Angelika Rainer e Jeff Mercier, difficile dry tooling d’inizio stagione in Dolomiti

La meranese Angelika Rainer ha ripetuta ‘Je Ne Sais Quoi’ D14+ e il francese Jeff Mercier ha ripetuto ‘Line above the Sky’ D15 nella falesia Tomorrow’s World in Dolomiti, due difficili vie di dry tooling liberate da Tom Ballard nel 2016

Notizie brevi ma intese arrivano dalla Dolomiti dove la climber meranese Angelika Rainer e l’alpinista francese Jeff Mercier sono riusciti ad iniziare in anticipo la loro stagione con le piccozze. Mentre la Rainerè riuscita a salire Je Ne Sais Quoi, Mercier si è aggiudicato Line above the Sky, due vie di total dry tooling situate nella falesia di Tomorrow’s World al cospetto della Marmolada. Entrambe le vie sono state liberate dall’inglese Tom Ballard nel 2016 e con il grado di D14+ e D15 sono considerate tra le più difficili vie di drytooling al mondo.

La Rainer confessa di essere stata sorpresa della riuscita di ieri, ma c’è da ricordare che il successo arriva dopo un’altra eccellente ripetizione nella stessa grotta, ovvero la salita a febbraio di French Connection che vanta persino il grado di D15-.

In passato la tre volte Campionessa del Mondo di arrampicata su ghiaccio ha salito altre vie di rilievo, non soltanto linee di total dry tooling dove l’elemento ghiaccio non compare. Spiccano per esempio la famosa via su ghiaccio e misto The Mustang M14- a Vail in Colorado nel 2016, il WI10+ di Clash of the Titans a Helmcken Falls in Canada nel 2014 e la via di misto Steel Koan M13+ alla Cineplex Cave in Canada nel 2013.

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Sasha DiGiulian e lo stato dell’arte dell’arrampicata femminile

La top climber statunitense Sasha DiGiulian conversa con planetmountain.com sullo stato attuale dell’arrampicata sportiva femminile, prendendo spunto dalle ultime grandi realizzazioni realizzate in falesia da Margo Hayes e Anak Verhoeven.

Gli ultimi tempi saranno ricordati come momenti importanti per l’arrampicata femminile, con una crescendo di salite a livelli sempre più alti in tutti gli ambiti del mondo verticale, dal boulder alle big wall, passando per le vie in montagna, l’arrampicata sportiva e l’arrampicata trad. Quest’anno nell’arrampicata sportiva in particolare spicca la prima femminile di una via di 9a+, effettuata dalla statunitense Margo Hayes che a febbraio con la sua salita di La Rambla a Siurana è finalmente riuscita ad alzare l’asticella fissata dalla basca Josune Bereziartu con il 9a/9a+ di Bimbaluna a Saint Loup in Svizzera nel 2005. Con questa via di riferimento per il 9a+ la Hayes è diventata la prima donna al mondo a salire una linea di arrampicata sportiva di queste difficoltà (come segno di riconoscimento internazionale, a fine agosto le è stato assegnato il prestigioso premio Wild Country Rock Award agli Arco Rock Legends), mentre a settembre ha confermato la sua classe e anche il 9a+ aggiudicandosi la prima femminile di una delle vie sportive più famose del mondo, Biographie a Céüse. Nel frattempo, c’è stata anche un’altra salita completamente fuori dal normale, ovvero la prima libera di Sweet Neuf a Pierrot Beach in Francia per mano della belga Anak Verhoeven che – se il grado viene confermato – è diventata la seconda donna a salire il 9a+ e la prima a liberare una via così difficile. Per mettere queste straordinarie performance nel loro giusto contesto abbiamo chiesto delucidazioni alla top climber statunitense Sasha DiGiulian. Dopo anni di competizioni, diverse vie sportive fino al 9a e vie di più tiri fino al 8c, è indubbio che la DiGiulian è in grado di offrire un punto di vista assolutamente unico sullo stato attuale dell’arrampicata femminile. Anche perché è testimonial del Women’s SportsFoundation, l’associazione no-profit per promuovere lo sport femminile, fondata nel 1974 da Billie Jean King, considerata una delle più grandi giocatrici di tennis e atlete di tutti i tempi.

Sasha, innanzitutto: l’arrampicata è una questione di sessi? Ovvero, c’è bisogno di fare distinzione tra una salita maschile ed una salita e femminile?
Credo che in arrampicata gli uomini e le donne siano altrettanto capaci. Fisiologicamente, ci sono delle differenze. Ma c’è da dire che l’arrampicata offre una così vasta moltitudine di stili e potenzialità da consentire alle donne di salire vie che sono difficili quanto quelle degli uomini, e forse anche di più.

Dopo aver salito Bain de Sang, il primo 9a femminile, la basca Josune Bereziartu ci aveva detto “Non ho mai voluto competere con i ragazzi. A volte, quando faccio qualcosa di difficile mi piace dire che ispiro alcuni uomini ad arrampicare più forte.” Che ne pensi di questo?
Sono assolutamente d’accordo con questa affermazione. L’arrampicata significa cose diverse per persone diverse. Ciascuno di noi può creare il proprio percorso, seguendo la propria passione. Ciò che è importante è: seguire il proprio cuore, spingersi oltre ed essere grati per le opportunità che ognuno di noi vive giorno per giorno.

Si parla molto negli ultimi anni di prime salite femminili. Quanto sono importanti e cosa dimostrano?
Credo, e l’ho sempre creduto, che una prima femminile sia significativa quando la via è significativa. Una prima salita ed una prima salita al femminile sono punti di riferimento storici nel nostro sport ed entrambi devono essere evidenziati. Chiaramente, se le donne riuscissero a fare più prime libere assolute sarebbe l’ideale.

All’inizio di quest’anno Margo Hayes è diventata la prima donna al mondo a salire una via di 9a+. Cos’hai pensato?
Che era una fonte di ispirazione incredibile. Come il nostro sport si evolve, ogni generazione continuerà a spingere in avanti l’asticella, e ad ampliare la nostra conoscenza di ciò che è possibile. Sia Margo Hayes che Ashima Shiraishi, per nominare soltanto due, hanno fatto questo. Conosco Margo ormai da molti anni. Da subito ho capito che era una ragazza che aveva dentro il fuoco di passione per l’arrampicata, e che sarebbe stata eccelsa. È stato bello vedere la sua carriera sbocciare e sono stata ispirata da quello che ha realizzato. E mi eccita vedere quanto sarà capace di realizzare ancora!

Cosa hai pensato quando hai sentito la notizia della prima libera del 9a+ di Sweet Neuf in Francia da parte della Anak Verhoeven?
Il fatto che Anak sia arrivata al livello di 9a+ dice moltissimo su quanto le donne abbiano continuato a crescere nell’arrampicata. Da quello che capisco, questo era un grado giusto da assegnare alla via. Il fatto che abbia avuto la visione e la fiducia di definire come possibile qualcosa che non era mai stato fatto prima è notevole!

A settembre Margo ha confermato il 9a+ salendo una delle vie più ambite in assoluto. Cosa hai pensato quando hai sentito la grande notizia di Biographie a Ceuse ?
Ho pensato: GO MARGO! Spero che noi tutti, inteso non solo come noi donne ma come l’insieme della nostra comunità, possiamo sostenere i successi reciproci. L’autostima è il requisito indispensabile per l’uguaglianza e il successo.

Chi ti ha ispirato nella tua arrampicata?
Lynn Hill.

In questo periodo c’è stato anche il primo 9c al mondo, Silence a Flatanger per mano di Adam Ondra
A mio parere Adam Ondra è il miglior climber del mondo. Ci sono poche persone nel nostro sport che possono dominare così tante categorie al livello più alto assoluto. Il raggiungimento del 9c è un’altra emblematica pietra miliare con cui lui ha contribuito all’evoluzione del nostro sport.

Da poco sei tornata da una multi-pitch in Madagascar. Prima hai liberato una big wall in Yosemite, prima ancora sei stata in Dolomiti, sull’Eiger, in Sardegna, per non parlare delle vie sportive che hai fatto ed anche i tuoi studi. Quali sono allora i tuoi obiettivi adesso?
La mia passione è esplorare posti nuovi, utilizzando la mia arrampicata per rendere il mondo un posto più positivo, sano e rispettoso, e per spingere i miei limiti atletici su nuove avventure. Seguendo il mio cuore e riconoscendo la gratitudine che ho, per dove il mio viaggio mi ha portato e tutto ciò che devi ancora venire in futuro, è eccitante. 😉

Link: FB Sasha DiGiulian, www.sasha-digiulian.com, Petzl,La Sportiva, www.womenssportsfoundation.org

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Vladimiro Dougan, il discepolo dimenticato di Julius Kugy il film a Trieste

L’11 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale della Montagna, verrà proiettato Domandando di Dougan, il film di Flavio Ghio e Giorgio Gregorio dedicato alla vita del fortissimo alpinista triestino Vladimiro Dougan (1891-1955), a torto dimenticato nonostante la sua attività alpinistica di grande rilievo.

Nell’occasione della Giornata Internazionale della Montagna, 11 dicembre 2017, le sezioni triestine del Club Alpino Italiano, Società Alpina delle Giulie e XXX Ottobre, lo Slovensko Planinsko Društvo Trst (Società Alpina Slovena di Trieste) e l’Associazione Culturale Monte Analogo intendono restituire alla città la memoria di uno dei più eminenti alpinisti che Trieste abbia prodotto.

Ebbe a scrivere Julius Kugy “Se fossi il Re delle Giulie, Dougan dovrebbe essere il principe ereditario.” Un’investitura solenne per Vladimiro “Miro” Dougan (1891-1955) il cui valore alpinistico viene considerato pari a quello del suo coevo e più conosciuto e celebrato Emilio Comici. Eppure, nonostante le tante e autorevoli credenziali, scomparso dagli annali e dalla memoria. Condannato, e siamo negli anni ’30 del ‘900, dall’essere d’etnia slovena e dall’aver prestato servizio durante la Prima Guerra Mondiale nelle file dell’esercito austro-ungarico.

Si sono assunti il compito di ricostruire la memoria di Dougan Giorgio Gregorio e Flavio Ghio e attraverso le immagini e le parole ridare al concittadino la giusta collocazione nella storia e a farne conoscere la figura, le realizzazioni alpinistiche, i pensieri. Lo fanno attraverso un film, Domandando di Dougan, che verrà proiettato in anteprima lunedì 11 dicembre alle ore 21.00 al Teatro Miela, in Piazza Duca degli Abruzzi 3 a Trieste. Interverrà la guida alpina Mario Di Gallo sul tema “Alpi Giulie e Carniche: montagne del silenzio”

L’ingresso alla proiezione è libero. Con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Trieste.

Domandando di Dougan, il film di Flavio Ghio e Giorgio Gregorio

Vladimiro Dougan, alpinista ed esploratore nato a Trieste verso la fine dell’ottocento, ben presto si distinse per le sue imprese, accademico del CAI aveva arrampicato nelle Alpi occidentali, nel Caucaso, in Atlante, eppure era sempre ritornato nelle Giulie, sue montagne predilette.
Era già un grande: accademico del CAI, aveva arrampicato nelle Alpi occidentali, nel Caucaso, in Atlante, eppure era sempre ritornato nelle Giulie, sue montagne predilette.
Lì aveva compiuto ascensioni molto difficili, alcune mai ripetute, come la parete Nord del Ciuc di Vallisetta.
Lì aveva combattuto nell’esercito austro-ungarico.
Lì aveva incontrato un problema che non aveva saputo o voluto risolvere la cui soluzione sarebbe avvenuta per un’etica alpinistica diversa dalla sua: l’anello delle cenge degli dei, nel gruppo dello Jôf Fuàrt, la famosa via Eterna, visionaria idea di Kugy realizzata da Comici. Vicenda qui ripresentata grazie a filmati inediti che mostrano Kugy in età avanzata e un Comici, nell’acme delle forze, ripercorrere le cenge e il tratto chiave della via Eterna.
Cosa rimane oggi della sua lezione? Vedere nella montagna lo specchio dell’anima?
Lo suggeriscono le storie di Dougan e della Val Dogna: lui, stregato dalla sua solitaria bellezza, lei accogliendo con maestoso silenzio, il suo oblio e il suo abbandono.
Lo raccontano le tormentate esperienze di uno scrittore sconosciuto, D.K. che lavorando alla biografia di Vladimir Dougan, l’alpinista dimenticato, s’imbatte in picchi d’essenza insuperabili. Lascerà gli incantesimi della scrittura e troverà nel silenzio ostinato delle cose un controcanto sopravanzante la cruda realtà del finire.
Poi quel controcanto sfuggirà a D.K. e alla sua volontà di determinarlo, seguirà strade impreviste, forse solo inconsciamente sognate.
Il film è un vestito d’arlecchino fatto con le immagini fantasticate negli onirici incontri tra l’amletico narratore e l’alpinista dimenticato, incontri che avvengono tra le pagine di un libro che non c’è. Improvvisamente sorgerà un contrasto tra queste due ombrose figure, colmato da un pathos di silenzio vivo, non dal silenzio morto che risucchia le cose nel gorgo del nulla.
Abbiamo noi orecchi per distinguerli e sottrarre al nulla questa storia?
Nel tempo dell’oblio, non in polverosi scaffali ma nell’inesauribile Natura si cerchi il Pantheon dove risuona il canto degli alpinisti dimenticati da una storia a volte distratta.

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The Dawn Wall a Cortina InCroda venerdì 21 dicembre

Venerdì 21 dicembre Cortina InCroda presenta The Dawn Wall, la storia di Tommy Caldwell e del suo amico Kevin Jorgeson impegnati a liberare la big wall più difficile del mondo su El Capitan in Yosemite, USA

Cortina InCroda porta a Cortina The Dawn Wall, nel contesto di un tour mondiale, che ha preso il via al Trento Film Festival. L’incredibile storia di Tommy Caldwell e del suo amico Kevin Jorgeson, raccontata nel film di Peter Mortimer e Josh Lowell (Stati Uniti, Austria / 2017), ha infatti lasciato senza fiato il pubblico e la giuria del 66. Trento Film Festival, vincendo il Premio del Club Alpino Italiano – Genziana d’oro al miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna.

Nel gennaio 2015, i due giovani statunitensi catturarono l’attenzione del mondo con la loro impresa sulla Dawn Wall, una via apparentemente impossibile di 915 metri nello Yosemite National Park. Ma per Caldwell si trattava di molto più di una scalata. È stato il culmine di una vita definita superando gli ostacoli. All’età di 22 anni fu preso in ostaggio dai ribelli in Kirghizistan. Poco dopo perse il dito indice. Quando il suo matrimonio è andato in pezzi, è sfuggito al dolore concentrandosi sullo straordinario obiettivo di scalare la Dawn Wall. Tra dedizione e ossessione, Caldwell e Jorgeson trascorrono sei anni pianificando meticolosamente la via. Nel tentativo finale, in diretta mondiale, Caldwell si trova di fronte a un momento decisivo: abbandonare il partner per realizzare il suo sogno, o rischiare il successo per il bene della loro amicizia?

L’appuntamento con Cortina InCroda è per venerdì 21 dicembre alle 21, al cinema Eden.

La rassegna Cortina InCroda è co-organizzata con il Comune di Cortina d’Ampezzo.

Cortina InCroda
Presidente:Federico Michielli
Vice Presidente:Alessandro Manaigo
Curatori:Federico Michielli, Alessandra Segafreddo, Paolo Tassi,
Videomaker:Alessandro Manaigo.
Ufficio Stampa:Alessandra Segafreddo.
Web Editor:Mauro De Biasi.
Staff organizzativo:Paolo Tassi, Diana Gaspari, Claudio Vecellio, Bruno Sartorelli, Giorgio Costantini, Aldo Da Vià, Edoardo Valleferro, Maria Pescolderung.
Sponsor:Cooperativa di Cortina, Cassa Rurale e Artigiana di Cortina d’Ampezzo e delle Dolomiti, Società Faloria.
Media and Web Partner:Radio Cortina, Corriere delle Alpi, PlanetMountain, Il Notiziario di Cortina.

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Info:www.cortinaincroda.org

Stefano Ghisolfi e Jain Kim colossali a Kranj

Ieri a Kranj in Slovenia Jain Kim e Stefano Ghisolfi hanno vinto la quinta tappa della Coppa del Mondo Lead 2018. Jakob Schubert e Janja Garnbret 2°, Masahiro Highuchi e Hannah Schubert 3°

Stefano Ghisolfi colossale a Kranj. Ieri sera il 25enne climber ha vinto la quinta tappa della Coppa del Mondo di Arrampicata Lead, battendo tutti con l’unico top della serata. L’impresa di Ghisolfi – la seconda in questa stagione dopo Chamonix – è arrivata dopo un’eccellente prestazione nella durissima semifinale, dove si era piazzato secondo provvisorio ad una presa dal neo Campione del Mondo Jakob Schubert. In semifinale infatti pezzi da novanta come Romain Desgranges e Domen Skofic non erano riusciti a qualificarsi per il round decisivo, che vantava invece di un terzetto tutto italiano, Stefano Ghisolfi, Francesco Vettorata e Marcello Bombardi.

Già l’anno scorso questo trio si era qualificato per la finale a Kranj (per trovare un’altra tripletta italiana in finale dobbiamo ritornare indietro fino a Brno 2004, con Flavio Crespi, Dino Lagni e Luca Zardini) e mentre Vettorata si è un po’ perso nel tetto fermandosi al 6° posto e Bombardi ha sfiorato il podio fermandosi al 4° posto, Ghisolfi è andato dritto al top, prendendosi tutto il tempo necessario anche per “smagnesare” alla presa svasa finale prima di passare la corda nel moschettone di sosta. A questo punto soltanto Schubert poteva rubargli la scena ma dopo una partenza inusualmente non decisa rimane beffato all’ultimo movimento. A salire sul terzo gradino del podio il giapponese Masahiro Higuchi.

La gara femminile è stata vinta da una sempre graziosa Jain Kim che sull’intensa via ha dimostrato di avere più potenza di tutti. Già in semifinale la sud coreana aveva mostrato una forma strepitosa, raggiungendo l’unico top della via, e anche se in finale si è dovuta arrendere sotto il top, era riuscita a salire ben 12 prese più in alto della favorita di casa Janja Garnbret, seconda. Sul podio per la prima volta nella sua carriera Hannah Schubert, sorella di Jakob, che era caduta dalla stessa presa della Garnbret in finale e spareggiata quindi dal risultato della semifinale.

Con questa vittoria Ghisolfi accorcia le distanze tra lui e Schubert che conduce la classifica provvisoria con un vantaggio di 30 punti prima delle ultime due tappa in Cina.

1 Jain Kim KOR 41
2 Janja Garnbret SLO 34+
3 Hannah Schubert AUT 34+
4 Jessica Pilz AUT 30
5 Katharina Posch AUT 27+
6 Natsumi Hirano JPN 13+
7 Katherine Choong SUI 13+
8 Mina Markovic SLO 13+

9 Mei Kotake JPN
10 Mia Krampl SLO
11 Manon Hily FRA
12 Tjasa Kalan SLO
13 Julia Fiser AUT
14 Lana Skusek SLO
15 Heloïse Doumont BEL
16 Molly Thompson-Smith GBR
17 Hélène Janicot FRA
18 Anne-Sophie Koller SUI
19 Katja Kadic SLO
20 Vita Lukan SLO
21 Miho Nonaka JPN
22 Iva Vejmolova CZE
23 Ievgeniia Kazbekova UKR
24 Lucka Rakovec SLO
25 Maëlys Agrapart FRA
26 Christine Schranz AUT
27 Vanda Michalkova SVK
27 Aya Onoe JPN
29 Michelle Hulliger SUI
30 Tjasa Slemensek SLO
31 Eliska Adamovska CZE
31 Tina Johnsen Hafsaas NOR
33 Yuki Hiroshige JPN
34 Urska Repusic SLO
34 Nikki Van Bergen NED
36 Chloe Caulier BEL
37 Joanna Neame GBR
38 Silvia Cassol ITA
39 Lenka Slezakova CZE
40 Eliska Novotna CZE
41 Rebecca Frangos CAN
41 Mariia Musienko RUS
41 Emma Palmer USA
44 Leonie Lochner GER
45 Sabina Vecerova CZE
46 Antonia Valenzuela CHI
47 Lucinda Ann Stirling AUS

1 Stefano Ghisolfi ITA Top
2 Jakob Schubert AUT 49+
3 Masahiro Higuchi JPN 43+
4 Marcello Bombardi ITA 43+
5 Sean Mccoll CAN 40+
6 Francesco Vettorata ITA 36
7 Yuki Hada JPN 28+
8 Kokoro Fujii JPN 28
9 William Bosi GBR
10 Kai Harada JPN
11 Fedir Samoilov UKR
12 Domen Skofic SLO
13 Taisei Homma JPN
14 Yoshiyuki Ogata JPN
15 Minoru Nakano JPN
16 James Pope GBR
17 David Firnenburg GER
18 Jakub Konecny CZE
19 Thomas Joannes FRA
20 Romain Desgranges FRA
21 Max Rudigier AUT
22 Taito Nakagami JPN
23 Hidemasa Nishida JPN
24 Hanwool Kim KOR
25 Sascha Lehmann SUI
26 Sebastian Halenke GER
27 Hannes Puman SWE
28 Georg Parma AUT
29 Hamish Mcarthur GBR
30 Mathias Posch AUT
31 Andoni Esparta Frade ESP
32 Matthias Schiestl AUT
33 Martin Bergant SLO
34 Sébastien Berthe BEL
35 Klemen Novak SLO
36 Mark Brand NED
37 Lars Hoffmann GER
37 Milan Preskar SLO
39 Louis Gundolf AUT
40 Max Kleesattel GER
41 Aleksei Shchervianin RUS
42 Ziga Zajc SLO
43 Luka Potocar SLO
44 Ruben Firnenburg GER
45 Vojtech Trojan CZE
46 Kieran Forrest GBR
47 Sven Lempereur BEL
48 Ronny Escobar CHI
49 Eneko Carretero Cruz ESP
50 Stefan Scherz AUT
51 Benjamin Ayala CHI
52 Rafael Coronado LUX
53 Vadim Malshchukov RUS
54 Love Ymer Alber SWE
55 Tomas Binter CZE
56 Guillem Monsech Gasca ESP
57 Josh Levin USA
58 Simon Potucek CZE
59 Benjamin Vargas CHI
60 Stepan Potucek CZE
61 Martin Tekles GER

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L’Aquila, Roma, Napoli e Casatenovole le nuove tappe del Banff Mountain Film Festival World Tour Italy

Il Banff Mountain Film Festival prosegue il tour italiano: appuntamento lunedì 9 aprile a L’Aquila, martedì 10 aprile a Roma, mercoledì 11 aprile a Napoli e venerdì 13 aprile a Casatenovo (LC)

Il Banff Mountain Film Festival World Tour Italy, che dal 2013 porta in Italia i migliori film del Festival del Cinema di Montagna di Banff (Canada), continua il suo viaggio in Italia con le tappe di L’Aquila, Roma, Napoli e Casatenovo. A L’Aquila l’appuntamento è lunedì 9 aprile presso il Teatro Comunale Ridotto; a Roma martedì 10 aprile presso il Cinema The Space Moderno, a Napoli mercoledì 11 aprile presso il Cinema Metropolitan e venerdì 13 aprile a Casatenovo (LC) presso l’auditorium di Casatenovo Tutte le proiezioni inizieranno alle 20.

Tra i film in programma ricordiamo Loved by All, che racconta la storia di Apa Sherpa, entrato nel Guinness dei primati per aver salito 21 volte il monte Everest e impegnato con la sua fondazione a garantire un’istruzione ai bambini della valle del Khumbu. Safety Third è invece un tributo al fortissimo e poco noto free soloist Brad Godbright, re di El Dorado Canyon. Di lui Alex Honnold dice: “Mi sudano le mani a guardare quel che fa!” Tsirku racconta infine il viaggio degli sciatori Samuel Anthamatten, Hadley Hammer e Ralph Backstrom alla ricerca delle linee più spettacolari, sfidando la forza di gravità sulla Corrugated, nei remoti spazi tra Alaska e Canada.

Il programma completo dei film che saranno proiettati nel corso di ogni serata sarà disponibile sul sitoal link www.banff.it/video-category/film-2018/. I biglietti sono in vendita online sito ufficiale del Banff Mountain Film Festival World Tour Italy al prezzo di 15€ (più diritti di prevendita), presso i punti vendita Vivaticket (elencati a questo link) oppure telefonando al call center 892234.

Nella realizzazione dell’edizione 2018, il BMFF WT Italy è affiancato dagli sponsorEnervit, La Sportiva, Ferrino, Garmin®, Air Canada, e Buff® e dai partner tecniciArtech Digital Cinema e Vivaticket. La tappa L’Aquila è in collaborazione con la sezione CAI de l’Aquila e l’Istituto cinematografico dell’Aquila; la tappa di Roma con lo store RRTrek e quella di Napoli con DirezioneVerticale.it .

CALENDARIO 2018
19 febbraio – Milano – Teatro Nazionale CheBanca! / Première
22 febbraio – Bolzano – Cinema Teatro Rainerum
26 febbraio – Brescia – Teatro Sociale
1 marzo – Genova – The Space Porto Antico
2 marzo – Varese – Cinema Teatro Nuovo
5 marzo – Torino – Cinema Massimo
6 marzo – Torino – Cinema Massimo
7 marzo – Bologna – Teatro Cinema Antoniano
12 marzo – Bergamo – Cinema Conca Verde
13 marzo – Bergamo – Cinema Conca Verde
14 marzo – Trieste – Cinema Teatro Miela
15 marzo – Udine – Cinema Visionario
16 marzo – Treviso – The Space Silea
19 marzo – Padova – Cinema MPX – Pio X
20 marzo – Vicenza – Cinema Patronato Leone XIII
21 marzo – Verona – Cinema KappaDue
26 marzo – Saronno (MI) – Cinema Silvio Pellico
27 marzo – Lecco – Cinema Palladium
4 aprile – Cuneo – Cinema Monviso
5 aprile – Biella – Teatro Sociale Villani
6 aprile – Aosta – Cinema Teatro Giacosa
8 aprile – Terni – Cinema Cityplex
9 aprile – L’Aquila – Ridotto Teatro Sociale
10 aprile – Roma –The Space Moderno
11 aprile – Napoli – Cinema Metropolitan
13 aprile – Casatenovo (LC) – Cinema Auditorium
16 aprile – Pisa – Cinema Isola Verde
17 aprile – Firenze – Cinema La Compagnia
19 aprile – Morbegno – Cinema Pedretti

I FILM IN PROGRAMMA
Il programma dei film è uguale per tutte le tappe; film in lingua originale e sottotitoli in italiano.

Above the Sea
Deep Water Solo / USA 2016 /16′ / Regia: Josh Lowell / Casa di produzione: Red Bull Media House e Big Up Production
Chris Sharma si conferma uno dei più grandi protagonisti dell’arrampicata “deep water solo”. Dieci anni dopo la sua salita del grandioso arco di Es Pontas, che ha dettato gli standard a una intera generazione, Chris torna a Maiorca dove scopre una nuova, bellissima e difficile parete con pochi e minuscoli appigli. Se riuscirà a concatenare la giusta sequenza di mosse e a non arrendersi di fronte alle numerose cadute nell’acqua, potrà stabilire un nuovo record di difficoltà in questa affascinante disciplina.

Imagination: Tom Wallisch
Banff Mountain Film Festival: Best Film Snow Sport
Freeride / Canada 2017 / 5′ / Regia: David Mossop Produttore: Mitchell Scott Casa di produzione: Sherpas Cinema
Immaginate di tornare bambini, durante uno di quegli interminabili viaggi seduti in macchina sul sedile posteriore, mentre i vostri genitori discutono animatamente. Vorreste con tutte le forze essere altrove e iniziate a immaginare che uno sciatore vi affianchi, e che sia possibile disegnare le sue evoluzioni semplicemente muovendo le vostre dita… Ma se tutto questo diventasse improvvisamente realtà? E se lo sciatore fosse nientemeno che Tom Wallisch, campione mondiale di slopestyle nel 2013?

Johanna
Banff Mountain Film Festival: Best Short Mountain Film
Free Diving / UK 2016 / 4′ / Regia: Ian Derry / Produttore: Ian Derry / Casa di produzione: Archer’s Mark
Per la freediver Johanna Nordblad tuffarsi nelle gelide acque sotto la superficie ghiacciata dei laghi è un’esperienza quasi surreale in un ambiente pieno di pace. Già campionessa finlandese di freediver, Johanna inizia a immergersi nelle acque gelide del Mare artico come terapia in seguito a un incidente ciclistico.

Loved by All: the story of Apa Sherpa
Alpinismo e montagna /Canada 2017 / 14′ / Regia: Eric Crosland / Produttore: Malcolm Sangster / Casa di produzione: Sherpas Cinema
Apa Sherpa ha scalato il Monte Everest per ben 21 volte, ma vorrebbe che nessuno fosse obbligato a fare la sua stessa vita. Essendo cresciuto nella remota regione del Khumbu (Nepal), Apa fu obbligato a lasciare la scuola e a lavorare come portatore dall’età di 12 anni, in seguito alla morte del padre. Per le persone che abitano il Nepal rurale, i guadagni provenienti dall’attività di portatori d’alta quota sono un elemento di conflitto con i loro veri sogni, realizzabili soltanto grazie a un livello di istruzione adeguato.

Planet Earth II (Tour Edit)
Banff Mountain Film Festival: Award for Creative Excellence
Wildlife e Natura / UK 2017 / 7′ / Regia: Justin Anderson / Produttore: Justin Anderson / Casa di produzione: BBC Natural History Unit
Solo pochi animali pionieri hanno tutto ciò che serve per sopravvivere nell’ambiente severo delle più alte catene montuose e tendono a essere tra i più misteriosi e timidi animali sul pianeta. Un viaggio in un mondo fantastico ma pieno di pericoli, dove lo stambecco (Ibex Nubian) impara a muoversi su ripidissimi dirupi lottando ogni giorno per la vita; ce lo racconta il divulgatore scientifico e naturalista britannico David Attenborough.

Safety Third
Climbing / USA 2017 / 29′ / Regia: Cedar Wright e Taylor Keating / Produttore: Cedar Wright / Casa di produzione: Cedar Wright Productions
Brad Gobright – attuale detentore del record di velocità per la salita al Nose (El Capitan, Yosemite Valley, California, in 2h 19 min44 sec, il 21 ottobre 2017) – è un climber di molto coraggio e scarsa fama. Dalle sue arrampicate trad molto poco protette alle incredibili salite in free solo, il film mostra il recupero di questo incredibile atleta dopo un incidente alla schiena, compiendo alcune delle più difficili ascensioni della sua carriera. Dice di lui Alex Honnold: “Mi sudano le mani a guardarlo fare free solo!”

Surf the Line
Slackline / Francia 2016 / 3′ / Regia: Jérémy Frey / Produttore: Arnauld Hiltzer / Casa di produzione: Hello Emotion
Per gli scatenati Flying Frenchies, pensare “out of the box” non è una decisione ma un vero e proprio stile di vita, un piccolo cortometraggio in bilico (è il caso di dirlo!) tra sogno e realtà!

The Frozen Road
Banff Mountain Film Festival: Special Jury Mention
Fat Bike Solo / UK 2017/ 24′ / Regia: Ben Page / Produttore: Ben Page
Ben Page è un giovane inglese di 22 anni che, nel 2014, ha scelto di vivere un’avventura in totale solitudine, su due ruote, attraversando i cinque continenti. Il film documenta il suo viaggio negli spazi più remoti del Canada artico dove Ben scoprirà che scontrarsi con la dura realtà di un ambiente tanto straordinario quanto ostile è qualcosa di molto diverso dal romanticismo di un libro di Jack London…

Tsirku (Tour Edit)
Ski / Canada 2016 / 16′ / Regia: Eric Crosland / Produttore: Malcom Sangster / Casa di produzione: Sherpas Cinema
SamAnthamatten,Ralph Backstrom e Hadley Hummer – l’unica donna del team – decidono di mettersi alla prova sulle leggendarie creste che si trovano nell’area del ghiacciaio Tsirku, nella remota catena del monte Sant’Elia, e precisamente nel punto di convergenza tra Alaska, Yukon e British Columbia. Un lungo viaggio tra crepacci, seracchi e valanghe, un’esperienza incredibile nell’ultima frontiera dello sci estremo con una serie di prime discese davvero indimenticabili.

Why
Kayak / Francia 2016 / 7′ / Regia: Hugo Clouzeau / Produttore: We Are Hungry / Casa di produzione: We Are Hungry
Islanda. Una terra fredda, aspra e ostile dove potenti fiumi scavano il loro corso in strette gole di roccia, per finire in fragorose cascate che si dirigono verso il mare. Un gruppo di kayaker francesi viaggia in questi ambienti proibitivi cercando la risposta a un’unica domanda: perché? Perché facciamo questo?

Che cosa è il Banff Mountain Film Festival
In programma ogni autunno nella cittadina di Banff, nello stato dell’Alberta in Canada, il Banff Mountain Film Festival è una prestigiosa rassegna cinematografica: nove, intense giornate in cui i riflettori sono puntati sui migliori film e libri di montagna del mondo con ospiti internazionali, autori, registi, alpinisti, climber ed esploratori provenienti da ogni angolo del pianeta.Non appena si chiude il sipario a Banff, prende il via il World Tour tra Canada, Stati Uniti e altri 40 Paesi. Da oltre 20 anni infatti il BMFF ha messo a disposizione il programma del festival a una community internazionale che ormai conta la partecipazione di oltre 550.000 spettatori per un numero complessivo di circa 1.100 serate che si svolgono in quasi 600 teatri e cinema in tutto il mondo.In Italia dal 2013, il Banff Mountain Film Festival World Tour Italy porta in Italia ogni anno i migliori corto e medio metraggi della rassegna canadese. Ogni serata consta di circa due ore di proiezione e il programma, realizzato appositamente per il pubblico italiano.

ACQUISTO E PREZZO BIGLIETTI
È già aperta la prevendita sul sito ufficiale al linkwww.banff.it
15€ Prezzo prevendita online (più diritti di prevendita)

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www:Info, programma e biglietti suwww.banff.it
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Twitter:@BanffItalia
Instagram: www.instagram.com/banffitalia

Spigolo Casanova – Marchisio, nuova via d’arrampicata al Popera (Dolomiti)

Il racconto di Nicola Marchisio che, insieme a Christian Casanova, ha salito lo spigolo est del Monte Popera, Dolomiti del Comelico e di Sesto. Una via estetica però, come avvertono i primi salitori, spesso su roccia marcia e con dei lunghi runout tra le protezioni.

La via era già stata tentata nell’ ’85 dal fortissimo Gildo Zanderigo e Bruno Martini, storico gestore del rifugio Berti, e nel ’95 sempre da Zanderigo, ma questa volta con Stefano De Martini e Francesco De Martini. In quest’ultimo tentativo la cordata era riuscita a raggiungere la vetta passando decisamente più a destra in piena parete, rinunciando allo spigolo a causa della roccia troppo “marcia” per potersi proteggere con il solo uso di chiodi. Informati della cosa dallo stesso Zanderigo, decidiamo di portarci dietro il trapano ed alcuni spit, con l’idea di avere delle soste sicure ma di limitare l’uso dei tasselli ai soli tratti non proteggibili e potenzialmente pericolosi.

Tutto è iniziato il primo agosto con un messaggio mandatomi dal mio compagno di corso (corso aspiranti guide alpine interregionale) Christian Casanova, in cui compariva la foto di una parete da sogno con una linea rossa tracciata su uno spigolo e una semplice frase: “venerdì vuoi venire ad aprire questa incredibile via? Sarebbe strafigo andarci assieme.” Deciso, si parte!

All’alba del venerdì abbandoniamo il biv. Battaglion Cadore e alle 7,30, dopo un’ora di ghiaioni e 175 metri di zoccolo, siamo finalmente all’attacco della via vera e propria. Il primo tiro parte più a sinistra dei vecchi tentativi, su una facile placca di roccia buona ma, una volta entrati nel diedro-camino cambia, tutto: roccia molto marcia ovunque e protezioni buone praticamente inesistenti! Christian comunque riesce a salire il tiro utilizzando un solo spit piazzato, tra l’altro, molto in alto. Lo raggiungo in sosta e finalmente tocca a me.

Il secondo tiro è un bel diedro sbarrato a circa un terzo da un tetto che, visto da qui, non sembra per nulla semplice da superare. Raggiunto lo strapiombo riesco a piazzare un buon friend e a superarlo, qui la roccia è decisamente migliore e qualche buona protezione si riesce a mettere. Il tiro seguente è un diedro leggermente strapiombante che porta alla base dello spigolo vero e proprio.

Ci siamo! Questa sarà sicuramente la parte più impegnativa della via, ci troviamo davanti un muro leggermente strapiombate fatto di roccia gialla incrostata di licheni e con tratti che sembrano così marci da star su per miracolo. Parte Christian. Fatti i primi 8 metri senza mettere nulla riesce a raggiungere un terrazzino di circa 20 cm, da qui non può proseguire senza mettere uno spit, inizia quindi a recuperare il trapano. Non so bene come (data l’esiguità della tacca che tiene con la mano sinistra) riesce a mettere il tassello e a rinviare, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti e due.

Ma non è finita qui, continua a scalare scomparendo dietro lo spigolo, a me non resta che continuare a dar corda e incoraggiarlo. Dopo una quindicina di metri sento di nuovo il rumore del trapano e poi dopo 15 minuti lo vedo ricomparire e montare la sosta. Lo raggiungo in sosta e mi complimento con lui, ha aperto il tiro su roccia molto precaria con solo due spit e tre friend sicuramente non a prova di bomba.

Guardiamo cosa ci aspetta e capiamo subito che sarà ancora dura, la parete continua ad essere leggermente strapiombante, su roccia più buona ma sicuramente più difficile. Essendo indubbiamente il più forte dei due, parte di nuovo lui. Inizia a scalare iperconcentrato, fa un primo passo bello duro e continua a salire senza mettere nessuna protezione per 15 metri. Piazza due protezioni passando le due mezze sfalsate, riposa un attimo e riparte. Risale un fessurino scalando in modo divino, continua a salire ma non riesce a mettere nessun friend e non può fermarsi a mettere uno spit. Nessuno dei due dice una parola, la concentrazione è al massimo. Scala preciso e velocissimo, dopo 20-25 metri riesce finalmente a mettere un friend, poco dopo lo sento lanciare un urlo liberatorio bellissimo. Quell’urlo mi fa capire che ce l’abbiamo fatta, siamo fuori dalle difficoltà e la felicità arriva come un treno.

Lo raggiungo incredulo, ha aperto un tiro allucinante, 40 metri di 7a con un passo molto duro e poi continuità proteggendosi solo in un punto e facendo un run out di 25 metri fin quasi in sosta. Non c’è nulla da fare, questo ragazzo è di un altro pianeta. È mio l’onore di raggiungere la cima con un tiro di 40 metri non difficile.

Alle 13,30 finalmente ci abbracciamo in cima, consci di aver fatto una salita che rimarrà indelebile nei nostri ricordi. Siamo scesi dalla normale al Popera e abbiamo raggiunto il rifugio Berti, dove Bruno ci ha fatto reintegrare in un attimo tutti i liquidi e le calorie bruciate offrendoci un numero imprecisato di birre e un piattone di pasta.

Ringrazio il mio socio Christian per avermi dato questa opportunità rara per un cuneese, Bruno Martini per l’accoglienza squisita e, anche se non lo conosco personalmente, Gildo Zanderigo per le informazioni e le dritte.

di Nicola Marchisio

SCHEDA: Spigolo Casanova-Marchisio al Popera

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Marcello Bombardi: da Siurana al sogno Olimpico

Intervista al fortissimo climber modenese Marcello Bombardi. Dalle sue recenti salite in falesia a Siurana in Spagna ai suoi allenamenti per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Di Fabio Palma.

Ne hanno subito parlato anche i social spagnoli perchè il Veni, vidi, vici di Marcelo Bombardi, a Siurana, non poteva passare inosservato. Anche perchè, fra i “collezionisti” di tiri duri e specialisti in terra spagnola, Marcello è un nome nuovo, anche se il suo livello, per chi lo ha visto nella gare o per caso osservato allenarsi, è assolutamente mostruoso. Marcello è uno dei pochisismi al mondo capace di raggiungere una finale di Coppa del Mondo o Campionato del Mondo sia in Lead che Boulder… siamo ben oltre l’eccellenza, insomma. In Italia Marcello è Campione Italiano in carica di Boulder ed è già stato Campione Italiano Lead. Insomma, è una delle punte di diamante della Nazionale Italiana che sogna le Olimpiadi di Tokyo 2020, pur con problemi di Federazione di un certo peso.


Allora Marcello, ti piace anche la roccia, quindi? O è solo allenamento?

Sì, certo. Le gare non mi lasciano molto tempo per toccarla, ma finite le gare di Coppa del Mondo in Cina a novembre ho iniziato subito col boulder e le vie su roccia, mi piace molto. Io vengo da Modena e quindi sono nato con la plastica, la più vicina falesia è Bismantova… mi piace scalare anche su vie facili.

E hai scelto Siurana per le vacanze di Natale
Sì, Margalef non mi attirava molto, non sono uno scalatore che apprezza i buchi. Siurana mi piace come stile e anche come clima e luogo. Sono arrivato il 28 e ho provato subito l’Odi social (8c+) ma non mi è venuta in giornata. L’1 e il 2 ho salito Estado critico (9a) e l’Odi social, rispettivamente in sette e cinque tentativi. Ho riposato il 3 e poi ho salito ancora Renegoid (8b+) il 4, e Jungle Speed (8c+) il 5. Un tiro boulderoso corto che mi è venuto in due ore.

Per uno che scala prevalentemente su plastica non male… conferma che voi garisti ormai avete un livello assurdo
Abbiamo sicuramente bisogno di una fase di adattamente ma se ti piace la roccia poi ti trovi bene. Dopo qualche attimo di smarrimento non puoi che apprezzare certe linee e certi posti.

Non trovi strano che oggi, con i vostri allenamenti che hanno molte meno “tacche” che in passato per via delle nuove tracciature, su roccia vi troviate ancora meglio che non i garisti anche di pochi anni fa?
Non so, forse il livello medio si è alzato e forse con le nuove prese e volumi comunque abbiamo a disposizione più varietà e adattarci ci è più facile.

Quante prese tocchi alla settimana nei tuoi allenamenti?
Oddìo, non lo so… dovrei pensarci! Faccio spesso due allenamenti al giorno, col riscaldamento di circa 3 ore. Credo intorno ai 600 movimenti in 3 ore, adesso che mi ci fai pensare. Oltre al riscaldamento salgo 7/8 vie difficili quando sono lontano dalle gare, e mediamente 4 dure in tempo di competizione. Questo sulle prese, poi ci sono le parti a secco e di coordinazione.

E boulder?
1h30′ di blocchi, con intervalli brevi… a pensarci, direi sui 200 movimenti. Spesso preceduti da Pan Güllich o lavori di forza pura

Ma adesso hai anche la Speed, visto il sogno Olimpiade…
(Ride). Eh sì, devo farla e mi piace anche, mi arrabbio solo quando sbaglio ma fotunatamente inizio a capirci qualcosa! Un paio di sedute di Speed alla settimana devo inserirle perchè alla gara di qualifica Olimpica di dicembre si accede soltanto se sei fra i primi 20 combinatisti, e vengono presi i migliori due risultati di ogni disciplina, quindi Lead, Boulder e Speed. Adesso comincio a trovarmi abbastanza bene anche in Speed e la sento meno un obbligo, sicuramente per la potenza è anche molto allenante.

E immagino che per la roccia sia chiusa una parentesi
Qualcosa farò ancora, ho un progetto vicino a casa e penso di avere il tempo di provarlo. Con le gare e gli allenamenti gran viaggi non ne posso fare, ma ogni tanto anche per relax la toccherò, e credo sia anche molti utile tecnicamente.

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Rodellar, il climbing e il portfolio del meeting La Sportiva in Spagna

Le foto di Matteo Pavana del meeting dei big atleti La Sportiva tenutosi dal 21 al 23 settembre a Rodellar in Spagna.

Alcuni giorni fa Rodellar, una delle falesie più belle della Spagna e quindi per default una delle più belle al mondo, ha ospitato il tradizionale meeting d’arrampicata al quale hanno partecipato oltre 300 climber di tutto il mondo. nello stesso weekend si è svolto anche il meeting La Sportiva con la sua “famiglia” di super atleti quasi al completo. Tutti grandi nomi dell’arrampicata mondiale come Caroline Ciavaldini, Kilian Fischhuber, Nalle Hukkataival, Jacopo Larcher, James Pearson, Eneko e Iker Pou, Federica Mingolla, Silvio Reffo, Katharina Sauerwein, Roger Schaeli, Patxi Usobiaga, Anak Verhoeven, Jorg Verhoeven, Barbara Zangerl.

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Tra una chiacchierata e l’altra ovviamente non sono mancate delle belle realizzazioni sopra il lento fiume del Mascun, tra cui spiccano le prime libere nel settore La Surgencia di Hashtag Bandits, un ” duro 8c” secondo il primo salitore Jorg Verhoeven, e la bellissima Olympia, 8b+ che porta la firma di silvio Reffo. Riproponiamo l’azione nel nostro portfolio, visto attraverso l’occhio verticale di Matteo Pavana.

Info:www.lasportiva.com

SCHEDA: la falesia Rodellar

Cima Mandron in Dolomiti di Brenta, prima discesa per Roberto e Luca Dallavalle

Il 16/02/2019 Roberto Dallavalle e suo fratello Luca hanno effettuato la prima discesa con gli sci della parete sud di Cima Mandron nelle Dolomiti di Brenta.

Sabato 16 febbraio i fratelli Dallavalle sono stati i primi a sciare una linea molto difficile anche da immaginare sulla parete sud di Cima Mandron, la storica parete che che sovrasta il rifugio Brentei nelle Dolomiti di Brenta. La linea collega tre canali distinti e, mentre la parte alta è visibile dal famoso canalone Neri, la parte centrale e soprattutto quella bassa è costituita da canali trasversali incassati nella parete e difficili da notare in inverno, motivo per cui finora non era mai stata sciata.

Luca Dallavalle ci ha raccontato “Dal Canalone Neri, che ho sciato diverse volte in passato, ho sempre guardato la sud di Cima Mandron chiedendomi se era fattibile con gli sci, in estate questa estetica parete è solcata da diverse importanti vie anche molto difficili, quindi più di tanto non c’ho mai pensato. Circa un mese prima siamo stati sugli sci sugli Sfulmini e da lì ho potuto valutare la possibiltà di poter sciare anche la parte bassa della parete. C’era molta meno neve e non avrei mai immaginato che il canale inferiore fosse sciabile e nemmeno salibile con facilità. Ero quasi sicuro che per sciare quella linea il modo più semplice fosse quello di salire la cima Mandron dal più semplice versante nord e poi sciare la sud effettuando una calata in fondo al canale inferiore.”

Sabato mattina insieme al fratello più piccolo si è avventurato in zona non per sciare la linea ma per fare un giro di ricognizione e valutare le condizioni. “Nei pressi dell’attacco della sud della Brenta abbiamo per caso notato la fattibilità del canale di accesso quindi abbiamo deciso di provare a salire.” I due hanno iniziato a salire tardi, superando in arrampicata una cengia di un 1 metro che sale trasversale per circa 20 metri e dà accesso al primo canale incassato. “Il primo canale è molto stretto 2-3 metri e porta nel cuore della parete, il secondo è il più sciabile e sale in un ambiente fantastico tra guglie e torri, il terzo canale invece è quello più ripido (tratti importanti sui 55°), qui in salita abbiamo superato in arrampicata un salto di 3-4 metri circa di III grado.”

Dopo circa 550 metri di salita sono sbucati in cima verso le 14:00, e dopo circa mezz’ora di riposo hanno iniziato la discesa, seguendo fedelmente la via di salita e disarrampicando quindi per nemmeno una trentina di metri in tutto. “Non abbiamo effettuato nessuna calata, anche perchè non avevamo con noi la corda, come dicevo quella linea non era il nostro obiettivo preciso di quel giorno. Ma più salivamo, più ci rendevamo conto che le condizioni erano ideali e siamo andati avanti, sapevamo che tutti i passaggi potevamo farli anche in discesa.”

Per quanto riguarda la discesa, Luca ci ha spiegato “la linea è molto esposta per tutta la sua interezza, si snoda sopra ad un parete verticale di 2-300 metri e non si può sbagliare in nessun punto, comunque abbiamo trovato condizioni molto buone con il sole che ha mollato per bene la neve. La salita e discesa di sabato è stata una bellissima scoperta, sicuramente una delle più belle discese che io abbia mai fatto.”

FB Luca Dallavalle

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