L’insostenibile irresponsabilità nell’affrontare le montagne

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Riceviamo e pubblichiamo una breve riflessione/sfogo della guida alpina Enrico Bonino sull’apparente estendersi della disattenzione e della mancanza di consapevolezza di chi senza alcuna cognizione affronta l’ambiente alpino.

Non so davvero a questo punto se è preoccupazione, sdegno verso il decadimento della razionalità umana, o stupore, o cosa pensare… non lo so più davvero. Posso solo raccontarvi l’ultima della serie, oltre a ciò che troverete nell’articolo pubblicato da 12VDA.

Domenica ore 15: entro nel recinto di sicurezza posto nei pressi del Rifugio Torino di ritorno da un’arrampicata sui Satelliti del Monte Bianco. Passo il primo cancello (il secondo per chi invece parte), entro nel recinto in cui la traccia nevosa ha lasciato spazio a ghiaccio e sassi, e incontro una signora con 3 bambini tra i 3 e i 7 anni circa: tutti rigorosamente vestiti da città, un bambino addirittura con calzature espadrillas. Fin qui, situazione già al limite per via dell’età dei bambini e delle condizioni ghiacciate, mi limito ad osservare. Poi mi avvicino alla signora e la esorto gentilmente a non uscire dal secondo cancello spiegandole che è pericoloso. Questa, stranamente mi ringrazia e prosegue per la sua strada, io per la mia. Poco dopo mi giro dubbioso, e come volevasi dimostrare, la gentil signora esce dal cancello e si avventura sul ghiacciaio lasciando giocare liberi i bambini. Le grido da lontano di rientrare subito nel recinto e tornare in terrazza. Lei ha da ridire, tergiversa, e dopo un pò rientra. I bambini (3 x 1 adulto) camminano a fatica scivolando sul ghiaccio, ma rientrano tutti salvi, ignari (?) del fatto che se anche solo uno fosse scivolato sulla traccia, sarebbe passato sotto alla rete del recinto e poi chissà…

La signora in abiti cittadini e scarpe di cuoio viene verso di me scocciata dicendomi che devo dare credito alle persone, che non tutti sono sprovveduti e che lei è consapevole del pericolo. Le ho purtroppo risposto in modo poco diplomatico che se davvero era consapevole del pericolo, allora doveva esser denunciata per aver consapevolmente messo a rischio la sicurezza dei bambini! Ad un certo punto, gli adulti che non vogliono accendere il cervello per informarsi e per capire, che facciano la fine che devono fare, ma i bambini sono i veri ed unici inconsapevoli, e loro devono essere protetti. Solo questa primavera ho visto la famigliola con bimbo di pochi mesi in carrozzina, lanciarsi sul ghiacciaio (con la carrozzina) sotto la grandine, col papà che esortava la moglie a sbrigarsi che dovevano fare le foto sul ghiacciaio.

Da sempre sono molto sensibile al tema della sicurezza in montagna e della formazione. Ho sempre investito tempo ed energie sia da amatore che da professionista per divulgare il buon comportamento in ambiente montano e assistere a queste situazioni fa male. Ma purtroppo è lo specchio della società attuale e del mondo sportivo odierno. Deresponsabilizzazione e scarsità di valori, comunicazione sterile tramite i social e informazione spazzatura, trasformazione della montagna in palcoscenico di record sportivi ed atletici eticamente lontani dall’ambiente montano, spettacolarizzati e proposti dalle aziende leader per attirare la massa e fare business.

La montagna è di tutti, ma non per tutti. Ricordiamocelo sempre. Il contesto impone regole, conoscenze e pericoli che fan sì che la sua frequentazione non possa esser considerata “semplicemente Sport”. Lo vediamo tutti i giorni a tutti i livelli, dai pro agli amatori ai frequentatori domenicali: la prima cosa che viene riportata sui loro post è il tempo impiegato o la difficoltà superata, non quant’è stato bello condividere un’esperienza tra amici, non il piacere di essere lì per sé stessi e non per un “mi piace” su FB, non per l’emozione di aver raggiunto una vetta, no, quello lo si trova nelle note finali… a volte.

Siamo nell’epoca dell’apparire e non dell’essere, del politically correct e della par-condicio: tutto per tutti indiscriminatamente. Ma se succede qualcosa di sconveniente, se quel bambino con le espadrillas di cui sopra scivola, passa sotto la rete di protezione (che era stata adeguatamente indicata come zona di pericolo, solo per gli addetti ai lavori adeguatamente attrezzati, ecc…) se quel bambino si fa male, magari andremo a denunciare le funivie perché la rete non è abbastanza sicura, non la madre sconsiderata che ha esposto il bambino ad evidente pericolo.

Ora, io non sono portatore di verità alcuna, non ho soluzioni, e non posso decidere cosa sia giusto o sbagliato. Penso però che se la gente, ovviamente per colpa della società e non per colpa sua, è diventata analfabeta, senza capacità di ricezione del pericolo, senza capacità critiche, senza il senso di responsabilità, senza l’umiltà di chiedere, senza la voglia di informarsi. Allora è necessario studiare delle restrizioni per proteggere questo “gregge disperso ed inconsapevole” che, non per colpa sua, mette a rischio la vita dei bambini, dei soccorritori, e di altri rari escursionisti che hanno le competenze per frequentare la montagna. Oggi la disinformazione non è più giustificabile, ma per fare informazione bisogna essere in 2: uno che parla con cognizione di causa e l’altro che ascolta interessato.

Enrico Bonino – Guida Alpina e Maestro di Alpinismo

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Bramosia Scura, nuova via al Sella in Dolomiti

Il racconto di Klaus Gössinger e Peter Manhartsberger dell’apertura di Bramosia Scura (6c+, 145m), una nuova via d’arrampicata sulla parete nord della Cima Vallon, Sella, Dolomiti.

Quando sono in montagna, sono sempre alla ricerca di eventuali nuove linee, per questo la macchina fotografica e le guide d’arrampicata sono i miei strumenti più importanti. Nell’estate del 2015 mi è capitato dopo molti anni di ritornare al Vallon, nella zona del Sella, e sono stato attirato dalla ombrosa parete nord della Cima Vallon. Al Rifugio Kostner mi sono fatto dire da Manuel, il rifugista e guida alpina, quello che volevo sentire: nemmeno una via passava su quella parete. Se qualcuno poteva saperlo, era lui. Dopo tutto, lui conosce più o meno tutte le linee e ha già ripetuto o aperto molte delle vie della zona.

Klaus Gössinger è facile da motivare per le nuove linee. È anche un fortissimo alpinista, sia fisicamente sia mentalmente. Poi è arrivato il bel tempo, l’estate si è fatta calda, ed entrambi avevamo un intero fine settimana a disposizione. Il mio datore di lavoro ci ha fornito del materiale sponsorizzato (lo ringrazio molto!) e siamo andati in Dolomiti.

Entrambi non avevamo molta esperienza con l’apertura dal basso, ma questo non ha frenato la nostra motivazione. Con la funivia del Boè siamo arrivati al Vallon e poi abbiamo effettuato il veloce avvicinamento alla base della parete. Abbiamo sistemato il materiale ed eravamo pronti per iniziare i lavori.

La roccia si è rivelata talmente compatta che in realtà non poteva essere protetta con i protezioni tradizionali. Avevamo appesi ai nostri imbraghi dei Friends, ma abbiamo trapanato quasi esclusivamente appesi sugli hooks oppure mentre arrampicavamo. La qualità della roccia si è rivelata molto buona. Le uniche due regole che ci eravamo dati erano: dal basso e non piantare lo spit successivo appesi su un altro spit! Il primo giorno abbiamo aperto quasi quattro tiri. Alla fine eravamo entrambi molto stanchi, sia fisicamente che mentalmente. Klaus però era così motivato che abbiamo lasciato tutto il materiale alla base, per riprendere i lavori il giorno successivo.

Detto fatto. Il giorno dopo però eravamo entrambi molto stanchi. Mentre salivamo i primi quattro tiri abbiamo visto confermato quello che speravamo: l’arrampicata era molto bella e la via fantastica. Quel giorno ero mentalmente così stanco che non ho fatto altro che assicurare Klaus mentre continuava ad aprire e forare. Klaus è riuscito a spittare anche l’ultima sosta poco prima dell’arrivo della tempesta.

Poche settimane più tardi siamo tornati insieme a Cathy per la prima libera e per scattare alcune foto. Abbiamo anche parlato un po’ dei gradi e abbiamo fatto gli ultimi rintocchi alla via. Auguro a tutti i ripetitori di divertirsi e mi farebbe piacere sentire il loro parere.

di Peter Manhartsberger

SCHEDA: Bramosia Scura, Cima Vallon, Sella, Dolomiti

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Giro della Tofana di Rozes e la Scala del Minighel

Enrico Maioni, Guida Alpina di Cortina, presenta il Giro della Tofana di Rozes abbinata alla mitica, breve ma esposta, Scala del Minighel, la prima via ferrata a Cortina d’Ampezzo.

Il giro della Tofana di Rozes si annovera certamente tra i miei preferiti, per il meraviglioso ambiente in cui si svolge, per i numerosi fatti storici, di guerra e di pace, che qui ebbero luogo, per la mitica “Scala del Minighèl” e per la Rozes stessa, che ai miei occhi è la più bella montagna delle Dolomiti.

È un’escursione a mio avviso magnifica, non troppo lunga ma che richiede comunque un buon allenamento. Si tratta di un percorso ad anello che prende il via al rifugio Dibona, raggiungibile in auto.

Come sempre, consiglio agli escursionisti di partire di buonora, non solo per gustare al meglio il silenzio della montagna e la luce del primo mattino, ma anche per evitare i possibili cambiamenti pomeridiani del tempo che spesso si verificano durante la bella stagione.

SCHEDA: Scala del Minighel e il Giro della Tofana di Rozes

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Fabian Buhl apre in solitaria Ganesha 8c alla Loferer Alm in Austria

Arrampicata in solitaria: sulla Sonnwendwand a Loferer Alm in Austria il climber tedesco Fabian Buhl ha aperto e liberato Ganesha, una via di sette tiri gradata complessivamente 8c.

Ganesha – il dio dei nuovi inizi – è il nome della nuova via liberata l’estate scorsa dal climber tedesco Fabian Buhl alla Sonnwendwand sopra la Loferer Alm in Austria. Questa solare parete di calcare offre una cinquantina di belle vie d’arrampicata ma è conosciuta soprattutto per le difficili linee aperte da Alexander Huber, che quassù in passato ha aperto vie di spessore come Stoamanndl, Donnervogel e, soprattutto, Nirwana, un 8c+ aperto dal basso ed in solitaria da Huber nel 2012 e ripetuta per la prima volta nel 2014 da Buhl.

Evidentemente in quella volta il 24enne Buhl è rimasto colpito non soltanto dalle difficoltà e la bellezza della via, ma soprattutto dallo stile di apertura, tanto che nell’autunno del 2015 è tornato sulla stessa sezione di parete per aprirne una sua. Quindi subito accanto a Nirwana, arrampicando dal basso ed in solitaria, Buhl ha salito una linea complicata che, nei suoi sette tiri, è protetta da nuts, friends e pochissimi spit: soste spittate e soltanto due spit sui due tiri chiave. Nell’estate del 2016 Buhl ha lavorato la via per una decina di giorni, poi è riuscito a salirla in libera in giornata con difficoltà che toccano l’8c, sempre da solo.

Il legame Buhl – Huber è interessante e da sottolineare. Nell’estate del 2016 i climbers tedeschi hanno liberato insieme Sueños de Invierno (540m, 8a) sul Naranjo de Bulnes / Picu Urriellu (2518m) in Spagna, mentre nel marzo di quell’anno Buhl aveva effettuato la prima invernale della via Wetterbock, una via di 8c aperta da Alexander Huber sulla Wetterbockwand nelle Alpi di Berchtesgaden. Ricordiamo inoltre che probabilmente è stato proprio Huber il primo ad aprire in solitaria e dal basso una via di 8c, nel lontano 1999: Bellavista sulla Cima Ovest di Lavaredo, aperta in quattro giorni in inverno e poi liberata nel 2001.

Ganesha
Prima salita: Fabian Buhl, in solitaria, autunno 2015
Prima libera: Fabian Buhl , in solitaria, estate 2016
I tiri: L1: 7a+ 20m, L2: 7a+ 20m, L3: 7b+ 25m, L4: 8c 25m 2 bolts, L5: 5c 30m, L6: 8b+ 30m 2 bolts, L7: 7a+ 25m
Materiale: 1Set Camalots #0,2-4 (due #0,3 e #3), 1 Set Nuts
Note: soste a spit, ciascun tiro chiave ha due spit, il resto è da proteggere

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Chulilla in Spagna, riflessioni su una world climbing destination. Di Maurizio Oviglia

Libere riflessioni politicamente scorrette dopo una visita a Chulilla, Spagna, una delle world climbing destination del momento in rapida ascesa nel gradimento della comunità degli arrampicatori. Di Maurizio Oviglia.

Parcheggiata l’auto alle porte di Chulilla, un bel paesino nell’entroterra di Valencia, non abbiamo tardato a capire che ci trovavamo in una delle mete più quotate dell’arrampicata mondiale. In pieno gennaio furgoni parcheggiati ovunque, varia e cosmopolita umanità appena sveglia che si aggira per il parcheggio con la tazza del te’ in mano; vaghi sorrisi di intesa sembrano sussurrarci: “benvenuti fratelli, convivremo in questo posto per un po’, magari ci vedremo spesso, magari no…”. Si anima il bar, dove c’è la wi-fi gratis, qualcuno preferisce invece spingersi sino al bordo della falesia per godere meglio del primo sole: la sola certezza di non avere null’altro da fare se non aspettare il tempo di arrampicare postando qualche foto sui social… Cosa può desiderare di più chi lavora tutto l’anno in ufficio? In buona compagnia di chi invece nella vita non fa altro che spostarsi da un posto come questo ad un altro? Chulilla, bisogna ammetterlo, assomiglia davvero il paradiso terrestre!

Traversato a piedi il villaggio, senza troppa difficoltà individuiamo gli unici due negozi aperti: il fornaio ed il tabacchino. La panettiera, nel porgerci la baguette, ci chiede subito dove siamo alloggiati, premurandosi di farci notare, porgendoci un suo biglietto da visita, che anche lei ha degli appartamenti “rurali” da affittare. Sulla mensola, di fronte al banco del pane e dei dolci, fa bella mostra una nutrita varietà di generi alimentari tipici da climbers che ben difficilmente troveresti nella panetteria di un qualunque villaggio: gallette di riso, crackers integrali, succhi di frutta, tonno, legumi, latte…. E’ vero, mancano gli aminoacidi, ma di quelli sarà sicuramente ben fornita la farmacia (a proposito, avete notato che in Spagna ci sono tante farmacie quanti bar in Italia? Che sia un popolo di ipocondriaci?). La vicina tabaccheria non ci è utile certo per le sigarette, ma piuttosto per comprare la guida, secondo me indispensabile per capire qualcosa sulla dislocazione delle falesie e sul come arrivarci. Anche se c’è chi (abbiamo visto poi), preferisce seguire noi “che sappiamo”, aggirandosi poi alla base della parete con un ipad, domandando ogni tanto il nome di una via per orizzontarsi…

Nell’introduzione della guida – scritta da Pedro Pons (vincitore della Coppa del Mondo Boulder 2000, ndr), che qui ha trovato insieme alla sua compagna la sua occupazione, gestendo una “climbing house” – Pedro traccia in modo succinto (poco più di una paginetta), la storia del sito e la cronologia delle chiodature dei vari settori. E’ l’unica pagina di testo della guida, quindi tanto vale leggerla saltando, per capire meglio, dallo spagnolo all’inglese come si fa sfogliando la rivista dell’aereo. Nel testo, si spiega il momento in cui, gli arrampicatori del luogo, si sono resi conto di avere tra le mani non una semplice falesia, ma uno “spot internacional”. Da allora hanno chiodato ovunque come pazzi e anche il “gobierno”, finalmente, è intervenuto per sponsorizzare in parte i lavori. Così è nata la Chuilla di oggi, a tutti gli effetti una “World climb destination” tra le più quotate del momento. Bene, ma che cos’è esattamente una “world climb destination”? La risposta è facile: un posto dove vanno tutti e dove tutti vorrebbero andare semplicemente perché ci vanno tutti. Dove puoi provare tiri duri senza spostarti molto, dove le vie sono ben chiodate e una vicina all’altra, dove puoi restare anche 15/20 giorni con la sola preoccupazione di arrampicare e riposarti (tra un arrampicata e l’altra), conoscere gente di tutte le nazionalità con la tua stessa passione, vedere i top climber del momento all’opera e magari anche strappare loro un selfie. In breve, un posto bello, bellissimo, ma soprattutto di tendenza…

Non sono mai stato un abituale frequentatore della Spagna, né in genere dei santuari mondiali dell’arrampicata sportiva. A Ceuse, Kalymnos e Siurana sono stato in anni in cui non erano ancora divenuti famose come oggi, poi ho indirizzato le mie vacanze verso destinazioni del medio oriente o anglosassoni più esotiche e meno affollate, talvolta nel segno dell’esplorazione. Lo ammetto: mi sono perso l’incredibile sviluppo che in questi anni hanno conosciuto questo genere di siti ed ero curioso di vedere Chulilla soprattutto per questo! Gli spagnoli, forse per primi, sono stati bravissimi a capire gli ingredienti necessari a trasformare una comune falesia in una mecca mondiale della scalata, facendoci convergere gente da tutto il mondo, anche in virtù di un clima particolarmente clemente nella stagione invernale. Mentre la maggior parte dei siti di arrampicata presenta un arcipelago di piccoli settori, gli spagnoli hanno la fortuna di avere grandi e lunghissime falesie simili a muraglie cinesi: non c’era da far altro che tappezzarle di vie, tante linee parallele una a fianco all’altra. Ma non solo: se in Francia i settori difficili erano frequentati solo da una ristretta elite, gli spagnoli sono riusciti nel miracolo di massificare l’alto livello, allargando a dismisura l’offerta, non di vie facili, bensì di quelle difficili! I greci, dal canto loro, hanno imitato gli spagnoli, aggiungendoci il loro mare… ma questa è un’altra storia ancora di cui parleremo la prossima volta!

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La cosa che colpisce nelle falesie spagnole è la quantità di vie difficili, mentre quelle facili son poche e ormai decisamente unte. Forse solo in Spagna possiamo trovare falesie con più di cento vie dal 7c in su, quasi tutte regolarmente occupate da qualche scalatore! Se non hai un buon livello, inutile venire qui in vacanza, probabilmente ti ritroverai solo a far sicura! La spittatura non particolarmente lunga, i gradi non particolarmente stretti, gli avvicinamenti non particolarmente faticosi con il paese dove soggiornare, o meglio sopravvivere per diversi giorni, non particolarmente lontano, hanno fatto il resto…

Scendiamo verso le falesie: un cartello all’inizio del sentiero ci avverte su cosa non possiamo fare e ci consiglia persino di prendere esempio dai gatti, sotterrando i nostri bisogni. Questo però almeno a 200/300 metri dal sentiero, anche se il comma successivo ci ammonisce di non uscire mai dalla traccia, altrimenti rischiamo che la falesia un giorno crolli! Non sia mai! Beh, è naturale che quando la frequentazione aumenta a dismisura si rendano necessarie delle regole: a quando i Rangers anche qui, come a Yosemite? Diversamente da chi vede sempre in maniera positiva e redditizia per l’economia locale l’invasione di noi climbers, non ho potuto fare a meno di domandarmi cosa ne pensino gli abitanti del fatto che il loro paesino sperduto sia divenuto improvvisamente una “WCD”. Non so davvero se siano contenti di ospitare tutta quella gente cosmopolita e colorata che gira per i loro campi, dorme a lato strada e vaga per il paese la sera con la birra in mano. Di certo è contento Pedro, che ha trovato un’occupazione, come anche la panettiera, forse il bar e magari anche la tabaccaia, che oltre alle sigarette vende anche qualche guida (sempre meno). Chi altri? Sicuramente le compagnie aeree e gli autonoleggi… ma questi di certo non portano denaro a Chulilla ma in altre tasche! Per il resto, parlo a titolo personale, oltre alla fastidiosa puzza che si respira percorrendo i sentieri di accesso, avverto in luoghi come questo un’aria di routine che non mi ha mai particolarmente intrigato. Sarà che a fare la fila sui tiri prendendo il numeretto come dal salumiere non sono abituato, sarà che son un po’ troppo snob e non mi tengo abbastanza per apprezzare questo genere di vacanza… ma non sono poi dispiaciuto che i “miei” piccoli settori vicino a casa non diverranno forse mai una wcd. E anzi, che il mare ed i prezzi dei traghetti continueranno ad inibire l’invasione di tedeschi e scalatori dell’est verso la Sardegna. Quanto agli inglesi… beh dipenderà dalla politica della Ryanair… siamo nelle loro mani!

Lo so, l’arrampicata non può mantenere oggi quella spinta romantica che aveva negli anni ottanta, quando con i pantacollant colorati si migrava alla scoperta di terre lontane come il Verdon, che pure fu la prima wcd mondiale. Oggi stento a ritrovare quell’emozione in falesie che tentano di somigliare sempre più a grandi sale di arrampicata, enormi centri di scalata dove accumulare realizzazioni, sale indoor che invece procedono in direzione opposta, e divergono invece sempre più da quello che c’è là fuori. Forse, penso, sta succedendo né più né meno come nelle nostre città, dove i piccoli negozietti son destinati a morire, fagocitati dai centri commerciali. E per il futuro? Si apriranno probabilmente grandi spazi da riscoprire, dove non andrà più nessuno… è lì che vorrò andare! E’ una ruota che gira, e dove c’è la fantasia, la creatività umana non verrà mai meno.

PS: Chulilla è davvero bellissima, ma il mondo è pieno di posti fantastici da vedere, anche non famosi, ed il tempo a nostra disposizione è sempre troppo poco! 😉

di Maurizio Oviglia

Info: www.chulillaclimbing.com

Jernej Kruder Es Pontas video

Il video della prima ripetizione di Es Pontas sull’isola di Maiorca in Spagna da parte di Jernej Kruder il 01/11/2016, dieci anni dopo la prima salita di Chris Sharma.

A due settimane dalla seconda salita di Es Pontas, la difficile e famosa via di Deep Water Solo sull’isola di Maiorca liberata nel 2006 da Chris Sharma, ora è uscito il video che documenta la ripetizione dello sloveno Jernej Kruder.


NOTIZIE CORRELATE
03/11/2016 – Jernej Kruder, intervista dopo la prima ripetizione di Es Pontas a Maiorca

Intervista al climber sloveno Jernej Kruder che l’1 novembre 2016 si è aggiudicato la prima ripetizione di Es Pontas, la famosa via di Deep Water Solo liberata dieci anni fa da Chris Sharma sull’isola di Maiorca in Spagna.

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Ice Scream, street art sul ghiacciaio della Mer de Glace

Il video diretto da Arnaud Moro dedicato all’opera dell’artista francese Philippe Echaroux eseguita sul ghiacciaio del Mer de Glace, Monte Bianco, per sensibilizzare sul tema del riscaldamento globale.

Purtroppo non c’è posto migliore per osservare il ritiro dei ghiacciai che sulla Mer de Glace sul versante francese del Monte Bianco. Ed è su questo enorme ghiacciaio che il giovane artista di Marsiglia Philippe Echaroux ha deciso di lanciare il suo allarme contro il riscaldamento globale, alla sua maniera: con un dipinto fatto direttamente sul ghiacciaio più imponente della Francia. Fatta ovviamente non con bombolette spray, ma semplicemente con una proiezione luminosa che non lascia traccia e che Echaroux definisce “Street art 2.0”. L’opera si chiama Ice Scream – il grido di ghiaccio – ed è stata creata insieme alla guida alpina francese Jeff Mercier. Visto che è stata ripresa anche dalla televisione francese, evidentemente ha raggiunto il suo scopo.

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Red Bull X-Alps 2017, i protagonisti del grande volo sulle Alpi

Al via il prossimo 2 luglio il Red Bull X-Alps 2017, l’adventure race in parapendio e a piedi attraverso le Alpi per oltre 1100km. Tra i 32 atleti in gara gli italiani Aaron Durogati e Tobias Grossrubatscher.

Solo sei settimane separano gli atleti dalla partenza del Red Bull X Alps, per molti la gara più impegnativa della propria carriera. Al via sabato 2 luglio, 32 campioni provenienti da 21 nazioni che percorreranno 1138 km sulle Alpi da Salisburgo a Monaco, a piedi e in parapendio. Strategia e allenamento sono indispensabili per arrivare pronti alla sfida, come raccontano alcuni dei partecipanti.

Aaron Durogati (ITA) è alla sua terza presenza al Red Bull X-Alps, dopo un settimo posto conquistato nel 2013 e un sesto piazzamento nel 2015. Classe 1986, Durogati ha alle spalle la vittoria della Coppa del Mondo di Parapendio nel 2013 in Colombia e tenterà di spodestare dal podio di Red Bull X-Alps il quattro volte campione svizzero Christian “Chrigel” Maurer. “Sto tentando di pianificare il più possibile la mia gara – spiega l’atleta di Merano – sperando che il meteo sia favorevole e non succeda di nuovo di volare in condizioni estremamente difficili come nel 2015”.

Toma Coconea (ROU) è l’unico atleta che ha partecipato a tutte le otto edizioni di Red Bull X-Alps, conquistando due seconde posizioni. “Sarò sulle Alpi a maggio – svela lo specialista dell’adventure race – e ci tornerò qualche settimana prima della gara per verificare i checkpoint e per elaborare uno schema di gara preciso”.

La leggenda dell’aerobatic Pal Takats (HUN) rinnova la sua partecipazione dopo la prima nel 2009. Reduce da un infortunio al ginocchio e una svolta nella carriera verso il volo a lunga percorrenza, vive e si allena a Innsbruck, seguendo un rigoroso programma di allenamento che si concentra su corsa, escursioni e sessioni di volo. “I fattori più importanti sono la tattica e fare meno errori possibili – racconta in merito alla competizione – La preparazione non è mai abbastanza per affrontare questa gara!”

Per conoscere gli atleti e avere maggiori informazioni sulla gara, visita il sito redbullxalps.com e la pagina facebook.com/redbullxalps

Vincitori
20151. Christian Maurer (SUI)2. Sebastian Huber (GER) 3. Paul Guschlbauer (AUT)
20131. Christian Maurer (SUI)2. Clément Latour (FRA) 3. Antoine Girard (FRA)
20111. Christian Maurer (SUI)2. Toma Coconea (ROM) 3. Paul Guschlbauer (AUT)
20091. Christian Maurer (SUI)2. Alex Hofer (SUI) 3. Honza Rejmanek (USA)
20071. Alex Hofer (SUI) 2. Toma Coconea (ROM) 3. Martin Müller (SUI)
20051. Alex Hofer (SUI) 2. Urs Lötscher (SUI) 3. Kaspar Henny (SUI)
20031. Kaspar Henny (SUI) 2. David Dagault (FRA) 3. Stefan Bocks (GER)

Gli atleti 2017
ARG Claudio Heidel Schemberger
AUS Che Golus
AUT1 Paul Guschlbauer
AUT2 Stephan Gruber
AUT3 Pascal Purin
AUT4 Simon Oberrauner
BEL Tom de Dorlodot
CAN Richard Brezina
CZE Stanislav Mayer
ESP Jose Ignacio Arevalo Guede
FRA1 Antoine Gerard
FRA2 Gaspard Petiot
FRA3 Nelson de Freyman
FRA4 Benoit Outters
GER1 Sebastian Huber
GER2 Manuel Nübel
HUN Pál Takáts
ITA1 Aaron Durogati
ITA2 Tobias Grossrubatscher
KOR Chikyong Ha
MEX David Liano Gonzalez
NLD Ferdinand van Schelven
NZL Nick Neynens
POL Michal Gierlach
ROU Toma Coconea
RSA Duncan Kotze
RUS Evgenii Griaznov
SUI1 Christian Maurer
SUI2 Krischa Berlinger
USA1 Gavin McClurg
USA2 Jesse Williams
USA3 Mitch Riley

RED BULL X-ALPS 2017
L’ottava edizione dell’adventure race più estenuante al mondo, avrà inizio il 2 luglio. La combinazione di trekking e parapendio ne fa uno degli ibridi più emozionanti nati dall’unione degli sport alpini. Durante la gara gli atleti devono percorrere a piedi o in volo il più velocemente possibile una distanza complessiva di oltre 1.000 km in linea d’aria, con sentieri che si snodano da un capo all’altro delle Alpi attraverso una serie di turnpoint non ancora resi noti.

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L’edizione 2015 ha visto 19 atleti su 32 raggiungere la meta finale – un record assoluto dalla prima gara del 2003. Dodici esordienti sono incredibilmente riusciti a superare il traguardo, tra cui atleti provenienti da Stati Uniti, Corea, Nuova Zelanda e altri paesi per la prima volta nella storia.
Il campione del mondo di parapendio Aaron Durogati (ITA), unico italiano in gara, si è classificato sesto, migliorando la sua precedente prestazione del 2013. In quell’occasione, al suo debutto nella competizione, aveva raggiunto la settimana posizione.

Nell’edizione 2015 è stata introdotta la novità del Prologo, un’anticipazione della grande gara della durata di un solo giorno. I fan hanno così potuto assistere da vicino alla competizione durante la quale gli atleti, al via da Fuschl am See, hanno superato i turnpoint sul monte Zwölferhorn e Schafberg, per poi tornare al punto di partenza.

Il Prologo tornerà anche nel 2017! I primi tre atleti classificati potranno ottenere un ulteriore Led Lenser Nightpass e un vantaggio di cinque minuti sulla linea di partenza della gara principale. Nel 2015 il Prologo è stato vinto da Paul Guschlbauer (AUT), che ha completato il percorso in 2h 21m.

L’atleta svizzero Christian Maurer è stato il vincitore di Red Bull X-Alps 2015, con un tempo di 8 giorni, 4 ore e 37 minuti, che gli ha garantito la quarta vittoria consecutiva – un nuovo record. Il 2017 sarà l’anno in cui vedremo atleti come Sebastian Huber o Paul Guschlbauer porre fine al predominio di Maurer? Solo una cosa è certa: tutto può succedere!

HeeYong Park e Han Na Rai Song vincono la Ice Climbing World Cup 2017 a Corvara

L’ultima tappa della Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio si è disputata lo scorso weekend a Corvara; a vincere la gara in Val Passiria e anche la classifica generale della Lead sono stati i sud coreani HeeYong Park e Han Na Rai Song. A Corvara i più veloci nella disciplina Speed sono stati Pavel Batushev and Ekaterina Feoktistova, mentre ad aggiudicarsi la Coppa speed sono stati Vladimir Kartashev e, tra le donne, Ekaterina Koshcheeva e Maria Tolokonina.

Cala il sipario sulla Ice Climbing World Cup dopo una avvincente quinta ed ultima tappa disputata lo scorso weekend a Corvara, in Val Passiria (Dolomiti). Ancora una volta la Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio è stata dominata dagli atleti sud coreani: nella finale maschile di domenica Hee Yong Park è stato l’unico atleta a raggiungere il top, a soltanto un secondo dallo scadere del tempo massimo fissato a 7 minuti e 30 secondi. Il terzo successo in questa stagione per Park gli ha regalato anche, con 427 punti, la sua terza Coppa del Mondo dopo quelle vinte nel 2011 e 2013. Secondo a Corvara il russo Maxim Tomilov, davanti al connazionale Nikolai Kuzovlev (RUS), che nella classifica finale 2017 si sono dovuti accontentare, rispettivamente, del terzo posto (303 punti) e secondo posto (331 punti).

Nella gara femminile invece sia Song sia la russa Maria Tolokonina hanno raggiunto il top della finale, ma il miglior tempo della Song le ha regalato, con 412 punti complessivi, la sua prima vittoria nella Coppa del Mondo. La sua compagna di squadra Shin Woonseo si è aggiudicata la medaglia di bronzo nella tappa di Corvara alle spalle della Tolokonina, appunto, mentre dopo una performance eccellente nelle prime fasi di gara all’atleta di casa Angelika Rainer è bastato il sesto posto per vincere, con 297 punti, la medaglia d’argento nell Coppa del Mondo, davanti alla Tolokonina, bronzo con 287 punti.

Nella gara Speed disputata sabato sera Pavel Batushev ha fermato il cronometro dopo 9’23’’, davanti a Vladimir Kartashev 9’24’’ e Egor Trapeznikov, 9’34’’. Con una vittoria e tre medaglie d’argento in questa stagione Kartashev vince quindi la Coppa del Mondo Speed con 340 punti, davanti a Batushev (316 punti) e Radomir Proschhenko (239 punti). La finale femminile è stata dominata da Feoktistova con un tempo record di 11’65’’, davanti a Tolokonina (12’48’’) ed Ekaterina Koshcheeva (13’16’’). Questo risultato ha prodotto una situazione piuttosto insolita: ad alzare in alto la Coppa del Mondo sono state Tolokonina e Koshcheeva, con 305 punti ex aequo, davanti alla Feoktistova, che conclude l’anno con un bel bronzo e 282 punti.

La stagione si chiude definitivamente il prossimo weekend con l’appuntamento clou del 2017, ovvero il Campionato del Mondo, a Champagny-en-Vanoise in Francia.

HEE YONG PARK


HAN NA RAI SONG

MARIA TOLOKONINA

UIAA Ice Climbing World Cup Corvara/Val Passiria (ITA)
Specialità difficoltà (lead) maschile:
1. Hee Yong Park KOR Top (7.29)
2. Maxim Tomilov RUS 19,302 punti
3. Nikolai Kuzovlev RUS 18,300
4. Radomir Proshchenko RUS 18,291
5. Alexey Tomilov RUS 18,290
6. Alexey Dengin RUS 17,280
7. Yannick Glatthard SUI 15,250
8. YoungHye Kwon KOR 42 15,250

Specialità difficoltà (lead) femminile:

1. Han Na Rai Song KOR Top (6.26 minuti)
2. Maria Tolokonina RUS Top (6.37 minuti)
3. Woonseon Shin KOR 14,290 punti
4. Ekaterina Vlasova RUS 14,261
5. Maryam Filippova RUS 14,252
6. Angelika Rainer ITA 13,250
7. Eimir Mc Swiggan IRL 12,240
8. Mariia Edler RUS 12,220

Specialità velocità (speed) maschile:
1. Pavel Batushev RUS 9,23
2. Vladimir Kartashev RUS 9,24
3. Egor Trapeznikov RUS 9,34
4. Leonid Malykh RUS 9,57
5. Kirill Kolchegoshev 10,05

Specialità velocità (speed) femminile:
1. Ekaterina Feoktistova RUS 11,65
2. Maria Tolokonina RUS 12,48
3. Ekaterina Koshcheeva RUS 13,16
4. Nadezhda Gallyamova RUS 14,58
5. Valeriia Bogdan RUS 14,73

Sci estremo in Perù, le Curvas Peligrosas di Yannick Boissenot, Frederic Gentet e Stéphane Roguet

È online il cortometraggio Curvas Peligrosas, il documentario del mese trascorso da Yannick Boissenot, Frederic Gentet e Stéphane Roguet alla ricerca dello sci ripido su alcune montagne simbolo del Perù come l’Artesonraju, Huascaran e Tocllaraju.

Sono ora online tutti i 12 minuti del corto di Yannick Boissenot che documenta il suo mese trascorso insieme a Frederic Gentet e Stéphane Roguet nella Cordillera Blanca in Perù. Il trio, che nel massiccio del Monte Bianco ha all’attivo discese di spessore come la parete sudest dell’ Aiguille du Moinee laVia Austriaca sulla parete nord di Les Courtes, non si è fatto sfuggire linee straordinarie come la parete sudest dell’ Artesonraju (6025m) senza alcuna calata in doppia, lo Huascaran (6768m) lungo la via El Escudo e la parete nord del Tocllaraju (6034m). Da vedere.

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