky now if they score this penalty. But when we got away with that one I was rather hoping we’d see it out 1-0, as it turned out we got through 2-1 thanks to a good piece of work from Wilf and James McCarthy.”

 

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