A Walk in Nature

Una passeggiata nella natura in… video. Due settimane a piedi tra i paesaggi e il respiro della grande natura dell’Europa nord orientale.

Non occorrono parole. Non serve neanche sapere dove si è esattamente. Basta lasciarsi rapire dal paesaggio e dall’immaginazione. Camminare. Vedere. E, passo dopo passo, farsi prendere da altre dimensioni. Immergersi, piano piano, nel respiro di quel tempo immemorabile che ci ha preceduti e che sarà dopo di noi. Quelli che vi proponiamo sono 3 minuti di autentiche visioni catturate per la NotWorkingFilms da Fabio Palmieri. Due settimane di “passeggiata”, nell’Europa nord orientale, per rivivere l’immensa forza e grandezza della natura. Imperdibile, come la Natura da salvare.

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Erri De Luca: l’ Everest e la colonna da milioni di euro

Abbiamo chiesto allo scrittore e alpinista Erri De Luca di commentare le foto delle code all’Everest che in questi giorni girano su internet… ecco la sua visione.

Nemmeno in Dolomiti a ferragosto sulla più ripetuta via ferrata si accumula una colonna simile. Sarebbe interessante calcolarne il fatturato: permessi di salita, viaggi, guide, portatori, bombole di ossigeno, abbigliamento. E’ una colonna da milioni di euro. Dunque la distesa di corde fisse all’ Everest è diventata un vasto golf club dove la buca è una sola e sta sulla cima. In un solo giorno di maggio hanno infilato la loro pallina circa centocinquanta incolonnati.

Questo non toglie niente alla magnifica montagna che rimane la perfetta sommità di madre terra. I suoi pendii hanno ospitato la più desiderata avventura di alpinisti eccelsi, la loro insonnia e le loro discese stremate. Le montagne restano illese e vergini di neve fresca a ricoprire la traccia battuta. La colonna in marcia commerciale toglie invece ogni senso, valore e titolo a chi ci mette il piede sopra in questo modo. Spero che presto ci si possa arrivare in elicottero, una foto e via, ritorno a casa in giornata.

Erri De Luca

>> la foto di Ralf Dujmovits

>> L’Everest, la folla e la corsa nel nulla
>> Everest come Gardaland, intervista a Simone Moro

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Coppa del Mondo Lead 2012 – Verhoeven e Oda vincono a Imst

Sabato 11 agosto la terza tappa della Coppa del Mondo Lead 2012 è stata vinta da Jorg Verhoeven e da Momoka Oda.

La lotta nella Coppa del Mondo Lead 2012 si sta intensificando e dopo le prime due tappe in Francia, venerdi e sabato scorso gli atleti sono approdati a Imst in Austria dove a primeggiare sono stati l’olandese Jorg Verhoeven e la giapponese Momoka Oda.

Per certi versi Verhoeven è un atleta di casa – visto che risiede nella vicina città di Innsbruck – è dopo essere stato assente dalle prime due gare ha deciso che al terzo appuntamento non poteva mancare e ha fatto bene, dimostrando la classe e la caparbietà che gli aveva fatto vincere la Coppa del Mondo Lead 2008. Evidentemente l’inverno tra i boulder degli USA gli aveva giovato sia fisicamente sia mentalmente e Verhoeven ha battuto Jakob Schubert e Sachi Amma di una presa soltanto; per separare i due è stato preso in considerazione il risultato della semifinale. Il migliore della Semifinale, lo spagnolo Ramón Julian Puigblanque, si è dovuto accontentare del quinto posto, battuto dal norvegese Magnus Midtboe ma comunque più in alto degli altri finalisti, lo svizzero Cedric Lachat, il francese Romain Desgranges e il tedesco Thomas Tauporn. Da segnalare l’ottimo 12° posto di Stefano Ghisolfi, il migliore degli italiani, seguito da Francesco Vettorata (17°), Marcello Bombardi (20°) e Silvio Reffo (26°).

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In gara femminile la Oda ha vinto in maniera convincente, salendo 3 prese più in alto della slovena Mina Markovic che in Semifinale aveva segnato l’unico top. Alle loro spalle si sono fermate, purtroppo tutte e tre sulla stessa presa, l’austriaca Johanna Ernst, la russa Evgenia Malamid e la francese Charlotte Durif, mentre la francese Hélène Janicot, la giapponese Yuka Kobayashi e la belga Mathilde Brumagne si sono piazzate 6°, 7° e 8° rispettivamente. Mentre Andrea Ebner si è fermata 33°, Jenny Lavarda ha concluso la sua prova 15°, mancando il passaggio in finale di un soffio e trovandosi esclusa dall’ultimo round con altre fortissime atlete come Jain Kim, Katharina Posch, Magdalena Röck e la campionessa del mondo Angela Eiter… Questo per dire che la lotta per qualificarsi per la finale è sempre una lotta tra titani.

A proposito di campionessa del mondo: la gara di Imst è stata una delle ultime prove prima del Campionato del Mondo a Parigi. Prima di arrivare nella capitale francese ci sarà l’ultimo round della Coppa del Mondo Boulder a Monaco – dove Anna Stöhr potrà “divertirsi” avendo già la vittoria in tasca, mentre Kilian Fischhuber e Rustam Gelmanov lotteranno fino all’ultimo boulder per la vittoria finale – e ovviamente il Rock Master Festival a fine agosto con le sue difficilissime prove di Speed, Boulder e Lead.


Risultati Imst, Austria 10-11/08/2012
Lead Uomini

1 Jorg Verhoeven NED 47+
2 Jakob Schubert AUT 46+
3 Sachi Amma JPN 46+
4 Magnus Midtboe NOR 44.5+
5 Ramón Julian Puigblanque ESP 35+
6 Cédric Lachat SUI 32+
7 Romain Desgranges FRA 27+
8 Thomas Tauporn GER 27+

Lead Donne
1 Momoka Oda JPN 60+
2 Mina Markovic SLO 57+
3 Johanna Ernst AUT 51+
4 Evgenia Malamid RUS 51+
5 Charlotte Durif FRA 51+
6 Hélène Janicot FRA 50+
7 Yuka Kobayashi JPN 50+
8 Mathilde Brumagne BEL 48+

Diretta Slovacca al Denali per Bullock e Houseman

Dal 24 al 27 giungo gli alpinisti britannici Nick Bullock e Andy Houseman hanno effettuato una delle rare ripetizioni della Via Diretta Slovacca al Denali (6194m) in Alaska.

“Da quando ho letto il racconto di Mark Twight sulla salita, effettuata insieme a Scott Backes e Steve House, della via slovacca in un’unica soluzione, ho sognato di tentare questa via. E’ una di quelle vie da considerare come un rito di passaggio – cinquemilacinquecento piedi di arrampicata tecnica, tremilacinquecento piedi di alpinismo classico – novemilapiedi in totale (ho fatto la somma per chi è nullo in matematica come me). Salire la via slovacca è stata la realizzazione di un sogno…”

Ecco come l’alpinista britannico Nick Bullock riassume la sua ultima avventura, l’importantissima ripetizione assieme al suo connazionale Andy Houseman della diretta slovacca sul Monte Denali (alias McKinley) in Alaska. Una via, aperta in 11 giorni nel 1984 dai fortissimi slovacchi Blajez Adam, Tono Krizo e Franticek Korl, che supera la parete sud con 2700m di salita e difficoltà complessive di VI (scala Alaska) WI6 M6+ A2, ripetuta soltanto cinque volte in 28 anni, tra cui spicca ovviamente quella di Twight, Backes e House in 80 ore … Facile capire quindi perché quella via e quella cima alta 6194m sono stati un sogno nel cassetto di Bullock e Houseman!

I due britannici hanno ripetuto la via in 84 ore complessive. Dopo una “falsa partenza” dovuta al seracco ancora in condizioni troppo pericolose, ecco la partenza alle 2:30am del 24 giungo. Dopo 9 ore di arrampicata consecutiva hanno raggiunto il primo bivacco nella parte terminale del grosso nevaio: “La maggior parte dell’arrampicata quel primo giorno” racconta Bullock nel suo blog “era accettabile ma una ripida colata di ghiaccio ha reso il tutto un po’ piccante.”

“Il secondo giorno siamo entrati nel vivo della via slovacca” continua Bullock “ventisette ore continue per raggiungere i pendii sul lato di Big Bertha (il grande seracco che separa i 58 tiri tecnici della via slovacca dalla via Cassin, n.d.r) e poi avanti fino alla via Cassin. L’arrampicata è simile a quella della Colton/Macintyre sulle Grandes Jorasses ma tutto in dimensione più grande: c’è semplicemente così tanta arrampicata di qualità. Canaloni, goulotte, cascate di ghiaccio, misto simile a quello che si trova nei Cairngorms in Scozia, ghiaccio dalle miglior cascate canadesi, e il tutto in un anfiteatro così grande da renderci insetti insignificanti.”

Dopo 27 ore di arrampicata non-stop i due hanno raggiunto la fine delle difficoltà tecniche e hanno bivaccato una seconda notte lì dove la via slovacca si congiunge con la Via Cassin. Da notare che sull’ultimo tiro Houseman ha impiegato un’ora e mezza e ammette che non ha mai dovuto lottare così tanto come su quei 70 metri!

A questo punto, dopo un breve riposo, li separavano poco più di 1000m dalla cima. Un ultimo tratto considerato molto più facile tecnicamente rispetto al terreno già superato ma comunque un grande test, sopratutto di resistenza. Infatti, poco dopo essere ripartiti, i due sono stati bloccati dalla bufera e costretti ad un terzo bivacco. 16 ore più tardi, finalmente una breve finestra di bel tempo e la tanto desiderata cima alle 16:30 del 27 giugno.

“Salire la parte alta della via Cassin” afferma Bullock “è stata come attraversare il Purgatorio…” prima di conclude sul suo blog” anche se non ho scalato molto in Himalaya, la sensazione di essere “fuori dal mondo” non è mai stata così forte come su questa salita.” Dopo essere scesi per la West Buttress, anche Housemann non ha dubbi “Sei giorni sulla montagna, quattro giorni sulla via è l’esperienza più appagante, impegnativa e totalmente appassionante che io abbia mai vissuto.”

Per maggiori informazioni sulla salita ed altre foto visitate www.andyhouseman.blogspot.co.uk e www.nickbullock-climber.co.uk

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Mondiali di Sci Alpinismo 2013: Italia doppio argento nelle staffette mondiali

Nelle prove Relay dei Mondiali di scialpinismo, gli azzurri conquistano l’argento allo sprint tra gli uomini (oro alla Svizzera) e un argento tra le donne (oro alla Francia), mentre non lasciano possibilità di gloria agli avversari della categoria Giovani grazie a Alba De Silvestro, Davide Magnini e Nadir Maguet si mettono un oro al collo per concludere in bellezza i mondiali.

Nell’ultima giornata dei mondiali di scialpinismo di Les Ecrins, è stata la volta delle prove a staffetta, e l’Italia dei Senior conquista due medaglie d’argento dal sapore agrodolce. Infatti se da una parte il secondo posto della formazione femminile – composta da Gloriana Pellissier, Alessandra Cazzanelli ed Elena Nicolini – sorprende per le poche possibilità di cui era accreditata alla vigilia, dall’altra la piazza d’onore tra gli uomini lascia un po’ di amaro in bocca.

Ma andiamo con ordine. Nella gara donne il terzetto composto da Fabre, Mollaret e Roux ha dettato legge, e non poteva essere diversamente con Laetitia Roux in ultima frazione a chiudere un mondiale epico per lei e per la formazione transalpina. Le tre ragazze italiane hanno chiuso distaccate di un minuto e mezzo, ma soprattutto tenendo a debita distanza le avversarie dirette della Svizzera.
La prova maschile è la gara che non ti aspetti, con i padroni di casa veri favoriti della vigilia che però hanno dovuto cedere la lotta per il gradino più alto del podio a Svizzera e Italia.

La partenza dei nostri come peggio non si poteva: nella bagarre del via Damiano Lenzi (nella foto a sinistra) perde una pelle e si ritrova ultimo, ma l’ossolano non si perde d’animo e rimonta tanto da dare il cambio a Manfred Reichegger in seconda posizione. L’altoatesino mantiene il gruppo di testa come farà il terzo frazionista azzurro, Michele Boscacci. Tutto si risolve nell’ultima frazione, con la caduta del francese Jacquemoud che lascia allo svizzero Marcel Marti e al nostro Robert Antonioli il duello finale per il primato. Al fotofinish sono soltanto sei decimi di secondo a premiare l’elvetico e a lasciare alla squadra azzurra la gioia dell’argento.
E se il buongiorno si vede dal mattino, avremo di che confermare la leadership italiana nello skialp anche nel prossimo futuro, grazie alla netta vittoria dei Giovani azzurri: oro per Alba De Silvestro (Junior), Davide Magnini (Cadetti) e Maguet (Junior) su Svizzera e Francia.

"Che dire? Piena soddisfazione per quanto abbiamo raccolto – ha commentato Oscar Angeloni, ct della nazionale italiana – essere protagonisti in tutte le prove a staffetta è sinonimo di forza nazionale, e i nostri ragazzi sono stati davvero “superb” come dicono da queste parti".

CLASSIFICHE
Maschile

1 SUI Anthamatten, Senior 34:10.4
1 SUI Ecoeur, Senior 34:10.4
1 SUI Steindl, Senior 34:10.4
1 SUI Marti, Senior 34:10.4
2 ITA Lenzi, Senior 34:11.0
2 ITA Reichegger, Senior 34:11.0
2 ITA Boscacci, Espoir 34:11.0
2 ITA Antonioli, Espoir 34:11.0
3 FRA Sevennec, Senior 34:50.7
3 FRA Bon Mardion, Senior 34:50.7
3 FRA Gachet, Senior 34:50.7
3 FRA Jacquemoud, Espoir 34:50.7

Femminile
1 FRA Fabre, Senior 32:25.3
1 FRA Mollaret, Espoir 32:25.3
1 FRA Roux, Senior 32:25.3
2 ITA Pellisier, Senior 33:47:3
2 ITA Cazzanelli, Espoir 33:47.3
2 ITA Nicolini, Senior 33:47.3
3 SUI Gex-Fabry, Senior 34:23.3
3 SUI Mathys, Senior 34:23.3
3 SUI Richard, Senior 34:23.3

Giovanile
1 ITA De Silvestro, Junior 30:16.4
1 ITA Magnini, Cadet 30:16.4
1 ITA Maguet, Junior 30:16.4
2 SUI Müller, Cadet 32:17.3
2 SUI Corthay, Cadet 32:17.3
2 SUI Brodard, Junior 32:17.3
3 FRA Mollard, Junior 32:32.9

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Attacco terroristico al Campo base del Nanga Parbat: almeno 10 le vittime

Gravissimo ed incredibile attacco terroristico all’una di notte al Campo Base del Nanga Parbat sul versante Diamir (Pakistan). Si contano almeno 10 alpinisti uccisi.

La scorsa notte un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione al Campo base del Nanga Parbat sul versante Diamir uccidendo almeno 10 alpinisti, alcune fonti parlano di 11. Secondo le prime notizie tra questi ci sarebbero alpinisti di nazionalità ucraina, cinese, russa e un pachistano. Ma ancora la situazione non è del tutto chiara.

Secondo quanto riportato da huffingtonpost.com il ministro dell’Interno pachistano Chaudhry Nisar Ali Khan ha riferito che gli stranieri uccisi sarebbero 5 ucraini, 3 cinesi e 1 russo, mentre un alpinista cinese sarebbe stato soccorso. Secondo repubblica.it l’atto terroristico sarebbe stato rivendicato dal movimento estremista talebano Jandullah. Molte fonti riportano che il gruppo di terroristi avrebbe fatto irruzione nel Campo base indossando divise della polizia.

Per explorersweb.com un alpinista turco, Tunc Findik, si trovava al Campo 2 al momento dell’attacco e sembra che ora stia scendendo insieme all’iraniano Mehdi Gholipour e ad alcuni sherpa nepalesi. Ma la situazione è ancora molto confusa. Attualmente la zona e il campo Base sono presidiati dalla Polizia pachistana. In questa stagione erano 50 gli alpinisti di varie spedizioni impegnati sulla montagna.

E’ la prima volta che un fatto così grave accade in una regione considerata relativamente tranquilla come quella del Gilgit-Baltistan. Quel che è successo è stata una cosa davvero del tutto inaspettata. Una vera tragedia.

>> 25/06/2013 – Nanga Parbat e l’incredibile tragico attacco terrorista
>> 24/06/2013 – Attacco terroristico al Nanga Parbat: gli alpinisti abbandonano il Campo Base
>> 23/06/2013 – Attacco terroristico al Campo base del Nanga Parbat: almeno 10 le vittime

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Nicolas Favresse libera il suo progetto in Norvegia

Il 22 maggio 2013 il climber belga Nicolas Favresse ha liberato il suo difficile progetto, The recovery drink, sulla Profile wall a Jossingfjord in Norvegia.

Mercoledì scorso Nicolas Favresse ha liberato quel progetto che avevamo presentato a gennaio come “la fessura perfetta.” Si tratta di un tiro di 35m, nella falesia Profile wall a Jossingfjord nell’estremo sud della Norvegia, che Favresse aveva tentato l’estate scorsa assieme ad un folto gruppo di amici ma che poi era stato costretto ad abbandonare a causa delle alte difficoltà abbinate all’ incessante brutto tempo. Questa primavera Nico è tornato assieme a Stephane Hanssens per liberare la linea e anche se il climber belga non fornisce il grado, siamo sicuri che a tutti basti questa sua frase: “E’ sicuramente una delle linee più “cool” che abbia mai fatto e anche la fessura più difficile che sono riuscito a salire rotpunkt.”


THE RECOVERY DRINK IN NORVEGIA
di Nicolas Favresse

“Finalmente mercoledì scorso ho chiuso la mia “Kingline”, il progetto di una fessura trad in Norvegia! Ora mi sento così felice e completo 😉 E’ sicuramente una delle linee più “cool” che io abbia mai fatto e la fessura più difficile che io abbia salito rotpunkt.

Daniel Jung, mio fratello Olivier e Bernardo Gimenez ed io abbiamo trovato la linea l’estate scorsa durante una “crociata” in cerca di belle fessure da salire. Lo svedese Erik Massih, un “trad climber” molto attivo sia in Svezia sia in Norvegia, ci aveva parlato di una parete strapiombante con delle belle fessure che dovevamo assolutamente visitare. E così abbiamo fatto.

Quando siamo arrivati, la nostra attenzione è stata subito catturata da una serie impressionante di strette fessure al centro della parete. Anche se la linea ci sembrava futuristica, eravamo così motivati da non sprecare neanche un minuto e l’abbiamo provata subito. In realtà, è la prima linea che abbiamo provata in Norvegia e abbiamo subito trovato quello che cercavamo: una fessura perfetta, un progetto che ci avrebbe impegnato per un po’. Abbiamo quindi trascorso il resto del viaggio tentandola più e più volte, imparando a risolvere ogni movimento, salendo sequenze davvero uniche lungo questa stretta fessura, facendo lolotte e lanci disperati. Dopo tre settimane di tentativi e di combattimento contro le difficili condizioni meteo, le nostre dita erano completamente devastate dalle fessure taglienti e siamo stati costretti ad abbandonare la via, lasciandola incompiuta.

Ho dovuto aspettare questa primavera per tornare, questa volta con il mio amico Stephane Hanssens molto motivato ad unirsi a me per salire questa fessura. Le condizioni meteo erano difficili, con un sacco di pioggia, vento forte e temperature fredde. Mi ci sono volute altre due settimane per salire finalmente la via. E’ stata una sensazione incredibile!

Ho chiuso il tiro piazzando tutte le protezioni durante la salita, tranne alcune protezioni che avevo lasciato nelle sezioni più facili per facilitare la pulizia del tiro dopo ogni tentativo, visto che strapiomba molto. Volendo, si potrebbe quindi ancora fare una salita leggermente più pura. Il tiro è lungo circa 35 metri e non ha spit, né sulla via stessa né alla sosta. E composto di tre sezioni distinte, divise da riposi. La sezione centrale è la più difficile e per l’ultima sezione ci vuole molta resistenza, con un movimento straziante proprio alla fine. Sono felice di non essere mai caduto su quel punto nei miei tentativi…

Ho scelto di chiamare la via “The recovery drink”, la bevanda di recupero, fortunatamente ne avevamo importate in abbondanza! La via è situata su un parete chiamata Profile Wall a Jøssingfjord nella punta più a sud della Norvegia e ci sono ancora alcune altre fessure davvero belle e strapiombante in attesa di essere liberate.

Ora sto godendomi le felici vibrazioni della rotpunkt e sto tornando dalla Norvegia verso le Alpi per allenarmi un po’ per la mia spedizione in Pakistan di quest’estate.

St Alban, dry tooling a Québec in Canada

Jean-François Girard presenta il dry tooling nella falesia St Alban, Québec, Canada.

Situata a circa 80 km da Québec, la falesia St Alban è stata sviluppata molti anni fa dagli arrampicatori locali Guy Tremblay e Benoît Dubois insieme a molti altri climbers motivati come Ben Marion & Co. Questa falesia ospita numerose grotte ed era già ben conosciuta dagli speleologi che la usavano per praticare le tecniche di risalita e discesa in grotta. Quando i climbers hanno scoperto il potenziale della zona hanno subito iniziato a spittare linee che sarebbero presto diventate alcune delle vie più difficili di dry tooling in Quebec, forse addirittura lungo tutta la costa orientale del Canada.

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La parete è alta circa 20m ed estremamente strapiombante, oltre 7m di strapiombo su alcune vie. Con vie bellissime come Guignolée M5+, Syndicat de Boutique M6+, Don d’orgasme M8+, Hystérie M9-, Petit Victor M10 e Histoire de cœur M10, St Alban è un ottimo posto per allenarsi per le vie in montagna oppure semplicemente per divertirsi con gli amici. È interessante notare che in estate St Alban diventa una gettonata falesia di arrampicata sportiva. Siccome il dry tooling è arrivato per primo e gli inverni in Canada sono molto lunghi, queste due attività coesistono pacificamente… so che non è così dappertutto!

Per maggiori informazioni, visitate alpha.drtopo.com

di Jean-François Girard

Melloblocco 2014: flash 2

Frammenti, istantanee e aggiornamenti dal Melloblocco 2014. Intanto i melloblocchisti in Valle sono già 1.300.

Giornata uggiosa sul Melloblocco… nuvole basse, pioviggina, anche se il meteo da qualche “speranziella” per il pomeriggio. Poco male però. Si potrà comunque arrampicare sui 4 blocchi a montepremi che sono stati coperti: Green Woman, Green Man, Disco Inferno e Il gioco di Nalle. Ma anche su Sasso Terminato, un blocco per tutti in zona Remenno.

In ogni caso ieri è stata una prima giornata davvero intensa in cui hanno brillato con 5 blocchi chiusi: Gabriele Moroni, Stefano Ghisolfi, Jenny Lavarda, Barbara Zangerl, Mélissa Le Nevé e Yulia Abramchuk. Proprio quest’ultima ha conquistato lo speciale premio (un viaggio a Bilbao per due persone) messo in palio da Red Bull per chi avesse chiuso per primo 5 boulder a montepremi. La ex campionessa del mondo boulder se l’è conquistato con quasi un’ora di vantaggio su Lavarda, Zangerl e Le Nevé. “Yulia se lo merita” ha commentato Gabriele Moroni. Noi sottoscriviamo in pieno!

Tra i top della classifica provvisoria ci sono da segnalare le belle prove di Giada Zampa ma anche della fortissima 14enne Giorgia Tesio (4 top,) a cui si aggiungono con tre boulder chiusi: Alexandra Ladurner, Giulia Alton e Roberta Longo. Tra i maschi Anthony Gullsten ha centrato 4 top mentre a quota 3 troviamo Francesco Vettorata e Sachi Amma. Da segnalare che il giapponese li ha chiusi tutti e tre flash!

Sempre Amma è stato uno dei protagonisti della serata di ieri. Alla domanda su come avesse trovato i boulder del Mello il 2 volte vincitore della Coppa del mondo Lead ha risposto che proprio non li aveva trovati per “colpa” della mappa dei blocchi. E’ bellissima ha aggiunto Amma “L’appenderò nella mia camera, ma non c’ho capito niente.” A fianco Simone Pedeferri, l’autore della mappa che racconta tutta la storia del Mello, sorrideva e ringraziava. La mappa del Mello (un’opera pittorica in realtà) nasconde e conduce al tesoro, ad ognuno scoprire il suo…

Stasera dopo il pienone della gremitissima maratona cinematografica di ieri è in programma l’incontro con il grande Stevie Haston che presenta le novità Grivel, poi Marmot presenta l’attesissimo incontro con Stefan Glowacz ed il suo “At the End of the World – on Baffin Island”. E, a seguire, Mayan Smith Gobat, Ben Rueck e Sachi Amma con “Climbing around the world – Some insights from the adidas climbing team about their projects” e ancora Change, con Adam Ondra, presentato da Montura. Poi si balla con il Dj Diego Ritz.

Intanto (alle 10:00) sul Mello ha smesso di piovere, lentamente si pensa già all’arrampicata… e domani il meteo da bello. Forza Melloblocco.


MELLOBLOCCO 2014
01/05/2014 – Melloblocco 2014: day one, un raggio di sole per tutti
01/05/2014 – Melloblocco 2014: flash 1 
30/04/2014 – I boulder del Melloblocco 2014 by Simone Pedeferri
30/04/2014 – Quelli che il Melloblocco… inizia il viaggio 
24/04/2014 – Meno di una settimana al Melloblocco!
10/04/2014 – Simone Pedeferri – dietro le quinte del Melloblocco 2014 
03/04/2014 – Melloblocco 2014 – semplicemente arrampicata
16/01/2014 – Melloblocco – aperte le iscrizioni per il 2014!

Info e programma su www.melloblocco.it 

Felix Baumgartner premiato come Adventurer dell’anno da National Geographic

L’austriaco Felix Baumgartner ha vinto il National Geographic Adventurer dell’anno per il suo storico lancio dallo spazio il 14 ottobre 2012.

Il prestigioso premio National Geographic Adventurer dell’anno è stato assegnato pochi giorni fa a Felix Baumgartner per il suo straordinario lancio dallo spazio, del 14 ottobre scorso. Come molto ricorderanno il 41enne austriaco si era “tuffato” da oltre 39 mila metri e letteralmente volando in caduta libera superando la velocità del suono a più di 1200 Km/h. Un lancio trasmesso in TV e seguito live su Youtube da un pubblico record 8 milioni di persone.

E’ questo il verdetto del pubblico che ha espresso online quasi 55,000 voti. Così il BASE jumper austriaco ha battuto 9 altri fortissimi candidati tra cui spiccano tre alpinisti d’eccezione (Mike Libecki, Renan Ozturk e David Lama), la fortissima ultrarunner britannica Lizzy Hawker (5 volte vincitrice del ULtra-Trail du Mont-Blanc) e gli specialisti dello sci e snowboard Josh Dueck e Jeremy Jones.

L’anno scorso i voti sono andati a favore di Lakpa Tsheri Sherpa e Sano Babu Sunuwar per la loro salita sull’Everest, il volo dalla cima in parapendio e la discesa in kayak dal Nepal fino alla Baia di Bengal, mentre nel 2011 il premio è stato assegnato all’alpinista spagnola Edurne Pasaban. Nel 2009 invece è stato lo statunitense Dean Potter a ricevere l’Award.

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NOMINATI 2013
Felix Baumgartner — BASE jumper austriaco
Josh Dueck — Sciatore canadese
Steve Fisher — Kayaker sudafricano
Shannon Galpin — Umanitaria statunitense
Lizzy Hawker — Ultrarunner britannica
Jeremy Jones — Snowboarder statunitense
David Lama — Alpinista austriaco
Mike Libecki — Esploratore statunitense
Ramon Navarro — Surfer cileno
Renan Ozturk — Artista statunitense