Arrampicare a Kalymnos, Local Cave

Nel terzo ed ultimo aggiornamento di Kalymnos, Aris Theodoropoulos presenta la nuova falesia Local Cave e anche la lista di tutte le nuove vie non comprese nell’attuale guida.

Local Cave è una falesia sviluppata di recente e situata in una strapiombane grotta posta a 150m dalla falesia Summertime. L’arrampicata è caratterizzata dalle molte canne, e il muro immacolato a sinistra promette un grande numero di vie nuove di alta qualità. Quando tutto sarà chiodato si presume che Local Cave diventerà una delle falesie più importanti di tutta Kalymnos.

L’accesso facile, l’esposizione verso nord (quindi all’ombra tutto il giorno), una brezza costante, la bellissima vista sulla Baia Arginonta e la qualità dell’arrampicata rendono Local Cave un posto ideale per arrampicare da maggio fino ad ottobre.

L’arrampicata nella grotta è molto atletica e richiede molta forza, mentre sul muro rosso a sinistra le vie sono più tecniche. Attualmente mancano delle vie di riscaldamento, ma si sta già progettando di spittare delle vie più facili a destra della grotta. Una corda fissa è stata messa alla base di "Halara" per facilitare l’accesso alle vie sul muro rosso superiore.

ARRAMPICARE A LOCAL CAVE, KALYMNOS, GRECIA

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Nanga Parbat d’inverno, Moro e Urubko puntano alla linea tentata da Messner e Eisendle

Il 12/01/2011 Simone Moro e Denis Urubko hanno fatto una puntata di acclimamento fino a quota 5400m (campo 1) sulla parete Diamir del Nanga Parbat. Intanto hanno deciso che per il loro tentativo di prima invernale del Nanga Parbat saliranno per la linea del tentativo effettuato da Messner e Eisendle nel 2000 e non per la Kinshofer.

Simone Moro e Denis Urubko stanno scaldando i motori ma stanno anche prendendo le misure del loro Nanga Parbat in versione invernale lungo la parete Diamir. La novità è che ormai il progetto e la linea di salita per il loro tentativo di prima invernale sembra delineato. Come scrive Simone Moro nel suo report di oggi, ieri i due sono saliti a 5300/5400m (un campo 2 per una spedizione estiva) e hanno passato lì la notte (temperature di -30°C). Ma quello che è più importante è che ormai hanno scelto di non percorrere la Kinshofer ma di tentare di salire per la linea tentata da Reinhold Messner e Hans Peter Eisendle nel 2000. La scelta consentirà di risparmiare tempo sulla posa delle corde fisse che richiederebbe la Kinshofer. Senza contare poi che si tratterebbe di una via nuova o variante di chiusura della via intuita da Messner/Eisendle… L’avventura e l’esplorazione continuano!


13/12/2011 – Campo base Nanga Parbat parete Diamir

Siamo appena rientrati al campo base. Abbiamo dormito a oltre -30°, sentire Denis che trema e “cristona” dal freddo non è così frequente. Stanotte in un campo che potrebbe essere un campo 2 per una spedizione estiva, ma noi abbiamo deciso di arrivarci direttamente dal campo base per testare un po’ il motore e tenerci anche caldi col movimento.

Ormai io e Denis abbiamo deciso di NON fare la via Kinshofer ma di provare un’altra via, probabilmente la via che Messner tentò con Hans Peter Eisendle nel 2000. La Kinshoffer richiederebbe troppo tempo, perché ci sarebbe da mettere corde fisse ovunque e noi non vogliamo.

Ecco perchè abbiamo preso la decisione ieri di salire fino al campo 1 della Kinshoffer, prendere il materiale che avevamo depositato e continuare per uguale distanza dentro la valle tra Nanga e Ganalo stando sul lato sinistro della morena/ghiacciaio.

Abbiamo raggiunto un punto a 5300/5400m con vista spettacolare sul Nanga e sulla parete dove ho tracciato la via nuova con Lafaille nel 2003. Non l’avevo mai vista di giorno perché con Jean Cristophe abbiamo arrampicato di notte e poi con tempo perturbato

Stamattina volevamo salire fino al Colle, a 6000 ma c’era brutto tempo (come predetto da Gabl) ed iniziava a nevicare. Abbiamo deciso di scendere perché c’è un punto in cui per 4/5 minuti si è esposti alla caduta di un seracco pericolosissimo e se ci fosse anche neve fresca sarebbe proprio un roulette. Il seracco in questione è quello a sinistra del canale Kinshoffer…

Simone Moro

– Nanga Parbat d’inverno, Moro e Urubko in viaggio verso il loro sogno
– Video Nanga Parbat in inverno – Simone Moro, Denis Urubko

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Adam Ondra, l’intervista da 8c+ a-vista!

Intervista esclusiva con Adam Ondra dalla Repubblica Ceca dopo i suoi eccezionali 8c+ a vista in Spagna, tra cui spicca l’8c+ di Bizi euskaraz a Etxauri.

Pochi giorni fa aveva ammesso di sentirsi in forma, ora è arrivata la conferma: durante uno straordinario viaggio in Spagna, il 18enne Adam Ondra ha realizzato uno sbalorditivo en plain di vie a-vista, che comprende non non meno di tre 8c+! Preso così com’è, è certamente il periodo di a-vista più intenso e difficile di tutti i tempi.

Ondra ha iniziato a macinare le vie spagnole domenica 6 marzo nella falesia di Etxauri dove gli è riuscito Fuck the police (8c) e Tekken (8b+) e quindi ha raggiunto il culmine con Kidetasunaren balio erantsia, in origine gradata 8c+. Il giorno dopo, Ondra ha letteralmente polverizzato Bizi euskaraz, l’ 8c+ reso famoso da Patxi Usobiaga, quando nel 2007 il basco è entrato nella storia dell’arrampicata con la prima salita di questa via e contemporaneamente con il primo 8c+ a-vista al mondo. Poi, ieri appunto, Ondra è riuscito a combinare l’impensabile, salendo altri due 8c+ a vista durante lo stesso giorno, per la cronaca in due falesie diverse…

Multipli 8c+ a-vista in una manciata di giorni … è sufficiente per far girare la testa e chiedersi dove sta andando l’arrampicata sportiva! Anche se è difficile non utilizzare superlativi per descrivere le salite, è importante analizzarle e cercare di metterle in prospettiva.

In primis, bisogna dire che – come Ondra precisa nell’intervista pubblicata qui sotto – anche se a Kidetasunaren viene attribuito il grado di 8c+, Ondra crede che la via sia più facile. Come nel maggio 2009 quando aveva salito Gora Guta Gutara a Kalymnos, Ondra ha sgradato la via da 8c+ a 8c.
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Il secondo punto è che mentre Kidetasunaren non è 8c +, Bizi euskaraz lo è. Con la sua a-vista di Bizi euskaraz, Ondra non ha soltanto alzato il suo livello personale, ma ha anche confermato l’impressionante e futuristica salita di Usobiaga che è avvenuta in un momento di pura ispirazione nel dicembre 2007. Tre anni sono trascorsi da quella salita, per alcuni aspetti un’eternità…

Il terzo punto è forse quello più importante: con gli altri 8c+ a-vista nello spazio di pochi giorni, Ondra ha dimostrato che l’8c+ a-vista non è più una cosa una tantum, ma che è lo standard con il quale tutti gli altri dovranno giudicare le loro performance .

Parlando di standard: Yuji Hirayama nel 2004 ha rotto la barriera dell’ 8c a-vista con la sua salita di White Zombie alla Grotta di Baltzola in Spagna. Mentre Usobiaga ha centrato l’8c+ on-sight nel 2007. Un anno più tardi Ondra è riuscito a fare l’8c a vista, e per fare il salto da 8c a 8c+ ha dovuto aspettare tre anni. Se gli estremi degli altri sport possono servire come indicazioni, allora il gap tra il 8c+ e il 9a dovrebbe essere ancora più gigantesco e difficile da colmare. Tuttavia, abbiamo il forte sospetto che la barriera del 9a a-vista cadrà molto prima – il che indicherebbe che, oggi, forse siamo ancora ben lontani dai limiti fisici di questo sport. Forse in questo momento siamo soltanto limitati dalla nostra mente e da quello che ci offre la roccia.

Questo è un interessante punto finale. La roccia è una cosa limitata, c’è soltanto un numero ben limitato di vie che sono adatte ad exploit di questo genere. Ondra le conosce molto meglio di chiunque altro, sa benissimo quali sono le vie palpabili e in questo contesto vale la pena notare che ad Extauri l’altro giorno Adam ha scelto di non toccare il 9a di Begi puntuan, di lasciarlo per un altro momento. Come d’altronde ha sempre resistito alla tentazione e non ha mai messo mano su una via “icona” come Realization a Ceuse… Mentre Ondra tiene saggiamente i suoi obiettivi segreti, la sua lista di vie possibili – a differenza della sua forza – è in rapida diminuzione!

Attualmente Ondra si trova a Santa Linya e siamo riusciti a raccogliere i suoi pensieri tra i suoi tentativi su Neandathal, il 9b di Chris Sharma. Ondra rimarrà in Spagna per un’altra quindicina di giorni; quindi ci auguriamo di sentire altre buone nuove, ma nel frattempo godetevi l’intervista che conferma che l’8c+ a-vista è… ormai una realtà.

Adam, parlaci delle vie ad Extauri
Penso che Bizi euskaraz vale l’8c+. E’ una via molto continua, ghisa molto, è difficile fino in cima. Alcuni dei climbers locali ritengono addirittura che sia ancora più difficile, forse 8c/9a, ed è per questo che confermo il grado 8c+. Finalmente ce l’ho fatta!
E la via, impronunciabile, Kidetasunaren balio erantsia?
Kidetasunaren è leggermente più corta, circa 25 metri invece di 30 metri. Offre un arrampicata molto delicata, quindi completamente adatta al mio stile, e molto boulderosa. Sono stato davvero fortunato, perché ho imbroccato subito il passaggio chiave, ho tenuto la lista nel modo giusto. Dopo di che ho praticamente camminato verso l’alto, per me potrebbe essere più facile di 8c+ quindi.
Prima di fare Kidetasunaren avevi salito a-vista un 8c
Sì, tre ore prima avevo salito Fuck the Police. So che i climbers del posto dicono che c’è una differenza tra di loro, alcuni possono salire The Police ma lottano per fare Kidetasunaren, ma per me sono paragonabili per lo stile e il grado.
Hai appena detto "Finalmente ce l’ho fatta!" Quante volte avevi tentato l’8c+ a-vista prima di arrivare a successo?
In verità non tanto spesso, davvero non ci sono molti 8c+ rimasti da salire a-vista. Ho già provato la maggior parte degli 8c+ che sono fattibile qui in Spagna. Ho fatto tre tentativi seri prima di questi, e qui finalmente ho avuto fortuna.
Fortuna?
Sì, la fortuna è molto importante nelle salite a-vista
Naturalmente ci sono altri fattori…
Sì. Su No Future a Ceuse non c’erano i rinvii sulla via. E’ lunga 70m e ho dovuto partire con 22 rinvii! Puoi immaginare come mi sono sentito. In realtà poi le cose sono andate bene per i primi 55 metri, poi sono caduto a causa di uno stupido errore. Ho raggiunto una ronchia e ho iniziato a riposarmi, ma sai, 55m di scalata possono essere davvero noiosi! Quindi ho riposato soltanto un paio di minuti e ho sbagliato, avrei dovuto riposare di più perché il passaggio chiave era appena sopra e mi ha sputato fuori
Ieri le due vie non ti hanno sputato fuori però!
No. Siamo andati a Valdiello dove ho salito a-vista Powerade. Per me questa via di 25 metri potrebbe essere 8c+.
Questo alla mattina
Sì, poi siamo andati ad Alquezar che si trova a 50 km di distanza e ho salito a-vista El Templo del Café, in precedenza gradata 9a. Anche se non credo che mi abbia aiutato, avevo già fatto l’8c di Turami circa 4 anni fa e questa via condivide la parte finale con El Tempo. Per me El Templo del Café potrebbe essere un 8c+ facile.
Cosa pensi di questi giorni?
Penso che questo sia il periodo di arrampicata a-vista più difficile mai fatto. Sono ovviamente molto contento e allo stesso tempo sorpreso. Ho inizialmente pensato che questo sarebbe stato soprattutto un periodo di riscaldamento, ma ben presto mi sono reso conto che sono nel migliore stato di forma che io abbia mai avuto!
Quando hai raggiunto le prese finali, hai mai pensato che avresti potuto andare oltre?
In questo momento sarebbe molto difficile fare cose ancora più difficili. Prima di tutto dovrei trovare la via adatta al mio stile. Credo che salire vie boulderose di 15m sia praticamente impossibile. Pendi il Frankenjura per esempio – è quasi impossibile fare un difficile a-vista lì. Quelle vie sono composte di 12 – 15 movimenti difficili, uno dopo l’altro, semplicemente non ci si puoi mai fermare per prendere la magnesite e anche l’errore più piccolo ti costa la on-sight. Sulle vie lunghe invece ci sono dei riposi e hai il tempo per pensare a cosa fare dopo, ed è anche possibile fare dei piccoli errori – a patto che tu abbia la forza di raggiungere i riposi e poi di recuperare.
Allora, se guardiamo verso il futuro, cosa possiamo vedere?
Su queste vie non mi sentivo di essere al mio limite assoluto. Ci sono alcune vie ancora più difficili che sono possibili candidate per essere tentate a vista, ma per il momento preferisco non provarle, voglio lasciarle per il futuro, per provarle fra un paio di anni. Penso che si possa provare ancora qualcosa di più difficile, ma avrei bisogno di una enorme dose di fortuna!

Adam Ondra on-sighting at Etxauri, Spain

Iker Pou

Iker Pou, uno dei più forti rappresentanti dell’arrampicata mondiale, spiega in quest’intervista i suoi pensieri verticali dopo la recente ripetizione di Demencia Senil 9a+ a Margalef.

La scorsa settimana lo spagnolo Iker Pou è riuscito a ripetere Demenica Senil, l’ultra-verticale 9a+ di Margalef liberato da Chris Sharma nel febbraio 2009 a Margalef. Il 33enne basco è ovviamente uno dei più forti climber al mondo, e il suo curriculum spazia dalle vie sportive super difficili come la classica Action Direct di Wolfgang Güllich alle vie alpinistiche di grande classe, come la Supercanaleta sul Fitz Roy e Eternal Flame alle Torri del Trango. E’ ovvio quindi che Iker è molto più che una potenza sulle piccole prese…

Iker, ogni anno diventi sempre più forte… Qual è il tuo segreto?
Penso che la cosa più importante sia la motivazione. L’anno scorso ero molto motivato e felice di arrampicare, proprio come quando ho iniziato tanti anni fa. Ora conosco anche meglio i miei limiti e le mie possibilità fisiche e così riesco a pianificare la stagione di arrampicata meglio di prima.

Come sei riuscito a venire a capo di Demencia Senil?
Il motivo principale per cui sono riuscito a farla è che abbiamo avuto un inverno molto brutto qui in Spagna, il che significa che ho trascorso settimane allenandomi in palestra. Solitamente non mi alleno mai sulla plastica, arrampico sempre fuori. Però arrampicando in palestra si diventa più forti più in fretta e quando finalmente è arrivato il bel tempo, ero molto motivato a provare la via. In futuro vorrei provare qualcosa di più, come un 9b.

Quanto è difficile migliorare, passando da 9a al 9a+ per esempio. Oppure dal 9a+ al 9b?
Migliorare dal 9a al 9a+ è molto, molto difficile. Più alta è la difficoltà, più hai bisogno di trovare una via che si adatta alle tue capacità. Ma i gradi in arrampicata sportiva sono una cosa delicata, non sono una scienza esatta. Ciò che è importante è essere onesti con se stessi. E per rispondere alla tua domanda riguardo al miglioramento dal 9a+ al 9b – al momento mi sembra futuristico!

Che valore dai ad una prima salita?
Per me fare una prima salita non è poi così importante. Penso che la cosa importante sia chiudere una via! Non è un problema se sono il primo o l’ultimo, ma posso capire che se pianti gli spit sulla via, ed è una bella linea, a volte fa piacere essere il primo.

Che cosa ti piace di una via?
Sono impressionato dalla bellezza di una linea e se è naturale. E se la via è breve, va ancora meglio!

Breve ed intensa!
Sì, sicuramente mi piacciono le vie di forza pura. Sulle vie brevi ti confronti con l’alta difficoltà richiesta dalle tacche microscopiche, dai buchi difficili… hai davvero bisogno di forza pura. Sulle vie di resistenza non incontri mai l’estrema difficoltà, solitamente hanno grandi prese e le linee tendono ad essere molto strapiombanti. Forse vie come Golpe de Estado di Chris Sharma rappresentano il futuro: una lunga via composta da tantissime sezioni davvero molto difficili.

Con vie come Supercanaleta ed Eternal Flame, sei sicuramente molto di più di super atleta dell’arrampciata sportiva!
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Negli ultimi anni ho concentrato i miei sforzi sulle grande pareti. Mi piace molto l’intera avventura che ruota attorno a queste salite, visitare posti nuovi, incontrare persone nuove, viaggiare in tutto il mondo.

Ma anche l’arrampicata sportiva offre questo…
Sì, ma con questo tipo di scalata non è possibile provare le sensazioni che si possono trovare in montagna. Ho capito che ho bisogno di una spedizione all’anno, come quella dello scorso anno a Chani Chico. Ho bisogno di avventura!

L’estate scorsa hai trovato l’avventura più vicino a casa, sul Naranjo de Bulnes. Quello che rende la vostra via Orbayu speciale è che è anche psicologica, con lunghi run-outs. Come fai a valutare il rischio?
Sulla via Orbayu mio fratello Eneko ed io abbiamo subito capito che era molto esposta, ma abbiamo anche visto che era possibile. Se fosse stato troppo duro, o troppo pericoloso, avremmo cercato qualcosa di più facile. Valutiamo sempre ogni situazione attentamente e decidiamo assieme che cosa stiamo facendo!

Tu e tuo fratello formate una grande cordata, siete sempre assieme…
Arrampichiamo insieme perché abbiamo iniziato insieme e conosciamo veramente bene sia i nostri pregi sia i nostri difetti. Ci capiamo bene, sia nella vita sia nell’arrampicata. Credo che siamo un team perfetto, ci divertiamo un sacco assieme.

Con Eneko hai anche salito The Nose su El Capitan in Yosemite. 32 dei 34 tiri sono filati lisci. Tornerai mai per liberare anche quei 2 tiri rimasti?
Sì, vorrei tornare a riprovare The Nose, ma non adesso. E’ una via incredibile, ma ha un tiro, Changing Corners, che è molto tecnico e liscio. Bisogna provarlo un sacco di tempo per imparare bene i movimenti… ti fa davvero disperare! Non è un problema di potenza, anzi è soprattutto molto tecnico… Forse qualcosa da provare nei prossimi anni.

Una domanda di poca importanza: quando hai ripetuto Wallstreet hai scelto di farlo seguendo la versione originale, ripetuta raramente. Come mai?
Per me Wallstreet rappresenta una via leggendaria. Ho sognato di salirla da quando ero giovane, quindi quando è finalmente arrivata l’occasione di salirla, volevo farlo nella sua versione originale. Wallstreet per me è la versione originale, ma so che la gente è libera di salire una via come meglio crede.

Lo stesso discorso vale anche per un’altra via di Wolfgang Gullich, Action Direct, di cui ha fatto la terza salita nel 2000. Se non erro, soltanto l’inglese Rich Simpson ha usato la stessa sequenza di Wolfgang…
Sì, su Action Direct ho usato una sequenza diversa da Wolfgang, ma credo che la differenza in questo caso sia piccola perché sono pochi i movimenti diversi. Mentre su Wallstreet se sali a destra cambi totalmente la via; rimane sempre molto difficile, ma è una cosa diversa. Ma tutti sono liberi di scegliere l’opzione migliore per se stessi e questo è la cosa migliore dell’arrampicata, non ci sono né regole né arbitri.

Arrampicare senza corda è un altro aspetto del nostro sport
Per me quelli che arrampicando slegati devono avere una mente speciale e meriti diversi. Ma a me personalmente non piace arrampicare senza la corda – si vive una volta sola e la vita è già così breve!

Parlaci del tuo giorno perfetto?
Avere un giorno intero dedicato soltanto ad andare a scalare, con gli amici, in buona compagnia, divertendosi. E’ così semplice.

Mentre quando finalmente vai a letto, cosa sogni?
A volte, quando sono molto concentrato su un progetto sogno i movimenti. Ma solitamente questo accade soltanto quando sono molto vicino a chiudere la via. Adesso sto sognando una bella donna!

Iker Pou ripete Demencia Senil 9a+ a Margalef, Spagna

Liberiamo le nostre falesie dai rinvii fissi!

Maurizio Oviglia invita a riflettere sull’ uso – consuetudine di lasciare i rinvii fissi sulle vie in falesia. Una pratica che si sta sempre più allargando non solo sulle vie più difficili e con implicazioni non semplicemente estetiche.

Con l’affermarsi dell’arrampicata sportiva negli ultimi anni si sono diffusi nelle falesie italiane una serie di "usi e consuetudini" che ufficialmente dovrebbero offrire maggiore comodità ai climbers che lavorano i tiri difficili, ma che sotto sotto non sono altro che uno "sconto" in più , in quanto ne  facilitano la realizzazione. Se però questo fosse l’unico dei motivi del malumore di alcuni verso queste “cattive abitudini” si potrebbe soprassedere, dato che in fondo in falesia ognuno si comporta come vuole. Non ci sono giudici a controllarci, e sappiamo bene che le poche regole a cui tutti ci atteniamo sono ben al di là dall’essere oggettive, ma si sono rivelate diversamente interpretabili a seconda delle località e del periodo storico.

Una volta ciò che non era valido oggi lo è, o meglio è comunemente accettato. Ma ciò che è valido in una zona potrebbe non esserlo in un’altra, e così via. Lo stesso concetto di rotpunkt sappiamo bene che non è univoco. Oramai abbastanza regolarmente assistiamo a rotpunkt con i rinvii già posizionati e talvolta allungati a dismisura, col primo, il secondo o addirittura il terzo già passati, acchiappando magari la catena allungata ad hoc… e chi più ne ha più ne metta!

Non è però nostra intenzione disquisire sull’etica della rotpunkt, quanto di osservare che quando questi “piccoli sconti”, quant’anche diffusamente accettati,  di fatto ledono la libertà di altri di arrampicare in stile diverso (si potrebbe dire in buono stile), allora essi possono essere considerati “cattive abitudini” quantomeno da scoraggiare. Mi riferisco in particolar modo al vezzo ormai diffuso di bollinare e "quotare" ogni presa e, oggetto di questo articolo, a quello di lasciare i rinvii fissi sulle vie che si sta provando, non solo per un tempo che può durare settimane, ma addirittura anni.

Se mettere bollini (qualcuno è anche arrivato a marcare col pennarello o col gesso colorato) facilita moltissimo (e toglie talvolta il senso di) una scalata a vista, lasciare i rinvii fissi sui propri progetti personali non solo impedisce ad altri di fare la via con i propri moschettoni, moschettonando gli spit (come si dovrebbe fare nello stile rotpuntk, sappiamo tutti benissimo che questo aggiunge difficoltà), ma finisce per intaccare la sicurezza di chi arrampica.

Come si vede dalle foto che abbiamo scattato, i moschettoni lasciati sulle vie invecchiano, rimangono spesso aperti e addirittura, quando il tempo di permanenza in parete supera un anno, si sfogliano diventando molto pericolosi. Voi direte che è sufficiente cambiarli… ma anche ammesso di volerlo fare, la cosa sarebbe talvolta impossibile perchè molti climbers hanno avuto la trovata (e ne vanno talvolta fieri) di fissare allo spit il rinvio con un maillon-rapide. Questo arrugginisce piuttosto velocemente (nessuno usa maillon inox, costano troppo!!) e diventa sostituibile solo portando le tronchesine!

Insomma, ricapitolando, chi vuole provare quella via a vista, non solo non può usare i suoi rinvii ma si trova ad arrampicare su materiale vetusto ed insicuro. Volendo poi sorvolare sugli aspetti etici di allungarsi anche di tre o quattro rinvii il moschettonaggio (come si vede dalle foto e come è facile verificare in molte falesie italiane) non si vede perchè tutti debbano adeguarsi e perchè, se lo si vuole fare comunque, non si rimuovano i rinvii una volta chiuso il proprio progetto ma li si lascino lì in sempiterno.

Sono sicuro che a questo punto qualcuno obietterà dicendo che i rinvii fissi si trovano generalmente solo sulle vie durissime…  Tenetevi forte, perchè essi compaiono ormai spesso anche su vie di 7a, vie che a vista sono alla portata di moltissimi. Qualcun’altro mi ha già scritto obiettando che nei grottoni i fissi sono di utilità comune e talvolta indispensabili, in quanto consentono di recuperare i rinvii al capocordata, senza che si sia obbligati a ripetere la via da secondi. A questa obiezione rispondo che si è sempre fatto, anche in passato, di lasciare qualche rinvio ogni tanto atto a questo scopo. Ma che questo era verificato e cambiato con una certa regolarità e comunque, essendo uno, non costituiva un pericolo. Ben altra cosa è invece lasciare i rinvii su ogni via che si lavora, indipendentemente dall’inclinazione!

Ho sentito dire che ci sono luoghi (Grotti ad esempio) dove essi sono tollerati dal 7c in su (sotto spariscono direttamente)… E’ una soluzione anche questa, ma io continuo a sperare che i climbers si rendano conto autonomamente, senza minacce di furto, che le falesie sono a disposizione di tutti e che pertanto vanno mantenute pulite. Senza voler colpevolizzare nessuno e lungi dal voler dettare delle regole etiche, si tratta semplicemente di rispettare una piccola regola di civiltà a cui sono certo i climbers in futuro sapranno attenersi…

Maurizio Oviglia
www.pietradiluna.com

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Hodgson: If Man Utd score penalty it becomes ‘tricky’ for us

Roy Hodgson thinks Crystal Palace “rode their luck” against Manchester United after Ole Gunnar Solskjaer’s men missed a penalty in the second half.

Patrick Van Aanholt secured Palace’s first Premier League victory over United, beating David De Gea at his near post in the third minute of stoppage time.

Jordan Ayew had earlier fired Palace ahead, but Wales winger Daniel James looked to have rescued a point for United two minutes from time with his second goal for the club.

United were below-par throughout and missed a penalty for the second successive match 20 minutes from time.

Following Paul Pogba’s miss at Wolves on Monday, Marcus Rashford took over the spot-kick duties after Scott McTominay was tripped in the box by Luka Milivojevic but the England striker’s effort bounced off the post to safety.

“The key was the defensive discipline, the shape of the team, the enormous work rate and effort and the fact that people did very well to stick to the script at all times,” Hodgson told Crystal Palace’s official website.

“We were getting asked a lot of questions, which we knew would; we’d seen them play against Wolves and Chelsea.

“We knew that if we didn’t seal the spaces, if we didn’t make certain that when we lost the ball we got back into our shape and let them have the ball in spaces that are less dangerous to us, they’d score goals.

“We rode our luck with the penalty; I thought this is going to be tricky now if they score this penalty. But when we got away with that one I was rather hoping we’d see it out 1-0, as it turned out we got through 2-1 thanks to a good piece of work from Wilf and James McCarthy.”

 

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Van Dijk picks shock name as greatest player he’s played with

Roberto Firmino is the greatest player Virgil van Dijk has ever played with, according to the Liverpool defender.

The Dutch defender, who arrived from Southampton for £75m in January 2018, was a guest on talkSPORT’s ‘My Greatest’ and not surprisingly a lot of his answers were Liverpool-themed.

Asked who the greatest player he has played with was, the centre-back chose Roberto Firmino over star forwards Mohamed Salah and Sadio Mane.

“I’m going to be a little bit biased and say one of my team-mates; I would say Roberto Firmino,” he said.

The 28-year-old was also asked the greatest atmosphere and stadium he has played in and of course his answer was “Liverpool”.

Asked about the greatest manager, he replied “Ronald Koeman and Jurgen Klopp.”

Van Dijk also labelled Liverpool’s 4-0 win over Barcelona as the greatest game he has played in and also named the Anfield game as the greatest game he had watched, saying: “I watched it back.”

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Meanwhile, Van Dijk has also named Manchester City’s Sergio Aguero as the most difficult opponent to mark in the Premier League.

 

Bec di Roci Ruta, arrampicare in Valle di Lanzo

Una proposta per l’arrampicata autunnale: le vie del Bec di Roci Ruta (Valle di Lanzo, Alpi Graie Meridionali, Piemonte), presentata da Elio Bonfanti.

Le valli di Lanzo si incuneano un po’ dimenticate, ma non meno belle, in una porzione di territorio pizzicata tra le famose valli Olimpiche della Val di Susa e la valle dell’ Orco (quella del Sergent del Caporal e del parco del Gran paradiso). Queste zone, godono di un fascino particolare, forse un po d’antan, lì, il tempo sembra che abbia avuto un brusco rallentamento per non dire che pare essersi fermato del tutto e rispetto ad altre valli e pure sotto il profilo dell’arrampicata sono un pochino più sfortunate. Le pareti interessanti non sono molte e le più belle, tipo quelle del vallone di Sea, si trovano rigorosamente all’ombra, diciamo che sono da amanti del genere… Non tutte però; In quanto, entrando nella Val grande e superato l’abitato di Cantoira sovrastato dalla Rocca di Lities anch’essa esposta verso sud, un occhio allenato riesce già ad individuarne il profilo in lontananza.

Si tratta del Bec di Roci Ruta che, visto dal paesino di Pialpetta o dalla parete del “Bec di Mea”, si erge prepotente come se fosse un bel monolite. Ma se non bisogna lasciarsi ingannare dall’aspetto altrettanto lo si deve fare con il nome. Roci Ruta nel dialetto della valle, vuol dire “roccia rotta”, rotta sì ma per intenderci non un mucchio di sassi accatastati alla rinfusa bensì una struttura articolata in diedri, placche e fessure di uno gneiss granitoide a grana grossa di cui è difficile trovare paragone. Non un monolite quindi ma un appagante microcosmo di roccia che non mancherà di soddisfare anche i palati più fini.

Tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, vennero saliti una dozzina di nuovi itinerari ai quali, grazie ad un lavoro di archeologia arrampicatoria, andarono ad aggiungersi le uniche due vie che fino ad allora erano state aperte e che risultavano essere opera l’una di Alberto Re e l’altra, addirittura, di Giampiero Motti.

Le fessure, sovente intasate da grossi ciuffi erbosi, richiesero un imponente lavoro di ripulitura ma alla fine la struttura tra la metà e la fine degli anni ’90, divenne una delle più frequentate della valle. Poi l’obsolescenza del materiale in loco (per lo più artigianale) fece sì che le visite da parte degli arrampicatori diventassero sempre più sporadiche al punto che la natura indisturbata iniziò nuovamente ad impossessarsi di quel terreno che aveva momentaneamente concesso in uso agli scalatori.

Purtroppo “per lei” e per la sua tranquillità questa parete è incastonata in un bosco di faggi e larici, domina un ambiente alpino di rara bellezza, l’avvicinamento richiede una mezz’oretta di passeggiata ossigenante e data l’esposizione la si può scalare quasi tutto l’anno. Considerato poi che ci sono itinerari per tutti i gusti, perché non lanciarsi in un opera restyling già da tempo e da molti sperata? Così contemporaneamente alla progressiva riattrezzatura a fix inox da 10 mm di alcuni i vecchi percorsi sono stati chiodati alcuni monotiri nuovi e quindi ora ci si può nuovamente misurare, su itinerari dai 25 ai 180 metri con difficoltà variabili dal 4b al 7a+. L’arrampicata spazia dal muro tecnico a quarzi, alla fessura sino al diedro da salire in spaccata per cui una giornata a Ruci Ruta non risulterà mai essere noiosa e, se talvolta il lichene può risultare fastidioso, il passaggio delle cordate contribuirà certamente alla sua sparizione.

Gli itinerari ripresi sono attrezzati a fix inox e la chiodatura risulta essere sicura ed omogenea ma talvolta, ove segnalato, potrà capitare di doversi destreggiare nell’integrarla per cui un gioco di friend Bd sino al n° 3 vi sarà sicuramente utile. Teniamo a precisare che pur essendo obsoleto ed artigianale tutto il materiale sino ad ora rimosso non presentava segni di deterioramento tali da comprometterne la sicurezza ne consegue che possono essere (con le dovute cautele) ripetuti anche gli itinerari al momento in fase di riattrezzatura. La linea di calate dalla cima è attrezzata a 30 metri e per percorrere tutte le vie di Roci Ruta sono sufficienti una corda singola da 70 metri o due mezze da 50.

Punti di Appoggio:
Trattoria da Cesarin: Frazione Breno di Groscavallo Tel +39) 0123506720
Albergo Savoia: Forno Alpi Graie Tel +39 0123.81042/81184
Posto Tappa GTA di Pialpetta: Albergo Setugrino Tel +39 0123 81 016
Bibliografia: Le stagioni della Pietra, Le guide di Alp "Falesie 1"

Accesso:
Da Torino dirigersi verso Venaria reale e le valli di Lanzo a mezzo prima della SP 1 e poi della SP 33. Con quest’ ultima, raggiunta e superata la località di Pialpetta,
voltare a destra in direzione Rivotti. Al primo bivio ancora a destra in direzione degli
Alboni. Circa 65 km da Torino. Dal piano degli Alboni 1375 m seguire per pochi metri una stradetta che dopo un lavatoio piega a sinistra verso una baita ristrutturata e si trasforma in un sentiero che sale a fianco di questa. In circa trenta trentacinque minuti si raggiunge la parete. Si arriva in corrispondenza dell’ itinerario n° 11 da dove se si costeggia la base della parete verso sinistra si arriva in prossimità dell’ itinerario n° 8 ( freccia Bianca ). Andando ancora a sinistra si accede alla base del primo salto staccato dal corpo centrale. Il paradiso è di Pochi ha una freccia verde alla base.

ITINERARI
1. IL PARADISO E’ DI POCHI: 7 tiri max 6A+ ( L4 L5 si possono unire) utili friend sino al n° 3 Bd se si vuole fare la fessura di L5 clean altrimenti sino al 2#. Fix inox da 10 mm. Diff obbl ( 6a ).
2.  SECONDA STELLA A SINISTRA E VARIANTE: 2 tiri  (solo Trad 6a ) friends Bd sino al 4 .   
3. UNA FAVOLA PER DINDA: 6 tiri (max 6c) Spit rock 10 mm. Diff obbl ( 6b ).
4. BEPPONE DOCET: 3 tiri (max 7a ) Fix da 10. Diff obbl ( 6a+).  
5. IL TEMPO DI MUDJAKEWIS: 2 tiri lunghi. L1 si può fare come monotiro da 35 mt ( max 6c ) L2 ( 6b ). Fix inox da 10 mm. Diff obbl ( 6b ).   
6. FESSURA RE: 2 tiri ( max 6a+ ) Spit da 8 mm
7. BASE JUMP ( freccia bianca alla base): 2 tiri lunghi. L1 si può fare come monotiro da 35 mt ( max 6b ) L2 ( max 6c ). Fix inox da 10 mm. Diff obbl ( 6a+ ).  
8. LO SPIGOLO DEL VENTO DI TRANQUILLITA’ LONTANE: 2 tiri (max 6b+) utili friend sino al 2 Fix inox da 10 mm. Diff obbl (6a+)  
9. FISSURE DU POLPETTON: Monotiro 20 mt  (max 6a+) servono friends sino a n° 3 in posto fix da 10 mm
10. FESSURA MANERA: Monotiro 25 mt ( max 7a ) Fix da 10 mm
11. COSI’ NON FAN TUTTI: 6 tiri  (max 7a ) Spit rock da 10 mm  
12. SOLI NEL SOLE: 4 tiri ( max 6a+) Fix da 10 mm. Diff obbl ( 6a )
13. SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI: Monotiro  25 mt ( max 6a+) Fix inox da 10 mm. Diff obbl ( 6a ).  
14. MONTURA PEOPLE: Monotiro 25 mt (max 6c) Fix inox da 10 mm. Diff obbl ( 6a+ ).
15. PER UN PUGNO DI PIXEL: Monotiro 25 mt (7a) Fix inox da 10 mm. Diff obbl ( 6b+ ).
16. LA CURA DEL PADRE: Monotiro 35 mt (max 6b) Fix inox da 10 mm. Diff obbl ( 6a+ ).
 

Rock Master 2010, gli atleti in gara nello speciale Pre-mondiale di Arco

Dal 16 al 18 luglio ad Arco entra in scena il Rock Master in versione mondiale. Una veloce panoramica sui più di 170 atleti iscritti a questo importante appuntamento che funge come pre evento per il IFSC World Championship 2011.

Il conto alla rovescia è iniziato, manca meno di una settimana per uno degli appuntamenti più importanti della stagione agonistica, il Rock Master di Arco che quest’anno è stato anticipato dal tradizionale weekend di settembre a metà luglio per fungere come prova generale prima del Campionato del Mondo 2011. E siccome ogni prova generale è importante, ad Arco arriveranno più di 170 atleti per sondare il terreno e guadagnare esperienze importanti per il Climbing World Championship che si terrà nel territorio del Garda Trentino nel 2011. 170 atleti è un numero davvero impressionante e i tre giorni di gara saranno sicuramente un tour de force, non soltanto per gli atleti ma anche per i tracciatori, i giudici, e tutta la macchina organizzativa. Ma Arco – da capitale dell’arrampicata sportiva qual è – ha tutti i numeri e la storia per farcela, e lo spettacolo non mancherà di certo anche perché al Climbing Stadium ci saranno tutti, ma proprio tutti, i migliori atleti del mondo.

LEAD
Nella gara Lead di venerdì e sabato la lista dei big è davvero lunga. A partire dal Campione del mondo Patxi Usobiaga, che dovrà tenere sotto controllo soprattutto Adam Ondra, il vincitore della Coppa del Mondo 2009, e Ramón Puigblanque, l’indiscusso re del Rock Master di Arco degli ultimi anni. Ma forse sarà un "outsider" d’eccellenza a fare la grande sorpresa, il fortissimo Chris Sharma. E’ dal 1999 che lo statunitense non gareggia più ad Arco e la sua performance è attesissima, anche perchè "The King" ha scelto di mettersi alla prova non soltanto nella discipline con la corda, ma anche nel boulder. A tentare questo bis assieme a lui ci sarà, non c’è da stupirsi, Adam Ondra ma anche il fortissimo canadese Sean McColl che in questa stagione sta realmente dimostrando tutto il suo potenziale. Poi c’è la solita temibile squadra austriaca trainata da David Lama e Jakob Schubert, mentre i tifosi azzurri potranno godersi un cambio generazionale, con un team decisamente più giovane rispetto al passato formato da Marcello Bombardi, Nicola De Mattia, Stefano Ghisolfi, Rudi Moroder e Silvio Reffo.
In gara femminile invece si registra l’unica grande assenza, per un infortunio, Johanna Ernst, la regina austriaca che l’anno scorso ha vinto sia la Coppa del Mondo, sia il Campionato del Mondo. Ma questo non significa che sarà facile per le altre, anzi: Angela Eiter e Maja Vidmar sono sicuramente tra le più quotate, ma nella lista delle atlete spiccano anche la belga dalle mille battaglie Muriel Sarkany (campionessa del mondo 2003!) e la sua connazionale Chloé Graftiaux, la slovena Mina Markovic, e le francese Caroline Civaldini e Charlotte Durif. Le speranze azzure sono sulle spalle di Jenny Lavarda e delle altre giovane leve: Sara Avoscan, Manuela Valsecchi e Alexandra Ladurner, tutte e tre grandi sperenza dell’arrampicata azzurra.

BOULDER
Per i boulder scenderanno in campo sia i Campioni del Mondo in carica Alexey Rubtsov e Yulia Abramchuk, sia i dominatori della Coppa del Mondo 2009, Kilian Fischhuber e Akiyo Noguchi. Ma non è detto che la gara sarà fra questi soltanto, anzi! Lo squadrone italiano è forte come non da tempo, (Michele Caminati, Niccolo’ Ceria, Christian Core, Stefano Ghisolfi, Gabriele Moroni e Jacopo Larcher), ma anche i russi sfoggiano i loro pezzi da novanta (Rustam Gelmanov e Dmitry Sharafutdinov), come d’altronde i francesi (Guillaume Glairon Monder e Loïc Gaidioz). Poi ci sono altri atleti capaci di tirare fuori l’asso nel momento più importante, come lo svizzero Cédric Lachat, lo sloveno Klemen Becan e l’inglese Stewart Watson
Anche Abramchuk e Noguchi dovranno arrivare in forma strepitosa, perché ad aspettarle al varco ci saranno le solite Anna Stöhr, Chloé Graftiaux, Alex Johnson, Natalija Gros, Mina Markovic e le "veterane" Olga Bibik e Olga Shalagina. A tentare il bis Lead + Boulder ci saranno tante, incluse le italiane Jenny Lavarda ed Alexandra Ladurner. Arco promette di essere un grande appuntamento per loro quindi, ma anche per l’altra italiana che gioca nel boulder, Elena Chiappa.

SPEED
Anche nella velocità non mancano i campioni. La polacca Edyta Ropek e il russo Sergey Sinitsyn  – i vincitori della Coppa del Mondo 2009 – ci saranno, come d’altronde anche i campioni del mondo in carica, i cinesi Qixin Zhong e Cuilian He. A cercare di batterli sulle due piste alte 15m ci saranno ovviamente tutti i componenti dei fortissimi team dell’ est, soprattutto dalla Russia e dall’ Ucraina, e nonostante il vantaggio di giocare in casa gli italiani Sara e Jessica Morandi, Stefano Ghisolfi, Leonardo Gontero e Michel Sirotti non avranno compito facile.

TEAM SPEED
E’ la novità di quest’anno, la velocità a squadre, una gara a staffetta di team misti (uomini e donne) composti da tre velocisti. Cina e Russia sono i grandi favoriti ovviamente, ma anche la Polonia, l’Ucraina e il Venezuela potrebbe dire la loro. E poi c’è l’Italia che si presenta con ben due squadre. 

ARCO ROCK LEGENDS
La gara nella gara, ovvero, i due ambiti riconoscimenti di Arco Rock Legends assegnati delle più importanti riviste internazionali di settore. Per il Salewa Rock Award, overo per le realizzazione in falesia o sul boulder, sono stati nominati Charlotte Durif, Enzo Oddo, Adam Ondra, Chris Sharma e Daniel Woods. Mentre per le gare, ovvero il La Sportiva Competition Award, sono in lizza Johanna Ernst, Akiyo Noguchi e Adam Ondra. E’ certo che i giornalisti che rappresentano le 23 testate non avranno compito facile. Come d’altronde tutti gli atleti in gara. A tutti loro il nostro in bocca al lupo!

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Nuove cascate nella Floitental, Austria, per Leichtfried e Purner

Due nuove cascate di ghiaccio aperte nella Floitental (Zillertal), Austria: Excalibur (WI6/R, 120m, Albert Leichtfried & Paul Mair 30/01/2011) e Quasimodo (M7 WI7, 90m, Benedikt Purner e Klaus Pietersteiner 2011/03/02).

I lunghi avvicinamenti non sono mai stati di moda, ma spesso quelli che fanno lo sforzo vengono ampiamente ricompensati. Questo è sicuramente il caso della splendida vallata austriaca Floitental, una diramazione della più famosa Zillertal, che contiene una serie incredibile di linee di ghiaccio ancora inviolate .

La valle è stata presa di mira pochi giorni fa da Albert Leichtfried e Paul Mair che il 30 gennaio hanno effettuato la probabile prima ripetizione di "Das Experiment" (WI6+, 50m, Bernhard Schiestl & Michael Höllwarth, 2004).

Dopo aver salito questa bellissima linea hanno spostato la loro attenzione su una sottile lingua di ghiaccio che avevano avvistato durante l’avvicinamento e hanno quindi aperto la loro Excalibur (WI6/R, 120m). "La linea offre una scalata fantastica ed esigente", ha dichiarato Leichtfried, aggiungendo "un sottile strato di ghiaccio alla partenza richiede sensibilità e conduce ad una candela sospesa nel vuoto. Un bellissimo finale!"

Il 3 febbraio Benedikt Purner e Klaus Pietersteiner hanno seguito le orme dei loro amici e dopo tre ore di avvicinamento si sono scaldati su "Das Experiment", hanno effettuato la prima ripetizione di Excalibur e poi hanno salito il flusso di fronte al Das Experiment. La via, con ghiaccio pericolosamente sottile, si chiama "Quasimodo" (M7 WI7- 90m) e Purner ha affermato: "Aprire la via a vista dal basso è stato piuttosto difficile e il ghiaccio all’inizio era incredibilmente brutto, sicuramente una delle manovre più al limite della mia carriera. Ho continuato perché non riuscivo a scendere e ho cercato di piazzare le protezioni sulla roccia perché non mi fidavo del tutto del ghiaccio, poi sul secondo tiro tutto è filato liscio."

Due giorni più tardi Leichtfried e Purner hanno unito le forze e hanno salito sei classici nel Pinnistal: Magier, Eiszeit, Rumpelkammer, Kerze, Männer ohne Nerven e Gully. 500m di ghiaccio in 6 ore intense. Niente male come allenamento per il loro prossimo viaggio in Norvegia!

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