Chulilla in Spagna, riflessioni su una world climbing destination. Di Maurizio Oviglia

Libere riflessioni politicamente scorrette dopo una visita a Chulilla, Spagna, una delle world climbing destination del momento in rapida ascesa nel gradimento della comunità degli arrampicatori. Di Maurizio Oviglia.

Parcheggiata l’auto alle porte di Chulilla, un bel paesino nell’entroterra di Valencia, non abbiamo tardato a capire che ci trovavamo in una delle mete più quotate dell’arrampicata mondiale. In pieno gennaio furgoni parcheggiati ovunque, varia e cosmopolita umanità appena sveglia che si aggira per il parcheggio con la tazza del te’ in mano; vaghi sorrisi di intesa sembrano sussurrarci: “benvenuti fratelli, convivremo in questo posto per un po’, magari ci vedremo spesso, magari no…”. Si anima il bar, dove c’è la wi-fi gratis, qualcuno preferisce invece spingersi sino al bordo della falesia per godere meglio del primo sole: la sola certezza di non avere null’altro da fare se non aspettare il tempo di arrampicare postando qualche foto sui social… Cosa può desiderare di più chi lavora tutto l’anno in ufficio? In buona compagnia di chi invece nella vita non fa altro che spostarsi da un posto come questo ad un altro? Chulilla, bisogna ammetterlo, assomiglia davvero il paradiso terrestre!

Traversato a piedi il villaggio, senza troppa difficoltà individuiamo gli unici due negozi aperti: il fornaio ed il tabacchino. La panettiera, nel porgerci la baguette, ci chiede subito dove siamo alloggiati, premurandosi di farci notare, porgendoci un suo biglietto da visita, che anche lei ha degli appartamenti “rurali” da affittare. Sulla mensola, di fronte al banco del pane e dei dolci, fa bella mostra una nutrita varietà di generi alimentari tipici da climbers che ben difficilmente troveresti nella panetteria di un qualunque villaggio: gallette di riso, crackers integrali, succhi di frutta, tonno, legumi, latte…. E’ vero, mancano gli aminoacidi, ma di quelli sarà sicuramente ben fornita la farmacia (a proposito, avete notato che in Spagna ci sono tante farmacie quanti bar in Italia? Che sia un popolo di ipocondriaci?). La vicina tabaccheria non ci è utile certo per le sigarette, ma piuttosto per comprare la guida, secondo me indispensabile per capire qualcosa sulla dislocazione delle falesie e sul come arrivarci. Anche se c’è chi (abbiamo visto poi), preferisce seguire noi “che sappiamo”, aggirandosi poi alla base della parete con un ipad, domandando ogni tanto il nome di una via per orizzontarsi…

Nell’introduzione della guida – scritta da Pedro Pons (vincitore della Coppa del Mondo Boulder 2000, ndr), che qui ha trovato insieme alla sua compagna la sua occupazione, gestendo una “climbing house” – Pedro traccia in modo succinto (poco più di una paginetta), la storia del sito e la cronologia delle chiodature dei vari settori. E’ l’unica pagina di testo della guida, quindi tanto vale leggerla saltando, per capire meglio, dallo spagnolo all’inglese come si fa sfogliando la rivista dell’aereo. Nel testo, si spiega il momento in cui, gli arrampicatori del luogo, si sono resi conto di avere tra le mani non una semplice falesia, ma uno “spot internacional”. Da allora hanno chiodato ovunque come pazzi e anche il “gobierno”, finalmente, è intervenuto per sponsorizzare in parte i lavori. Così è nata la Chuilla di oggi, a tutti gli effetti una “World climb destination” tra le più quotate del momento. Bene, ma che cos’è esattamente una “world climb destination”? La risposta è facile: un posto dove vanno tutti e dove tutti vorrebbero andare semplicemente perché ci vanno tutti. Dove puoi provare tiri duri senza spostarti molto, dove le vie sono ben chiodate e una vicina all’altra, dove puoi restare anche 15/20 giorni con la sola preoccupazione di arrampicare e riposarti (tra un arrampicata e l’altra), conoscere gente di tutte le nazionalità con la tua stessa passione, vedere i top climber del momento all’opera e magari anche strappare loro un selfie. In breve, un posto bello, bellissimo, ma soprattutto di tendenza…

Non sono mai stato un abituale frequentatore della Spagna, né in genere dei santuari mondiali dell’arrampicata sportiva. A Ceuse, Kalymnos e Siurana sono stato in anni in cui non erano ancora divenuti famose come oggi, poi ho indirizzato le mie vacanze verso destinazioni del medio oriente o anglosassoni più esotiche e meno affollate, talvolta nel segno dell’esplorazione. Lo ammetto: mi sono perso l’incredibile sviluppo che in questi anni hanno conosciuto questo genere di siti ed ero curioso di vedere Chulilla soprattutto per questo! Gli spagnoli, forse per primi, sono stati bravissimi a capire gli ingredienti necessari a trasformare una comune falesia in una mecca mondiale della scalata, facendoci convergere gente da tutto il mondo, anche in virtù di un clima particolarmente clemente nella stagione invernale. Mentre la maggior parte dei siti di arrampicata presenta un arcipelago di piccoli settori, gli spagnoli hanno la fortuna di avere grandi e lunghissime falesie simili a muraglie cinesi: non c’era da far altro che tappezzarle di vie, tante linee parallele una a fianco all’altra. Ma non solo: se in Francia i settori difficili erano frequentati solo da una ristretta elite, gli spagnoli sono riusciti nel miracolo di massificare l’alto livello, allargando a dismisura l’offerta, non di vie facili, bensì di quelle difficili! I greci, dal canto loro, hanno imitato gli spagnoli, aggiungendoci il loro mare… ma questa è un’altra storia ancora di cui parleremo la prossima volta!

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La cosa che colpisce nelle falesie spagnole è la quantità di vie difficili, mentre quelle facili son poche e ormai decisamente unte. Forse solo in Spagna possiamo trovare falesie con più di cento vie dal 7c in su, quasi tutte regolarmente occupate da qualche scalatore! Se non hai un buon livello, inutile venire qui in vacanza, probabilmente ti ritroverai solo a far sicura! La spittatura non particolarmente lunga, i gradi non particolarmente stretti, gli avvicinamenti non particolarmente faticosi con il paese dove soggiornare, o meglio sopravvivere per diversi giorni, non particolarmente lontano, hanno fatto il resto…

Scendiamo verso le falesie: un cartello all’inizio del sentiero ci avverte su cosa non possiamo fare e ci consiglia persino di prendere esempio dai gatti, sotterrando i nostri bisogni. Questo però almeno a 200/300 metri dal sentiero, anche se il comma successivo ci ammonisce di non uscire mai dalla traccia, altrimenti rischiamo che la falesia un giorno crolli! Non sia mai! Beh, è naturale che quando la frequentazione aumenta a dismisura si rendano necessarie delle regole: a quando i Rangers anche qui, come a Yosemite? Diversamente da chi vede sempre in maniera positiva e redditizia per l’economia locale l’invasione di noi climbers, non ho potuto fare a meno di domandarmi cosa ne pensino gli abitanti del fatto che il loro paesino sperduto sia divenuto improvvisamente una “WCD”. Non so davvero se siano contenti di ospitare tutta quella gente cosmopolita e colorata che gira per i loro campi, dorme a lato strada e vaga per il paese la sera con la birra in mano. Di certo è contento Pedro, che ha trovato un’occupazione, come anche la panettiera, forse il bar e magari anche la tabaccaia, che oltre alle sigarette vende anche qualche guida (sempre meno). Chi altri? Sicuramente le compagnie aeree e gli autonoleggi… ma questi di certo non portano denaro a Chulilla ma in altre tasche! Per il resto, parlo a titolo personale, oltre alla fastidiosa puzza che si respira percorrendo i sentieri di accesso, avverto in luoghi come questo un’aria di routine che non mi ha mai particolarmente intrigato. Sarà che a fare la fila sui tiri prendendo il numeretto come dal salumiere non sono abituato, sarà che son un po’ troppo snob e non mi tengo abbastanza per apprezzare questo genere di vacanza… ma non sono poi dispiaciuto che i “miei” piccoli settori vicino a casa non diverranno forse mai una wcd. E anzi, che il mare ed i prezzi dei traghetti continueranno ad inibire l’invasione di tedeschi e scalatori dell’est verso la Sardegna. Quanto agli inglesi… beh dipenderà dalla politica della Ryanair… siamo nelle loro mani!

Lo so, l’arrampicata non può mantenere oggi quella spinta romantica che aveva negli anni ottanta, quando con i pantacollant colorati si migrava alla scoperta di terre lontane come il Verdon, che pure fu la prima wcd mondiale. Oggi stento a ritrovare quell’emozione in falesie che tentano di somigliare sempre più a grandi sale di arrampicata, enormi centri di scalata dove accumulare realizzazioni, sale indoor che invece procedono in direzione opposta, e divergono invece sempre più da quello che c’è là fuori. Forse, penso, sta succedendo né più né meno come nelle nostre città, dove i piccoli negozietti son destinati a morire, fagocitati dai centri commerciali. E per il futuro? Si apriranno probabilmente grandi spazi da riscoprire, dove non andrà più nessuno… è lì che vorrò andare! E’ una ruota che gira, e dove c’è la fantasia, la creatività umana non verrà mai meno.

PS: Chulilla è davvero bellissima, ma il mondo è pieno di posti fantastici da vedere, anche non famosi, ed il tempo a nostra disposizione è sempre troppo poco! 😉

di Maurizio Oviglia

Info: www.chulillaclimbing.com

Jernej Kruder Es Pontas video

Il video della prima ripetizione di Es Pontas sull’isola di Maiorca in Spagna da parte di Jernej Kruder il 01/11/2016, dieci anni dopo la prima salita di Chris Sharma.

A due settimane dalla seconda salita di Es Pontas, la difficile e famosa via di Deep Water Solo sull’isola di Maiorca liberata nel 2006 da Chris Sharma, ora è uscito il video che documenta la ripetizione dello sloveno Jernej Kruder.


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03/11/2016 – Jernej Kruder, intervista dopo la prima ripetizione di Es Pontas a Maiorca

Intervista al climber sloveno Jernej Kruder che l’1 novembre 2016 si è aggiudicato la prima ripetizione di Es Pontas, la famosa via di Deep Water Solo liberata dieci anni fa da Chris Sharma sull’isola di Maiorca in Spagna.

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Ice Scream, street art sul ghiacciaio della Mer de Glace

Il video diretto da Arnaud Moro dedicato all’opera dell’artista francese Philippe Echaroux eseguita sul ghiacciaio del Mer de Glace, Monte Bianco, per sensibilizzare sul tema del riscaldamento globale.

Purtroppo non c’è posto migliore per osservare il ritiro dei ghiacciai che sulla Mer de Glace sul versante francese del Monte Bianco. Ed è su questo enorme ghiacciaio che il giovane artista di Marsiglia Philippe Echaroux ha deciso di lanciare il suo allarme contro il riscaldamento globale, alla sua maniera: con un dipinto fatto direttamente sul ghiacciaio più imponente della Francia. Fatta ovviamente non con bombolette spray, ma semplicemente con una proiezione luminosa che non lascia traccia e che Echaroux definisce “Street art 2.0”. L’opera si chiama Ice Scream – il grido di ghiaccio – ed è stata creata insieme alla guida alpina francese Jeff Mercier. Visto che è stata ripresa anche dalla televisione francese, evidentemente ha raggiunto il suo scopo.

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Red Bull X-Alps 2017, i protagonisti del grande volo sulle Alpi

Al via il prossimo 2 luglio il Red Bull X-Alps 2017, l’adventure race in parapendio e a piedi attraverso le Alpi per oltre 1100km. Tra i 32 atleti in gara gli italiani Aaron Durogati e Tobias Grossrubatscher.

Solo sei settimane separano gli atleti dalla partenza del Red Bull X Alps, per molti la gara più impegnativa della propria carriera. Al via sabato 2 luglio, 32 campioni provenienti da 21 nazioni che percorreranno 1138 km sulle Alpi da Salisburgo a Monaco, a piedi e in parapendio. Strategia e allenamento sono indispensabili per arrivare pronti alla sfida, come raccontano alcuni dei partecipanti.

Aaron Durogati (ITA) è alla sua terza presenza al Red Bull X-Alps, dopo un settimo posto conquistato nel 2013 e un sesto piazzamento nel 2015. Classe 1986, Durogati ha alle spalle la vittoria della Coppa del Mondo di Parapendio nel 2013 in Colombia e tenterà di spodestare dal podio di Red Bull X-Alps il quattro volte campione svizzero Christian “Chrigel” Maurer. “Sto tentando di pianificare il più possibile la mia gara – spiega l’atleta di Merano – sperando che il meteo sia favorevole e non succeda di nuovo di volare in condizioni estremamente difficili come nel 2015”.

Toma Coconea (ROU) è l’unico atleta che ha partecipato a tutte le otto edizioni di Red Bull X-Alps, conquistando due seconde posizioni. “Sarò sulle Alpi a maggio – svela lo specialista dell’adventure race – e ci tornerò qualche settimana prima della gara per verificare i checkpoint e per elaborare uno schema di gara preciso”.

La leggenda dell’aerobatic Pal Takats (HUN) rinnova la sua partecipazione dopo la prima nel 2009. Reduce da un infortunio al ginocchio e una svolta nella carriera verso il volo a lunga percorrenza, vive e si allena a Innsbruck, seguendo un rigoroso programma di allenamento che si concentra su corsa, escursioni e sessioni di volo. “I fattori più importanti sono la tattica e fare meno errori possibili – racconta in merito alla competizione – La preparazione non è mai abbastanza per affrontare questa gara!”

Per conoscere gli atleti e avere maggiori informazioni sulla gara, visita il sito redbullxalps.com e la pagina facebook.com/redbullxalps

Vincitori
20151. Christian Maurer (SUI)2. Sebastian Huber (GER) 3. Paul Guschlbauer (AUT)
20131. Christian Maurer (SUI)2. Clément Latour (FRA) 3. Antoine Girard (FRA)
20111. Christian Maurer (SUI)2. Toma Coconea (ROM) 3. Paul Guschlbauer (AUT)
20091. Christian Maurer (SUI)2. Alex Hofer (SUI) 3. Honza Rejmanek (USA)
20071. Alex Hofer (SUI) 2. Toma Coconea (ROM) 3. Martin Müller (SUI)
20051. Alex Hofer (SUI) 2. Urs Lötscher (SUI) 3. Kaspar Henny (SUI)
20031. Kaspar Henny (SUI) 2. David Dagault (FRA) 3. Stefan Bocks (GER)

Gli atleti 2017
ARG Claudio Heidel Schemberger
AUS Che Golus
AUT1 Paul Guschlbauer
AUT2 Stephan Gruber
AUT3 Pascal Purin
AUT4 Simon Oberrauner
BEL Tom de Dorlodot
CAN Richard Brezina
CZE Stanislav Mayer
ESP Jose Ignacio Arevalo Guede
FRA1 Antoine Gerard
FRA2 Gaspard Petiot
FRA3 Nelson de Freyman
FRA4 Benoit Outters
GER1 Sebastian Huber
GER2 Manuel Nübel
HUN Pál Takáts
ITA1 Aaron Durogati
ITA2 Tobias Grossrubatscher
KOR Chikyong Ha
MEX David Liano Gonzalez
NLD Ferdinand van Schelven
NZL Nick Neynens
POL Michal Gierlach
ROU Toma Coconea
RSA Duncan Kotze
RUS Evgenii Griaznov
SUI1 Christian Maurer
SUI2 Krischa Berlinger
USA1 Gavin McClurg
USA2 Jesse Williams
USA3 Mitch Riley

RED BULL X-ALPS 2017
L’ottava edizione dell’adventure race più estenuante al mondo, avrà inizio il 2 luglio. La combinazione di trekking e parapendio ne fa uno degli ibridi più emozionanti nati dall’unione degli sport alpini. Durante la gara gli atleti devono percorrere a piedi o in volo il più velocemente possibile una distanza complessiva di oltre 1.000 km in linea d’aria, con sentieri che si snodano da un capo all’altro delle Alpi attraverso una serie di turnpoint non ancora resi noti.

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L’edizione 2015 ha visto 19 atleti su 32 raggiungere la meta finale – un record assoluto dalla prima gara del 2003. Dodici esordienti sono incredibilmente riusciti a superare il traguardo, tra cui atleti provenienti da Stati Uniti, Corea, Nuova Zelanda e altri paesi per la prima volta nella storia.
Il campione del mondo di parapendio Aaron Durogati (ITA), unico italiano in gara, si è classificato sesto, migliorando la sua precedente prestazione del 2013. In quell’occasione, al suo debutto nella competizione, aveva raggiunto la settimana posizione.

Nell’edizione 2015 è stata introdotta la novità del Prologo, un’anticipazione della grande gara della durata di un solo giorno. I fan hanno così potuto assistere da vicino alla competizione durante la quale gli atleti, al via da Fuschl am See, hanno superato i turnpoint sul monte Zwölferhorn e Schafberg, per poi tornare al punto di partenza.

Il Prologo tornerà anche nel 2017! I primi tre atleti classificati potranno ottenere un ulteriore Led Lenser Nightpass e un vantaggio di cinque minuti sulla linea di partenza della gara principale. Nel 2015 il Prologo è stato vinto da Paul Guschlbauer (AUT), che ha completato il percorso in 2h 21m.

L’atleta svizzero Christian Maurer è stato il vincitore di Red Bull X-Alps 2015, con un tempo di 8 giorni, 4 ore e 37 minuti, che gli ha garantito la quarta vittoria consecutiva – un nuovo record. Il 2017 sarà l’anno in cui vedremo atleti come Sebastian Huber o Paul Guschlbauer porre fine al predominio di Maurer? Solo una cosa è certa: tutto può succedere!

HeeYong Park e Han Na Rai Song vincono la Ice Climbing World Cup 2017 a Corvara

L’ultima tappa della Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio si è disputata lo scorso weekend a Corvara; a vincere la gara in Val Passiria e anche la classifica generale della Lead sono stati i sud coreani HeeYong Park e Han Na Rai Song. A Corvara i più veloci nella disciplina Speed sono stati Pavel Batushev and Ekaterina Feoktistova, mentre ad aggiudicarsi la Coppa speed sono stati Vladimir Kartashev e, tra le donne, Ekaterina Koshcheeva e Maria Tolokonina.

Cala il sipario sulla Ice Climbing World Cup dopo una avvincente quinta ed ultima tappa disputata lo scorso weekend a Corvara, in Val Passiria (Dolomiti). Ancora una volta la Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio è stata dominata dagli atleti sud coreani: nella finale maschile di domenica Hee Yong Park è stato l’unico atleta a raggiungere il top, a soltanto un secondo dallo scadere del tempo massimo fissato a 7 minuti e 30 secondi. Il terzo successo in questa stagione per Park gli ha regalato anche, con 427 punti, la sua terza Coppa del Mondo dopo quelle vinte nel 2011 e 2013. Secondo a Corvara il russo Maxim Tomilov, davanti al connazionale Nikolai Kuzovlev (RUS), che nella classifica finale 2017 si sono dovuti accontentare, rispettivamente, del terzo posto (303 punti) e secondo posto (331 punti).

Nella gara femminile invece sia Song sia la russa Maria Tolokonina hanno raggiunto il top della finale, ma il miglior tempo della Song le ha regalato, con 412 punti complessivi, la sua prima vittoria nella Coppa del Mondo. La sua compagna di squadra Shin Woonseo si è aggiudicata la medaglia di bronzo nella tappa di Corvara alle spalle della Tolokonina, appunto, mentre dopo una performance eccellente nelle prime fasi di gara all’atleta di casa Angelika Rainer è bastato il sesto posto per vincere, con 297 punti, la medaglia d’argento nell Coppa del Mondo, davanti alla Tolokonina, bronzo con 287 punti.

Nella gara Speed disputata sabato sera Pavel Batushev ha fermato il cronometro dopo 9’23’’, davanti a Vladimir Kartashev 9’24’’ e Egor Trapeznikov, 9’34’’. Con una vittoria e tre medaglie d’argento in questa stagione Kartashev vince quindi la Coppa del Mondo Speed con 340 punti, davanti a Batushev (316 punti) e Radomir Proschhenko (239 punti). La finale femminile è stata dominata da Feoktistova con un tempo record di 11’65’’, davanti a Tolokonina (12’48’’) ed Ekaterina Koshcheeva (13’16’’). Questo risultato ha prodotto una situazione piuttosto insolita: ad alzare in alto la Coppa del Mondo sono state Tolokonina e Koshcheeva, con 305 punti ex aequo, davanti alla Feoktistova, che conclude l’anno con un bel bronzo e 282 punti.

La stagione si chiude definitivamente il prossimo weekend con l’appuntamento clou del 2017, ovvero il Campionato del Mondo, a Champagny-en-Vanoise in Francia.

HEE YONG PARK


HAN NA RAI SONG

MARIA TOLOKONINA

UIAA Ice Climbing World Cup Corvara/Val Passiria (ITA)
Specialità difficoltà (lead) maschile:
1. Hee Yong Park KOR Top (7.29)
2. Maxim Tomilov RUS 19,302 punti
3. Nikolai Kuzovlev RUS 18,300
4. Radomir Proshchenko RUS 18,291
5. Alexey Tomilov RUS 18,290
6. Alexey Dengin RUS 17,280
7. Yannick Glatthard SUI 15,250
8. YoungHye Kwon KOR 42 15,250

Specialità difficoltà (lead) femminile:

1. Han Na Rai Song KOR Top (6.26 minuti)
2. Maria Tolokonina RUS Top (6.37 minuti)
3. Woonseon Shin KOR 14,290 punti
4. Ekaterina Vlasova RUS 14,261
5. Maryam Filippova RUS 14,252
6. Angelika Rainer ITA 13,250
7. Eimir Mc Swiggan IRL 12,240
8. Mariia Edler RUS 12,220

Specialità velocità (speed) maschile:
1. Pavel Batushev RUS 9,23
2. Vladimir Kartashev RUS 9,24
3. Egor Trapeznikov RUS 9,34
4. Leonid Malykh RUS 9,57
5. Kirill Kolchegoshev 10,05

Specialità velocità (speed) femminile:
1. Ekaterina Feoktistova RUS 11,65
2. Maria Tolokonina RUS 12,48
3. Ekaterina Koshcheeva RUS 13,16
4. Nadezhda Gallyamova RUS 14,58
5. Valeriia Bogdan RUS 14,73

Sci estremo in Perù, le Curvas Peligrosas di Yannick Boissenot, Frederic Gentet e Stéphane Roguet

È online il cortometraggio Curvas Peligrosas, il documentario del mese trascorso da Yannick Boissenot, Frederic Gentet e Stéphane Roguet alla ricerca dello sci ripido su alcune montagne simbolo del Perù come l’Artesonraju, Huascaran e Tocllaraju.

Sono ora online tutti i 12 minuti del corto di Yannick Boissenot che documenta il suo mese trascorso insieme a Frederic Gentet e Stéphane Roguet nella Cordillera Blanca in Perù. Il trio, che nel massiccio del Monte Bianco ha all’attivo discese di spessore come la parete sudest dell’ Aiguille du Moinee laVia Austriaca sulla parete nord di Les Courtes, non si è fatto sfuggire linee straordinarie come la parete sudest dell’ Artesonraju (6025m) senza alcuna calata in doppia, lo Huascaran (6768m) lungo la via El Escudo e la parete nord del Tocllaraju (6034m). Da vedere.

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Enrico Mosetti, la Caroline Face e lo sci estremo in Nuova Zelanda

Intervista all’alpinista friulano Enrico Mosetti che insieme ai britannici Ben Briggs e Tom Grant ha effettuato in Nuova Zelanda le prime discese con gli sci della Caroline Face sul Monte Aoraki / Monte Cook e del Malte Brun.

“La Caroline Face fa davvero impressione.” L’alpinista goriziano Enrico Mosetti commenta così la difficile e pericolosa parete sudest del Monte Aoraki, con i suoi 3724 m la montagna più alta della Nuova Zelanda conosciuta anche più comunemente come Mount Cook. A fine ottobre, insieme ai britannici Ben Briggs e Tom Grant, Mosetti aveva effettuato la storica prima discesa con gli sci della parete, e pochi giorni dopo il trio ha effettuato la prima discesa in assoluto del Mt. Malte Brun per una linea che viene descritta come “probabilmente la discesa più tecnica di tutta la Nuova Zelanda.”

Innanzitutto, come mai la Nuova Zelanda?
La Nuova Zelanda è sempre stata nei miei pensieri, da quando ho iniziato con le discese ripide a 17 anni. Mauro Rumez ci era stato due volte, nel ’91 e nel ’96, e per me Rumez è sempre stato un po’ l’esempio da seguire sulle Alpi Giulie, quindi quando lessi la prima volta dei suoi viaggi in NZ subito iniziai a fantasticarne. Negli ultimi anni è sempre stata una delle mete dove sapevo che prima o poi sarei andato, bastava aspettare l’occasione giusta… che si è presentata la scorsa primavera quando Ross Hewitt mi ha invitato a unirmi a lui e Tom Grant (loro ci erano già stati nel 2015). A metà settembre ci siamo poi risentiti per decidere la data di partenza e purtoppo a Ross è uscita un’ernia e non è potuto essere della banda…

Per chi non la conosce, ci parli della famosa Caroline Face
Le Alpi Neozelandesi sono relativamente piccole ma la Caroline Face, e un po’ in generale l’Aoraki / Mount Cook, hanno dimesioni davvero himalayane. Vederla difronte fa impressione, è veramente grossa e imponente, e quando ci sei dentro capisci le sue esatte dimensioni…

Che tipo di ricognizione avete fatto?
Il giorno che siamo volati al Plateau Hut il pilota dell’elicottero ci ha gentilmente e gratuitamente fatto fare un volo abbastanza radente la parete, poi lo stesso giorno siamo andati con le pelli al colle dal quale saremmo poi rientrati per capire meglio come uscire dalla parte bassa della parete. Le condizioni sembravano perfette. Il giorno dopo siamo rimasti chiusi al bivacco tutto il giorno, 40 cm di neve nuova e vento sopra gli 80 km/h. Quindi il giorno seguente stessa ricognizione del primo giorno, attesa delle previsioni meteo via radio e la decisione di partire quella stessa notte.

Come si affronta una discesa come questa?
Ci vuole tanta esperienza, pazienza, e un po’ di fortuna e forse un po’ di incoscienza.

Prima della discesa però c’è stata la grande faticaccia della salita, fino al Colle…
Sì, la salita è stata una gran fatica, a tratti con neve fino al petto, abbiamo dovuto scavare una vera e propria trincea. Anche l’orientamento prima di raggiungere la cresta di notte senza luna non è stato semplicissimo. Comunque alla fine della giornata, una volta tornati al bivacco, abbiamo fatto circa 2200/2300 metri di dislivello in salita…

Avete mai pensato a Magnus Kastengren, che proprio lì aveva perso la vita nel 2013?
Ben e Tom conoscevano bene sia Magnus che Andreas Fransson, io avevo solo scambiato qualche parola con Andreas in falesia, loro quindi ci hanno pensato sicuramente più di quanto non lo abbia fatto io.

Com’era la neve? È stata la discesa perfetta?
Tolti gli ultimi 200 metri dove la neve era più umida, per il resto della discesa abbiamo sciato solo che polvere pressata/compatta. La discesa perfetta non deve avere nemmeno un metro fatto con la corda… comunque abbiamo calcolato di aver sciato il 92% della parete quindi la considero un’ottima discesa, e credo sia impossibile sciarla senza nemmeno una doppia.

Per curiosità: c’era un punto di non ritorno?
Una volta arrivati al Porter col il modo più semplice per scendere dalla montagna era sciare la Caroline face… ridiscendere la cresta sarebbe stato un gran bel problema, quindi il punto di non ritorno lo abbiamo passato intorno alle 4 di mattina quando abbiamo iniziato la cresta vera e propria.

Come si scende dalla montagna…
Una volta alla base si ripella 500 metri a un colle e si torna verso il Plateau hut. Dal Plataeu hut ci sono vari modi di tornare a valle, noi abbiamo volato anche al ritorno perche eravamo saliti con viveri per 10 giorni ma ci siamo rimasti 5 o 6, quindi avevamo troppa roba da caricarci sullo zaino…

Come giudichi la discesa?
Volendo parlare di gradi, per quella che ormai è comunemente usata come scala di difficoltà sulle Alpi abbiamo valutato la Caroline 5.3, E4. Non è mai ripidissima, non credo superi mai i 50 gradi, è una sciata estremamente piacevole se si trovano le condizioni che abbiamo trovato noi, Ben l’ha paragonata, per grandiosità, alla De Benedetti sulla Ovest del Bianco.

Vi aspettavate questo eco, sopratutto dai media locali?
Sapevamo che qui la parete ha un certo misticismo, e non hanno tutti i torti i neozelandesi, ma non ci aspettavamo tutta questo scalpore.

Poi siete subito ripartiti per il Malte Brun. Conoscevate l’obiettivo?
Sfogliando la guida alpinistica della zona del Cook avevamo addocchiato questa via sul Malte Brun, in più ci piaceva l’idea di sciare qualcosa di completamente diverso dalla Caroline Face e il Malte Brun non aveva mai visto una discesa con gli sci nella sua storia…

Quindi
Siamo saliti esattamente dove siamo scesi, facendo un breve tiro di misto dove poi abbiamo fatto 20 metri di doppia, anche qui abbiamo trovato neve invernale, e un po’ di firn nei 100 metri finali.

Ma la Zig zag route è davvero più tecnica della Caroline Face?
È totalmente diversa dalla Caroline face, è più ripida, si scia sempre sopra dei gran salti di roccia e si scia su roccia coperta a tratti da solo una spanna di neve, quindi sì, è molto più tecnica della Caroline face.

Ci parli delle Alpi del Sud, e della natura che c’è lì
Click Here: kanken mini cheap Durante tutto il tempo passato in Nuova Zelanda ci siamo spostati un po’ qua e la, facendo anche un po’ i turisti… abbiamo guidato lungo tutta la West Coast, praticamente una foresta pluviale piena di cascate e pioggia torrenziale per passare al lato est dell’isola, dove invece c’è solo erba secca e pecore, fino ai ghiacciai e i laghi nella zona dell’ Aoraki / Mount Cook. Tutto cambia molto velocemente in NZ dal paesaggio al clima, è un posto veramente spettacolare e, per quando riguarda i paesi occidentali, i neozelandesi sono tra le persone più cordiali e gentili che abbia mai avuto modo di incontrare. Nelle Alpi del sud c’è un poteziale incredibile per lo sci… è solamente tutto molto remoto e difficile da raggiungere. Si puó volare con l’elicottero solo in poche zone dove ci sono i pochi bivacchi ed è, almeno per noi, dall’altra parte del mondo…

Enrico Mosetti ringrazia: : Black Crows skis, ,SCARPA, Ferrino, Revo, El condor sport

Link:Facebook Enrico Mosetti,Instagram Enrico Mosetti,enricomosettiblog.tumblr.com

Banff Mountain Film Festival World Tour Italy: cinque tappe nel Nord-Est

Le avventure del Banff Mountain Film Festival World Tour Italy approdano nel Nord-Est. Le prossime date sono lunedì 13 marzo a Vicenza, martedì 14 a Treviso, mercoledì 15 a Padova, giovedì 16 a Udine e venerdì 17 a Trieste.

Il Banff Mountain Film Festival si sposta nel Nord-Est d’Italia con ben 5 tappe in altrettante città: appuntamento a Vicenza lunedì 13 marzo presso il Cinema Patronato Leone XIII; si prosegue a Treviso martedì 14 marzo presso il Silea-The Space Cinema, a Padova mercoledì 15 presso il cinema MPX-Pio X, a Udine giovedì 16 marzo presso il cinema Visionario, e a Trieste venerdì 17 marzo presso il cinema Ariston. Tutti gli spettacoli inizieranno alle ore 20,15; il programma è uguale per tutte le serate e le sale. I film sono in lingua originale, sottotitolati in italiano.

Seguito da un numero sempre più alto di appassionati di montagna e di sport outdoor, il BMFF World Tour Italy offre agli spettatori una selezione dei migliori filmati presentati alla 41ma edizione del festival canadese. Il tour italiano 2017 prevede un totale di 28 tappe in 25 città italiane. Sci, mountain bike, arrampicata, alpinismo e trail running: in circa due ore di proiezioni, sarà possibile assistere a una serie di emozionanti e coinvolgenti corto e medio metraggi, con immagini spettacolari che raccontano le storie di chi, tutti i giorni, cerca di alzare l’asticella dei propri limiti tra grandi spazi selvaggi e natura incontaminata. Tra i film in programma ricordiamo “Doing it Scared”, “Poumaka” e “The Fledglings”; il programma completo dei film è disponibile sul sito del festival.

La tappa di Vicenza è in collaborazione con l’Associazione Mountain Elkx e la palestra di arrampicata Vi-Block. La tappa di Treviso è in collaborazione con la palestra di arrampicata Sportler Climbing Center/Dolomeeting. La tappa di Padova è in collaborazione con la palestra di arrampicata Intellighenzia Project. La tappa di Udine ha il patrocinio di Società Alpina Friulana, CSEN, ASU, ANA. La tappa di Trieste è in collaborazione con la palestra di arrampicata Mano Aperta.

COME ACQUISTARE I BIGLIETTI
È possibile acquistare i biglietti online sul sito ufficiale del Banff Mountain Film Festival World Tour Italyal prezzo di prevendita di 15€, mentre la sera stessaal botteghino il costo del biglietto sarà di 16€. A Padova i biglietti sono acquistabili in prevendita anche presso il cinema MPX-Pio X.

CALENDARIO 2017
13 febbraio – Torino – Cinema Massimo
14 febbraio – Torino – Cinema Massimo
15 febbraio – Milano – Cinema Odeon The Space
16 febbraio – Milano – Cinema Odeon The Space
20 febbraio – Brescia – Teatro Sociale
21 febbraio – Genova – Porto Antico The Space
22 febbraio – Cuneo – Cinema Monviso
6 marzo – Bergamo – Cinema Conca Verde
7 marzo – Bergamo – Cinema Conca Verde
8 marzo – Lecco – Cinema Palladium
10 marzo – Varese – Cinema Teatro Nuovo
13 marzo – Vicenza – Cinema Patronato Leone XIII
14 marzo – Treviso – Silea Space Cinema
15 marzo – Padova – Cinema MPX PioX
16 marzo – Udine – Cinema Visionario
17 marzo – Trieste – Cinema Ariston
20 marzo – Bologna – Cinema Antoniano
22 marzo – Verona – Cinema K2
23 marzo – Bolzano – Cinema Teatro Rainerum
27 marzo – Firenze – cinema Odeon
28 marzo – Roma – Cinema Moderno The Space
29 marzo – Napoli – Cinema Metropolitan
31 marzo – Pisa – Cinema Isola Verde
3 aprile – Saronno – Cinema Silvio Pellico
5 aprile – Casatenovo – Auditorium di Casatenovo
6 aprile – Morbegno – Cinema Pedretti
agosto – Champoluc
agosto – Courmayeur

I FILM IN PROGRAMMA
Il programma dei film è uguale per tutte le tappe; film in lingua originale e sottotitoli in italiano.

Ace & the Desert Dog
Hiking/ USA 2015 / 9′ / regiaBrendan Leonard /casa di produzione Semi-Rad Media
Per il suo 60esimo compleanno, il fotografo esploratoreAce Kvalee il suo cane,Genghis Khan, partono a piedi dalla porta di casa per un trekking di 60 giorni che li porterà tra i canyon dello Utah a scoprire l’immensa wilderness che li circonda.

Danny MacAskill’s Wee Day Out
MTB/ Regno Unito 2016 / 6′ / regiaStu Thomson / produttore esecutivoJim Holmes / casa di produzione Cut Company
Curiosi di sapere cosa fa Danny MacAskill durante il suo giorno libero? Lo accompagniamo in una piacevole scampagnata attorno a Edinburgo, condita da incredibili evoluzioni e un pizzico di humor.

Doing it Scared
Arrampicata/ Australia 2016 / 11′ / regiaCatherine Pettman / produttoreCatherine Pettman /casa di produzione Rummin Productions
Diciotto anni dopo un terribile incidente che lo ha lasciato parzialmente paralizzato, il climber inglesePaul Pritchardritorna al Totem Pole, l’obelisco di roccia a pochi metri dalle coste della Tasmania che fu teatro del tragico evento. Un viaggio per chiudere un cerchio e per riconciliarsi con la paura.

The Fledglings
Parapendio/ USA 2016 / 26′ / regiaCedar Wright / produttoreCedar Wright / casa di produzione Cedar Wright Productions
Come alpinisti professionisti che vivono del loro lavoro, in montagnaCedar WrighteMatt Segalsono abituati a fronteggiare qualsiasi situazione senza troppi problemi. Ma cosa succede quando i due decidono di dedicarsi al parapendio? In pochi mesi di pratica intensa i due sono talmente appassionati da decidere di salire in vetta all’Orizaba, la più alta montagna messicana, per ridiscenderne in parapendio.

Iran: a Skier’s Journey
SKI/ Canada 2016 / 12′ / regiaJordan Manley / produttoreJordan Manley / casa di produzione Narrows Media Inc.
Ignorando l’avvertimento di non viaggiare in Iran, gli sciatoriChad SayerseForrest Cootsdecidono di partire comunque. Troveranno una calorosa accoglienza, l’incanto di un Paese sconosciuto e una cultura sciistica sorprendentemente…cool.

Northbound
Skateboard/ Norvegia 2016 / 10′ / regiaJørn Nyseth Ranum / produttoreAnders Graham / casa di produzione Turbin Film
Quattro giovani skateboarder viaggiano oltre il Circolo Polare Artico, lunga la gelida costa norvegese, cercando di applicare il loro stile urbano sulla sabbia ghiacciata, tra cieli pastello e atmosfere rarefatte. Il risultato è un bel mix di salti e acrobazie tra venti ghiacciati e effimere mini rampe. Una menzione speciale va al direttore delle fotografiaŁukasz Zamaro.

Poumaka
Climbing/ USA 2016 / 15′ / regiaAndy Mann, Keith Ladzinski / produttoreMike Libecki / casa di produzione 3 String Productions
Puntando a raggiungere l’inafferrabile Poumaka Tower, la campionessa americana di boulderingAngie Paynesi butta in un’avventura del tutto sconosciuta, addentrandosi nella fitta giungla polinesiana insieme al veterano dell’arrampicata e dell’esplorazioneMike Libecki

The Trail to Kazbegi
MTB /USA 2015 / 16′ / regiaJoey Schusler / produttoreJoey Schusler
Caucaso, Georgia: quattro esperti bikers si avventurano con le loro mountain bike lungo piste e sentieri nelle zone meno conosciute di questa magicacatena montuosa. Il tutto in completa autonomia e con viveri per soli 10 giorni. Protagonisti d questa incredibile avventura sonoJoey Schusler,Brice Minnigh,Ross Measures eSam Seward.

Tight Loose
Ski/USA 2016 / 9′ / regiaTeton Gravity Research / casa di produzione Teton Gravity Research
Dall’India all’Alaska, “Tight Loose” celebrai 21 anni diTeton Gravity Researchcon un gruppo di giovani sciatori alla scoperta dilinee e creste mai sciate, in alcuni tra iluoghi più spettacolari e selvaggi del pianeta. Quando l’avventura diventa uno stile di vita, le emozioni sono assicurate.

Trail Dog
Trail running/ Sud Africa-Francia2016/ 5′ / regiaChristian Denslow / produttori /Greg Fell, Hannah Slezacek, Dean Leslie / casa di produzione The African Attachment
Nel piccolo villaggio di La Motte-d’Aveillans, nel Sud Est della Francia, vive il runner vincitore del contest #MyTrailDog di Salomon,Gaëtan Ugnon-Fleurye I suoi cani,PépiteeJolyn. Passare del tempo con loro insegna alcune semplici lezioni che spesso, nella frenesia della vita, tendiamo a dimenticare. Trail Dog è un’ode alla bellezza e alla felicità che deriva dalla più semplice delle cose – l’amicizia.

Che cosa è il Banff Mountain Film Festival
In programma ogni autunno nella cittadina di Banff, nello stato dell’Alberta in Canada, il Banff Mountain Film Festival è una prestigiosa rassegna cinematografica: nove, intense giornate in cui i riflettori sono puntati sui migliori film e libri di montagna del mondo con ospiti internazionali, autori, registi, alpinisti, climber ed esploratori provenienti da ogni angolo del pianeta.Non appena si chiude il sipario a Banff, prende il via il World Tour tra Canada, Stati Uniti e altri 40 Paesi. Da circa 20 anni infatti il BMFF ha messo a disposizione il programma del festival a una community internazionale che ormai conta la partecipazione di circa 500.000 spettatori per un numero complessivo di circa 950 serate che si svolgono in quasi 600 teatri e cinema in tutto il mondo.In Italia dal 2013, il Banff Mountain Film Festival World Tour Italy porta in Italia ogni anno i migliori corto e medio metraggi della rassegna canadese. Ogni serata consta di circa due ore di proiezione e il programma, realizzato appositamente per il pubblico italiano.

Nella realizzazione dell’edizione 2017, il BMFF WT Italy è affiancato dagli sponsor Enervit, La Sportiva, Ferrino e Buff® e dai partner tecniciArtech Digital Cinema e Vivaticket.

ACQUISTO E PREZZO BIGLIETTI
È già aperta la prevendita sul sito ufficiale al linkwww.banff.it
15€ Prezzo prevendita online suwww.banff.it
16€ Prezzo al botteghino la sera stessa dell’evento

LINK
www:Info, programma e biglietti suwww.banff.it
Facebook:www.facebook.com/BanffMountainFilmFestivalItaly
Twitter:@BanffItalia

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Japanese team developing AI-based system to forecast chance of tsunami and scale of damage

Drawing lessons from one of the worst disasters in the nation’s history, a team of Japanese researchers is developing an artificial intelligence-based tsunami-forecasting system set for release in fiscal 2020 that could help limit loss of life and property in future calamities.

In March 2011, massive tsunami 30 meters high triggered by a 9.1 magnitude earthquake destroyed a large swath of the Tohoku coastline, taking not only residents but also entire communities and businesses by surprise. The researchers hope the new system will help municipalities and companies nationwide better prepare for any future calamities and prevent related disasters, such as the triple core meltdown at the Fukushima No. 1 power plant that resulted from the tsunami.

The team, made up of researchers from risk management consultancy Tokio Marine & Nichido Risk Consulting Co. and the National Research Institute for Earth Science and Disaster Resilience are working on the nation’s first system for predicting the likelihood of tsunami based on location, as well as the scope of damage in areas expected to be hit.

“The existing forecasting system only estimates the maximum height of a tsunami but not its likelihood … and sometimes there are no available measures to prepare for the worst-case scenario,” a spokesman for Tokio Marine & Nichido Risk Consulting said by phone.

He explained that the new system will provide a detailed forecast for each postal address that will enable companies or other facility operators to draft effective disaster-preparedness plans.

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The researchers plan to make the system available to municipal governments and companies nationwide so they can improve disaster-preparedness and revise contingency procedures.

For instance, by inserting one’s address, a business owner can learn the probability of 3-meter or higher tsunami arriving if a quake strikes along Japan’s coastline, and the depth of any floodwater expected in the area where it is situated.

“With such knowledge it will be easier to make a decision to relocate if the current area is at high risk,” the spokesman said.

The spokesman also said he believes the system could help prevent disasters like the one at the Fukushima No. 1 plant.

The company said the system will use AI to analyze data compiled in the government’s earthquake-prediction database, topographic data and the height of seawalls built along coastal areas. The system will calculate the projected heights of waves and expected immersion depth.

Initially, the forecasts will be based on earthquake predictions for areas along the Nankai Trough, Japan Trench, Kuril-Kamchatka Trench and Sagami Trough, which are all located along the Pacific coast. But the researchers also plan to add information for areas along the Sea of Japan coast at a later date.

Heavy rainfall and strong winds continue in Japan after Tropical Storm Krosa leaves two dead, 49 injured

Heavy rainfall and strong winds continued to hit Japan on Friday as a powerful tropical storm moved over the Sea of Japan after ripping through the western part of the country the previous day.

Tropical Storm Krosa, which has left two men dead and about 50 people injured, also caused warnings to be issued for landslides and floods and stranded some 1,700 passengers at Kansai International Airport in Osaka throughout the night, with 232 domestic and international flights canceled. The main international air gateway in western Japan was crippled by Typhoon Jebi in September last year.

As of 3 p.m. Friday, the tropical storm was about 340 kilometers west-southwest of Okushiri Island, Hokkaido, moving north-northeast at a speed of 30 kilometers per hour with an atmospheric pressure of 980 hectopascals at its center and packing winds of up to 126 kph, according to the Meteorological Agency.

It is expected to be downgraded to an extratropical cyclone by early Saturday.

In addition to heavy rains, the storm caused high temperatures in a phenomenon known as foehn wind, in which moist air becomes warm and dry after crossing a mountain and blows down on the lee side.

In Nikaho, Akita Prefecture, the mercury shot up to 36.5 C at 6:18 a.m. Friday, while in the city of Itoigawa, Niigata Prefecture, Thursday’s lowest temperature was 31.3 C, a record high for a minimum temperature in the country.

On Friday morning, a 71-year-old man was found dead in the Chikusa River in Hyogo Prefecture after being swept away by the rising river the previous day while fishing.

In Onomichi, Hiroshima Prefecture, an 82-year-old man was confirmed dead after falling into the sea Thursday morning, apparently due to the strong wind, while tying up a boat.

A total of 49 people were injured from Wednesday through Thursday in 13 prefectures, while evacuations were ordered in 15 prefectures in western and southwestern Japan, according to a Kyodo News tally, as well as data provided by the Fire and Disaster Management Agency.

Among the injured, a woman in her 60s in Tsu, Mie Prefecture, hit her hip after being blown over by strong wind on Wednesday. A man in his 60s sustained head injuries after falling from his bicycle.

A 65-year-old male guard’s index and middle fingers were severed by a closing door in the parking lot of a commercial facility in Hikone, Shiga Prefecture, due to powerful winds caused by the storm.

In Shikoku, strong winds and rain triggered a large rock slide that closed a main road in a mountain valley.

At the Kansai airport terminal building on Thursday night, long lines were formed by passengers looking to receive the free drinking water and sleeping bags that were distributed.

The airport operator had stocked such items for 12,000 people after the typhoon last September left about 8,000 people stranded when strong winds caused a tanker vessel to crash into the sole bridge connecting the airport, which is located on a man-made island in Osaka Bay.

“We didn’t have enough money to stay at a hotel, so it was a relief to be given a sleeping bag,” said Seiya Kurokawa, a 20-year-old university student who was scheduled to travel to Thailand.

In the 24 hours through 6 a.m. Saturday, the weather agency was forecasting 250 millimeters of rain in Hokkaido, 150 mm in the Tohoku region and 120 mm in the Tokai area.

Hokkaido is also forecast to see gusts of 126 kph, while the Tohoku, Hokuriku and Kinki regions will see winds at a speed of 108 kph, the agency said.