Zauberfee, 8c+, per i fratelli Bindhammer

Il 13/04 Christian Bindhammer libera “Zauberfee”, all’Eremo di S. Paolo (Arco). E Andreas Bindhammer la ripete dopo pochi giorni.

Ancora una volta i fratelli Bindhammer! Dopo la ripetizione di Ground Zero 9a e la salita di Underground 9a, Christian Bindhammer ha nuovamente centrato un “bersaglio” italiano, con la prima salita di Zauberfee 8c+. Dopo questa “prima” del 13 aprile scorso, ad opera del forte tedesco, anche suo fratello, Andreas, è riuscito a concatenare il tiro.

La via in questione si trova ad Arco, all’ Eremo di San Paolo, ed è stata chiodata (e pulita) da Gerhard Hörhager.
20 metri di lunghezza, 12 metri di strapiombo, 45 movimenti senza possibilità di riposo – questi i numeri della nuova creazione

Secondo Christian, Zauberfee è da considerare un sicuro 8c+. Questa la sua valutazione: “In questo periodo i 9a crescono come funghi, così preferisco dare un grado realistico, piuttosto di una valutazione che piacerebbe sicuramente di più ai media… Una cosa è certa però: Zauberfee è una delle tre vie più dure d’Italia, e potrebbe anche essere la più naturale.”

I due climber tedeschi pensano anche alla imminente Coppa del mondo. Sia Christian che Andreas, due settimana fa, si sono piazzati nei primi dieci nel “Goldfinger International Master 2003“ di Bruxelles. L’obiettivo di quest’anno, come sempre, è vincere la Coppa. Ma, come dice Christian: “Con atleti come Alex Chabot, Tomasz Mrazek, o Ramon Julien, non sarà facile.“


Il Curriculum di Christian Bindhammer
01. Bronx 8c+ (Orgon/F) 1996
02. La Connexion 8c+ (Orgon/F) 1996
03. Ultimate Power Sacrifice 8c+ (Deverse Satanique /Gorges d’ Loup/Nice) 1998
04. La Cote d’ Obscure 8c+ (Jurassic Park/Gorges d’ Loup/Nice) 1998
05. Noia 8c+ (Andonno/I) 1998
06. Alien Carnage 8c+/9a (Castillon/Nice /F) 1999
07. Vitamania 8c+/9a (Annot/F) 1999
08. L’ Avaro 8c+/9a (Tetto Sarre/ I) 1999
09. Reini´s Vibes 8c/c+ (Massone/I) 1999
10. Asai 8c+ (Deverse Satanique/Gorges du Loup/ Nice/F) 2000
11.
The Big Mother 8c+ (Erto/I) 2001
12. Superplafond 8c+ (Volx/F) 2001
13.
Shangri-la 8c+ (Frankenjura/D) 2001
14. Speed 8c+ (Voralpsee/CH) 2001
15. Honky Mix (Onati/ESP) 2001
16. Konec Mira 8c/c+ (Osp/SLO) 2002
17.
Andiamo 8c+ (Rottachberg/D) 2002
18. Gambit 8c/c+ (Schleier Wasserfall/A) 2002
19.
Underground 9a (Massone/I) 2002
20.
Ground Zero 9a (Tetto Sarre/I) 2002
21. Zauberfee 8c+ (Arco/I)/ 2003

Sopra: Christian Bindhammer su Zauberfee 8c+, Arco
foto Wolfgang Ehn
Portfolio Archivio Bindhammer

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IV Marcialonga Running: vincono Francesco Ingargiola e Monica Carlin

Il 3/09 Francesco Ingargiola e Monica Carlin si sono aggiudicati la quarta edizione della Marcialonga Running tra Val di Fassa e Val di Fiemme (Dolomiti).

Domenica 3 settembre. Sono partiti in 1071 da Moena e a Cavalese, 24 chilometri dopo, sono arrivati in 988. Tutti di corsa per la IV edizione della Marcialonga Running, una classica tra la Valle di Fassa e la Valle di Fiemme. Ad aggiudicarsi questa grande “mezzamaratona” delle Dolomiti sono stati Francesco Ingargiola e Monica Carlin, primi al traguardo rispettivamente con il tempo di 1.15.04 e 1.32.05.

Ma noi vogliamo parlarvi di un’altra (non meno nobile) gara: quella dei tanti avventurosi delle “due ore e passa” e anche di più…

DENTRO LA MARCIALONGA RUNNING
di Luca Ferrario

Luca Ferrario, nostro inviato e collaboratore della rivista Alp, ha corso la Marcialonga Running: 24,120 km che da Moena portano a Cavalese. Gara che racconta ai lettori di planetmountain. Per allenarsi Luca, che prima del 3 settembre non aveva mai fatto una mezza maratona, in 4 mesi ha percorso 330 km.

Moena-Cavalese, 3 settembre 2006 – A Cavalese! A Cavalese! Urlo a me stesso quando lo speaker grida: «Via». E in mille e settantuno – il popolo della Marcialonga Running è raddoppiato in quattro edizioni – scattiamo. Sono le ore 9.30. Parto, anzi, partiamo, pieni di entusiasmo.

Un termometro a Moena segna 14 gradi. «Temperatura ideale per correre» ha detto lo speaker alla partenza. Ma io, dopo 500 metri, sto già sudando. Stimo in 200 o 300 il numero dei maratoneti che mi precede; almeno un paio di runner mi sorpassano ogni minuto che passa. Sudo anche per suggestione agonistica.

Alle 10.00 raggiungo il primo punto ristoro. Il quartetto di testa – Paul Kanda Kangogo, dominatore nel 2005, Giuliano Battocletti, vinse la prima edizione, Francesco Ingargiola, 5° in agosto alla maratona di Göteborg, e Massimo Leonardi, secondo nel 2003, terzo nel 2005 – è passato da qui alle 9.48. Rallento, metto la freccia e accosto. Afferro un bicchiere di Enervit, ne trangugio meno della metà e riparto.

A Predazzo la gente ci accoglie calorosamente: in centinaia ci applaudano e ci incitano. Alle ore 10.15 esco da Predazzo. I primi tre – Battocletti ha qualche problemino, non riesce a tenere il passo e si stacca – sono passati alle 9.58.

Alle ore 10.41 ho corso 14 chilometri. Sono a Panchià. I due battistrada, anche Leonardi ha perso contatto, sono transitati alle 10.14. Vengo raggiunto dalla “lepre”, un atleta che arriverà a Cavalese in 2 ore precise. Dietro la “lepre” conto una trentina di runner. Mi accodo. Dopo 2 km comincio a perdere terreno. La mia autostima precipita. Mi domando: arriverò a Cavalese in 2 ore e quanti minuti? Arriverò?

Intorno al 19° km una biondina sui quaranta sbuca da un boschetto, mi affianca e dice: «Un minuto». «Un minuto per cosa?» farfuglio io. «Per fare pipì» e si allontana, sempre più. Sono in riserva, meglio non pensarci. Penso invece che gli amateurs non mollano, mai.

Vista da dentro, dal centro del “serpentone”, il popolo della Marcialonga è veramente pazzesco. Non hanno nessuna velleità di classifica, in altri sport, forse anche in altre occasioni della vita, molti avrebbero già buttato la spugna, loro no. E non solo per la gran fatica, ma soprattutto per l’umiliazione di beccarsi distacchi di mezz’ora o di un’ora. Invece gli amateurs proseguono. Continuano a “pedalare” nonostante tutto, in attesa che il male alla milza passi e che il fiato ritorni.

Alle 11.28 risalgo, sempre più lentamente, il tornate che porta al traguardo della mezza maratona. Qui, alle ore 10.34, il siciliano Francesco Ingargiola ha inserito il turbo e con una violenta accelerata ha staccato di 50 metri il keniano Paul Kanda Kangogo. Distanza incolmabile che all’arrivo vale 45 secondi. Il finanziere Ingargiola vince la Marcialonga Running con il tempo di 1h15’04”. Diciassette minuti più tardi la trentina Monica Carlin, specialista di ultramaratona (è campionessa italiana), è la prima donna a tagliare il traguardo.

In via Marconi un’anima gentile mi dice che gli ultimi 400 metri sono in discesa. Sono cotto ma provo ad accelerare. Chiudo con il tempo di 2h09’59”. Dopo il traguardo mi meraviglio: sto in piedi, riesco ancora a camminare. Mi guardo in giro. Tutti sembrano felici, pochi sono stravolti.

Più tardi scorrendo la classifica la meraviglia cresce. 554 maratoneti (497 maschi e 57 femmine) sono arrivati a Cavalese in meno di 2 ore, un tempo eccellente per un amateur. Così quello che prima era un sospetto ora è una certezza, ai dilettanti gente che si sforza di onorare le promesse che fa a se stessa e sono la “polpa” della Marcialonga – l’appetito vien correndo. Partiti da Moena in 1071 sono, pardon, siamo arrivati a Cavalese in 988.

Di Luca Ferrario
[email protected]

Info e classifiche: www.marcialonga.it

Classifica Maschile
1) Ingargiola Francesco (G.A.Fiamme Gialle) 1.15.04; 2) Kanda Paul Kangogo (Atl.Valle Brembana) 1.15.49; 3) Leonardi Massimo (Atl.Valle Brembana) 1.16.43; 4) Battocletti Giuliano (Pro Patria Milano) 1.17.27; 5) Bernardi Fabio (Atl.Vittorio Veneto) 1.20.49; 6) Daris David (Atl.Gorizia Friulcassa) 1.21.29; 7) Jakoubek Tomas (Repubblica Ceca) 1.24.05; 8) Baroncini Luca (GS Le Panche Castelquarto) 1.24.25; 9) Piazzi Valentino (US Cornacci) 1.24.42; 10) Zorzi Daniele (AS Cauriol) 1.24.48

Classifica Femminile
1) Carlin Monica (Telemarket Runners Team) 1.32.05; 2) Curreli Marinella (SG Amsicora) 1.32.24; 3) Bottura Roberta (Atl. Trento Cavit CR Trento) 1.32.49; 4) Boniolo Anna (Atl. Brugnera) 1.35.20; 5) Beatrici Lorenza (Atl. Trento Cavit CR Trento) 1.35.29; 6) Vinci Donatella (Road Runners Club MI) 1.36.22; 7) Moro Manuela (Proloco Trichiana) 1.39.07; 8) Zanoner Rosalia (Atl.Trento Cavit CR Trento) 1.40.53; 9) Torresani Lara (SS Marcialonga) 1.41.56; 10) Costa Rosanna (Sci CAI Schio) 1.43.07.

www.marcialonga.it


Nelle foto dall’alto: Francesco Ingargiola e Paul Kangogo Kanda; Monica Carlin – Photo arch. Marcialonga Running.

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Strelovod, 8c per Bubu Bole a Ospo

Mauro “Bubu” Bole ripete Strelovod, 8c, Ospo (SLO).

Dopo il ritorno dalla Patagonia, Mauro “Bubu” Bole ripete Strelovod, 8c, Ospo (SLO).


Strelovod, 8c a Ospo di Bubu Bole

“E’ la prima volta, dopo 21 anni, che mi capiva di non arrampicare per tre mesi di fila.
Alla fine di dicembre avevo tolto lo zaino con le scarpette dal baule della macchina per prendermi un periodo di tranquillità, prima di partire, all’inizio di febbraio, per la Patagonia. Due mesi, spesi per niente tra El Chalten e la base del Cerro Torre. Non mi ero mai lasciato “andare” così come in quei due mesi, tra la carne argentina e il buon vino cileno. Ma, in questo lungo periodo, mi sono reso conto che proprio non posso stare senza arrampicata!
Ormai ce l’ho nel sangue!

Ritornato a casa negli ultimi giorni di marzo, con quattro chili in più, forse per tornare con i piedi per terra dopo la stressante discesa dal Torre o, semplicemente, forse per la voglia di ritornare ad arrampicare in falesia come “i vecchi tempi”, con la motivazione di allora, parto a manetta con dieta ferrea e allenamento quotidiano. Così, dopo un mesetto, riesco a chiudere questa benedetta “Strelovod”, “parafulmine” in italiano. E, dopo averla fatta mi sono detto: “Ecco perchè sono passati due anni! Bastava crederci di più… e più motivazione.”
Dovevo aspettare il momento giusto, senza forzare, tanto prima o poi arriva tutto quello che si desidera…”

Mauro “Bubu” Bole

Bubu Bole su Strelovod, 8c, Ospo (SLO)
ph foto Gianni Pecchiar

Portfolio
Bubu Bole news
La falesia di Ospo
Bubu Bole online

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Annapurna: cima per Camandona e Confortola

Il 12/10 il valtellinese Marco Confortola e il valdostano Marco Camandona hanno raggiunto gli 8091m della vetta dell’Annapurna.

Ieri, giovedì 12 ottobre, avevamo dato la notizia dell’arrivo in cima alla Dea dell’Abbondanza per Silvio Mondinelli e lo sherpa Lhakpa. Avevamo anche scritto che Marco Confortola e Marco Camandona, compagni di spedizione di Mondinelli, erano impegnati nel loro tentativo di raggiungere la vetta. Ora la conferma: il valtellinese e il valdostano hanno raggiunto la cima sulla quale soffiava vento fortissimo. Confortola è arrivato in vetta a circa 1 ora di distanza mentre Camandona ha concluso la sua salita a circa 2 ore dall’arrivo di Mondinelli e Lhakpa, nel frattempo già ridiscesi verso il Campo 3..

La notizia ci viene dal Campo base della spedizione dove già ieri sera avevano fatto ritorno sia Mondinelli sia Confortola, mentre Camandona ha passato la notte al Campo 3 a 6600m e, in queste ore, è ridisceso al Base. Termina così, nel migliore dei modi, questa spedizione che in molti hanno seguito pensando a quanto era accaduto l’anno scorso sempre sull’Annapurna quando, presenti gli stessi Mondinelli e Camandona, una valanga aveva travolto Christian Kuntner non lasciandogli scampo.

La spedizione è salita a sinistra della via olandese sulla parete nord incontrando le maggiori difficoltà tra il Campo 2 e il Campo 3, poi dai 6600m del Campo 3 la lunghissima ed estenuante ultimo step verso gli 8091m della vetta. Come già riportato ieri, questo è l’Ottomila n° 13 per Silvio Mondinelli. Per Marco Camandona l’Annapurna è la quarta cima oltre gli 8000m (dopo Shisha Pangma, Cho Oyu e K2) mentre per Marco Confortola è la terza (dopo Everest, Shisha Pangma).

Marco Camandona, Silvio Mondinelli e Marco Confortola dedicano questa loro ultima cima all’amico e indimenticato alpinista altoatesino Christian Kuntner, e ad Abele loro compagno di spedizione rientrato in Italia per un grave lutto familiare.


Annapurna: Cima per Mondinelli archivio news Annapurna archivio news Silvio Mondinelli


Nella foto l’Annapurna (ph arch. Mondinelli)

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Greenland 2004

A luglio Sergio Dalla Longa, Rosa Morotti, Ennio Spiranelli e Giangi Angeloni hanno aperto due nuove vie, ‘Sandro e Vito’ e ‘Freedom Pillar’ su due pareti inviolate nel Fiordo Kangikitsoq, Cape Farewell, Sud Groenlandia.

Altra piccola spedizione, altre pareti inviolate. Questa volta si tratta del successo di Sergio Dalla Longa, Rosa Morotti, Ennio Spiranelli e Giangi Angeloni, che a fine luglio si sono recati nel sud della Groenlandia per esplorare e salire la grande pareti granitiche che sovvrastano i fiordi e ghiacciai.

I quattro sono tornati a casa con due belle salite quasi “d’altri tempi” in “una natura veramente selvaggia.” La prima, “Sandro e Vito” dedicata a due amici persi sul Monte Bianco esattamente 20 anni fa, la seconda, “Freedom pillar” sulla da loro battezzata “Cima Lorenzo”, con difficoltà fino a VI+. Difficoltà non estreme dal punto di vista sportivo ma, come dicono loro, “l’arricchimento di questa esperienza deriva secondo noi dall’esserci mossi in una natura veramente selvaggia, nell’incertezza di un terreno inesplorato, con la sensazione di trovarci ai confini del mondo e la consapevolezza di aver agito come una squadra efficiente, in armonia e amicizia.”

Greenland 2004
di Sergio dalla Longa

“Partiti il 22 luglio, dopo un viaggio con aereo + elicottero + barca, abbiamo installato il CB alla testata del Fiordo Kangikitsoq, posto nella regione di Cape Farewell nel sud della Groenlandia.

La zona era stata parzialmente esplorata dal punto di vista alpinistico pochi anni fa da una spedizione guidata da Chris Bonington. Il nostro obiettivo era di continuare questa opera di esplorazione ed effettuare una scalata su una delle interessanti pareti di roccia presenti nella zona.

L’inizio non è stato dei migliori a causa del brutto tempo (che perdurava da già due settimane prima del nostro arrivo) e dalla constatazione che la quantità di zanzare e insetti che pullulavano era decisamente superiore a quello che ci potessimo immaginare in base alle informazioni trovate. Col passare dei giorni ci siamo rassegnati a convivere con questo continuo tormento, attendendo che con le fredde ore notturne ci concedesse una tregua per riuscire almeno a cucinare.

Procedevamo ogni giorno ad effettuare delle ricognizioni nelle diverse vallate per poter scegliere poi un obiettivo adeguato.
Ci siamo resi conto ben presto che le pareti più belle e difficili erano talmente bagnate che sarebbe servito qualche giorno di sole per poterle arrampicare, così abbiamo deciso che alla prima schiarita avremmo tentato la salita di una bella punta che prospettava difficoltà moderate e che ci risultava inviolata.

Per fortuna dopo circa una settimana la prima giornata di bel tempo ci ha consentito di montare un campo avanzato a ridosso del ghiacciaio che dava accesso a questa cima. Il giorno seguente, dopo 4 ore di avvicinamento, abbiamo scalato la bella parete nord di circa 300 mt con difficoltà di IV+ continue in condizioni invernali (scarponi ai piedi e temperature sottozero), raggiungendo la vetta posta a circa 1900mt di quota. Qui la sorpresa: la presenza di un ometto e di alcuni resti che testimoniavano la salita avvenuta evidentemente dal facile versante opposto, con accesso da un altro fiordo che si intravedeva in fondo al ghiacciaio. Poco male, siamo rientrati comunque soddisfatti sui nostri passi attrezzando 8 corde doppie e giungendo in serata al campo avanzato, dal quale il giorno seguente siamo scesi al CB. Tirando le somme si è trattato di una bella salita, quasi “d’altri tempi” in stile classico e in un meraviglioso ambiente d’alta montagna situato veramente come si suol dire “fuori dal mondo”. Abbiamo dedicato questa via a “Sandro e Vito” (Fassi e Bergamelli) amici Nembresi di Ennio e Sergio scomparsi tragicamente al Monte Bianco proprio vent’anni fa.

Il bello stabile è proprio arrivato e noi non abbiamo perso tempo mettendo subito le mani su uno dei bei pilastri di roccia che si affacciano sul lato ovest del fiordo nelle vicinanze del CB.
L’esposizione a est ci ha donato il conforto del sole nelle ore mattutine, ma la bassa quota e la presenza di un po’ di erba nella parte inferiore della parete ha fatto si che i fastidiosissimi insetti ci rompessero le scatole durante la prima parte della scalata.

Qui le difficoltà si sono fatte un po’ più elevate: ne sono usciti 600mt di dislivello (22 tiri di corda, discesa con 21 doppie) dal V al VI+ su ottimo granito e protezioni tradizionali (calate attrezzate con 1 spit e 1 chiodo) per il pilastro, con l’aggiunta di 250mt di cresta facile su sfasciumi per arrivare sulla punta inviolata (1030mt di quota). La via l’abbiamo chiamata “Freedom pillar” alla “Cima Lorenzo” (figlio di Giangi da pochi mesi) ed è stata salita in tre giorni con due bivacchi in parete su un’ottima cengia ed utilizzo di 200 mt di corde fisse.

Con questa seconda salita si è esaurito anche il nostro tempo di permanenza e ci consideriamo pienamente soddisfatti di ciò che siamo riusciti a fare. Non sono certo grandi numeri dal punto di vista sportivo, ma il valore aggiunto e l’arricchimento di questa esperienza deriva secondo noi dall’esserci mossi in una natura veramente selvaggia, nell’incertezza di un terreno inesplorato, con la sensazione di trovarci ai confini del mondo e la consapevolezza di aver agito come una squadra efficiente, in armonia e amicizia.”

di Sergio dalla Longa

Groenlandia
Fiordo Kangikitsoq, Cape Farewell

Cima Senza Nome 1900m
Via ‘Sandro e Vito’
prima salita: Sergio Dalla Longa, Rosa Morotti ed Ennio Spiranelli di Nembro e Giangi Angeloni di Ponteranica. (07/2004)
Sviluppo: 300m
Difficoltà: IV+
Esposizione: Nord
La via sale con difficoltà di IV+ la parete nord.

Cima Lorenza 1030m
Via Freedom Pillar
Prima salita: Sergio Dalla Longa, Rosa Morotti ed Ennio Spiranelli di Nembro e Giangi Angeloni di Ponteranica. (07/2004)
Sviluppo: 600m – 22 tiri
Difficoltà: fino al V+
Esposizione: Est
La via sale il pilastro su ottimo granito, poi proseguire per altre 250m sulla cresta per arrivare alla cima.
Foto dall’alto al basso: ‘Sandro e Vito’ e il tracciato, il tracciato di ‘Freedom Pillar’ e i quattro in cima.
A sinistra: durante la salita di Freedom Pillar. ph. archivio Dalla Longa
Portfolio
www.grandegrimpe.it

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Patxi Usobiaga ripete Realization 9a+ a Ceuse

Il 29/07 lo spagnolo Patxi Usobiaga realizza la 3a salita di Realization / Biographie, 9a+ a Céüse (Francia).

Anche Patxi Usobiaga ha ripetuto “Realization” a Ceüse, confermndo il grado di 9a+. Giovedì sera (29 luglio) lo spagnolo è riuscito nella terza salita della mitica magic line, liberata nel luglio 2001 dall’americano Chris Sharma e ripetuta per la prima volta dal francese Sylvan Millet a maggio di quest’anno.

Usobiaga aveva già tentato la via l’estate scorsa, ripetendo velocemente la prima parte, Biographie 8c+. Adesso, dopo tre 8b+ a vista, vari 9a, ed un recente secondo posto al Master Internazionale di Serre Chevalier (dietro a Alexandre Chabot), intasca anche quella che viene considerata una delle linee più dure del mondo.
Prossima tappa Action Direct?

Archivio news Usobiaga Archivio news Realization Intervista Chris Sharma dopo Realization
Arrampicare a Ceuse
www.patxiusobiaga.com

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Coppa Italia Boulder, Genova, risultati

Il 31/08 Christian Core e Giovanna Pozzoli vincono la quarta prova della Coppa Italia Boulder 2003 a Genova.

Quarta prova della Coppa Italia Boulder “stampata”, come da copione, da Christian Core ma anche dalla sorprendente Giovanna Pozzoli del team sportivo dei Ragni della Grignetta.

Il campione del mondo non si è lasciato sfuggire la terza vittoria (su tre gare corse) con 5 boulder risolti, sui canonici 6, di una finale tracciata sul “duro” da Loris Manzana, Gianni Duregato, Domenico Spatari. Parlano da soli, infatti, i “numeri” alle spalle del vincitore: il 2 blocchi chiusi del parmense Michele Caminati, ultimo dei qualificati per la finale ed autore di un grande secondo turno che gli ha valso il 2° posto, e l’1 su 6 del genovese Alessio Deiana, terzo classificato. Da segnalare il 4° posto di Lucas Preti seguito, nell’ordine, dagli altri finalisti: Alessandro Gandolfo, Luca Giupponi, Giovanni Lavanna, Georgos Progulakis, Luca Giacomini, Marco Bortoletto, Alessandro Passoni e Patricio Munari.

Tra le ragazze bella new entry sul gradino più alto del podio di Giovanna Pozzoli, con un bel 5 problemi risolti su 8. Altro nome “nuovo” e bella prestazione – che vale il 2° posto – anche per Roberta Longo dell’U.S. Primiero. Quattro i blocchi chiusi per lei, come per Flavia Gaggero (3a) e Laura Aloi (4a) separate per il numero di tentativi spesi.

La classifica maschile della Coppa Italia Boulder, dopo la 4° prova, vede al comando Christian Core, seguito da Georgos Progulakis (2°) e Alessio Deiana (3°). Quella femminile vede in testa appaiate Flavia Gaggero e Giulia Giammarco seguite al 3° posto da Giovanna Pozzoli.

Prossima, e ultima, prova della Coppa Italia Boulder: 18-19/10 all’Aprica.

Classifica maschile
1 Christian Core – G.S.Fiamme Oro
2 Michele Caminati – Rock On! Parma
3 Alessio Deiana – Kadonikatena Genova
4 Lucas Preti – Lezard Varese
5 Alessandro Gandolfo – Monkey’s Club Recco (Ge)
6 Luca Giupponi – G.S. Fiamme Oro
7 Giovanni Lavanna – Climber’s Club Foggia
8 Georgos Progulakis – Equilibrium Modena
9 Luca Giacomini – Cus Bologna
10 Marco Bortoletto – Rock On! Parma
11 Alessandro Passoni – Gamma U.O.E.I Lecco
12 Patricio Munari – Lezard Varese

Classifica femminile
1 Giovanna Pozzoli – Ragni – Lecco
2 Roberta Longo – U.S. Primiero
3 Flavia Gaggero – Kadonikatena – Genova
4 Laura Aloi – Climber’s Club – Foggia
5 Stefania De Grandi – Plastic Rock – Rovereto
6 Marina Annecchini – Ecole Verticale – Roma
7 Valentina Garavini – Istrice – Ravenna
8 Raffaella Cottalorda – Monkey’s Club – Recco
9 C. Katia Salvi – El Cap – L’aquilia
10 Sara Morandi – Arco Climbing
11 Chiara Mazzoleni – Ragni – Lecco

1a prova Roma
2a prova Spiazzo Rendena
3a prova Bardonecchia
calendario Coppa ITA 2003
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Coppa Italia Boulder 2003
quarta prova
Associazione Sportiva Kadoinkatena
Centro Polisportivo Sciorba

PRESIDENTE GIURIA
Maurizio Cattani
GIUDICE AGGIUNTO
Edo Gigli
TRACCIATORI
Loris Manzana, Gianni Duregato, Domenico Spatari

nella foto:
Christian Core in azione nella 4a prova della Coppa Italia Boulder
ph www.freakclimbing.com

TICAD closes with effort by Japan to differentiate its African investment projects from China’s

YOKOHAMA – A three-day conference on African development wrapped up Friday in Yokohama by adopting a 13-page joint declaration with 53 African countries touting Japan’s strategic policy shift from government aid to promoting private-sector investment.

But the policy papers and remarks by Japanese officials suggested Tokyo was pursing an unofficial agenda at the Tokyo International Conference on African Development: how to differentiate Japan’s economic cooperation from that of China, which has long surpassed Japan as a massive business investor in the continent’s rapidly growing economies.

The Yokohama Declaration drafted by Japan called for “quality infrastructure investment,” which experts say is a veiled criticism of Beijing infrastructure projects that often come with high-interest loans and are criticized as “debt-trap diplomacy.”

It also said the African leaders “take good note of” Prime Minster Shinzo Abe’s Free and Open Indo-Pacific initiative, which calls for freedom of navigation and rules-based order in the sea.

The initiative is widely seen as part of Abe’s efforts to keep growing Chinese clout in check, although Tokyo has officially denied that characterization.

Japanese diplomats claimed the African participants in the 7th edition of TICAD view Abe’s initiative, first revealed at the previous TICAD meeting in 2016, “favorably.”

Thus, for the Japanese version of the joint declaration, Japanese officials translated the phrase “take good note of” as kōiteki ni ryūi suru, which roughly means “favorably take note of.”

Japan’s efforts to differentiate itself from China started long before TICAD 7, which drew 42 African heads of state, presidents, vice presidents and prime ministers.

To compete with Beijing on international infrastructure projects, Tokyo has carefully prepared and promoted the concept of “quality infrastructure.”

At the G20 summit in Osaka in June, Tokyo drafted a document calling for “quality infrastructure investment” and attached it to the Osaka joint declaration that was endorsed by the G20 leaders.

The paper urges the G20 countries, including China, to attach importance to the fiscal sustainability of a recipient country when extending loans for infrastructure projects.

The Osaka declaration also urges member countries to pay attention to transparency, environmental friendliness, resilience against natural disasters and social inclusiveness, which observers say all may make Japan’s pricier “quality” infrastructure projects more competitive than those promoted by China.

“A country that is deeply indebted is a country difficult for you to penetrate,” Abe told Japanese and African business leaders at Thursday’s plenary session in Yokohama.

Abe then revealed a plan to dispatch experts to 30 African countries to train local officials in charge of sovereign debt and risk management.

It may be rather ironic that Japan, which is neck-deep in snowballing government debt, has decided to teach African officials how to manage the same. But a Japanese official claimed that some African countries want Japan to serve as “a counter-balance” against China and to dispatch such fiscal experts to them.

At the same time, some Japanese officials admitted that Tokyo can no longer compete with China in terms of the amount of funds funneled into the continent, which is why they have started emphasizing the “quality” of its economic projects.

More than 3,700 Chinese firms are reportedly doing business in Africa and about 1 million Chinese are living there, while Japanese firms have offices at just 800 locations. About 8,000 Japanese live in Africa.

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Trial run in Japan of anti-groping UV stamps sells out within an hour

Following a heated online debate on ways to combat groping and similar behaviors on trains, a name stamp-maker on Tuesday released a new product that can be applied to the offender’s hand — leaving the seal mark of an open palm to identify an assailant.

Developer Shachihata Inc., which makes easy-to-use pre-inked seals, hopes the product, priced at ¥2,500 before tax, will help deter the common problem on Japan’s crowded trains.

A limited trial run of 500 sets sold out in less than an hour after sales began at 1 p.m. Tuesday, company spokesman Hirofumi Mukai said.

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The anti-groping stamp uses a special ink that only becomes visible under ultraviolet light, but not under sunlight or artificial light, according to the company. The black light that comes with the stamp can be used to illuminate the 9-millimeter stamped mark. The ink can be washed off.

Mukai said the product is designed primarily as a deterrent, to discourage anyone from groping. An accompanying strap can be attached to a bag to show those nearby that a person is carrying the stamp.

In May, a viral tweet about a school doctor who recommended pricking gropers using a safety pin generated mixed responses. Some said that would work as a deterrent, but others stated that the measure could be considered a crime. Shachihata then received a tweet suggesting the development of an anti-groping stamp. It was those discussions that propelled the company into action.

A tweet posted by the company on Tuesday said the launch of the product was “a small step” toward achieving a society where there are no sex crimes, including groping, and acts of violence.

“We will continue to consider ways for us to contribute to society,” the tweet said.

Yayoi Matsunaga, head of the Osaka-based organization Chikan Yokushi Katsudo Center (Groping Prevention Activities Center), said the same day that it was too early to judge whether or not the product can prevent groping but hailed Shachihata’s move as “very meaningful.”

The fact that a company released an anti-groping product “should have a big impact on society, which could lead to deterrence,” she added.

Following the trial sale, the company plans to revamp the product based on user feedback.

Culture chiefs of Japan and China and South Korea agree to ignore tensions, continue exchanges

INCHEON, SOUTH KOREA – The culture ministers of Japan, China and South Korea on Friday adopted a declaration calling for promoting cultural exchanges among them despite Tokyo-Seoul ties sinking over trade and wartime labor issues.

The Incheon Declaration, endorsed at a ministerial meeting in the Korean city, called for jointly holding cultural events during the 2020 Summer Olympics and Paralympics in Tokyo and the Winter Games in Beijing in 2022.

The declaration also stated the three Asian neighbors will make joint efforts to fight the pirating of animation and manga and use artificial intelligence and virtual reality in the culture industry.

“While Japan-South Korea relations are in a difficult situation, deepening grassroots-level exchanges through cooperation in the cultural fields will help improve ties,” Masahiko Shibayama, minister of education, culture, sports, science and technology, told reporters after the meeting.

The three-way meeting, which was attended by Chinese culture minister Luo Shugang and South Korea’s Park Yang Woo, has been held almost every year since 2007, based on a trilateral summit agreement. Friday’s meeting was the 11th in the series.

At their talks, the ministers also selected three host cities they called the Culture Cities of East Asia 2020 for a variety of cultural and artistic events to be held with the aim of furthering relations. The cities selected were Kitakyushu, Yangzhou in China and Suncheon in South Korea.

Tensions between Tokyo and Seoul have risen since Japan tightened controls on exports on critical chipmaking chemicals and other items, a move Seoul sees as retaliation for South Korean court rulings on forced wartime labor that ordered Japanese firms to compensate Korean victims.

Japan dislikes the rulings because wartime compensation issues were settled by a treaty both nations signed to normalize diplomatic relations in 1965.

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