Ueli Steck, di nuovo record di velocità sulla nord dell’Eiger

Il 16/11/2015 l’alpinista svizzero Ueli Steck ha salito la via Heckmair sulla parete nord dell’ Eiger in 2 ore, 22 minuti e 50 secondi, battendo di 6 minuti il record precedente stabilito da Dani Arnold nel 2011.

Nuovo record di velocità sulla via Heckmair alla nord dell’Eiger. È questo che lunedì mattina ha “combinato”, o meglio ri-combinato, Ueli Steck salendo la storica via Heckmair sulla parete Nord dell’Eiger. Lo start è scattato alle 8 e 49. E, dopo 2 ore 22 minuti e 50 secondi è arrivata la vetta. Un tempo… strabiliante. Un tempo che non soltanto migliora la sua (già di per sé eccezionale) performance del 2008 di 25 minuti, ma che “batte” anche il precedente record stabilito dal connazionale Dani Arnold che, il 20 aprile del 2011, aveva salito la stessa via in 2 ore e 28 minuti. Sono questi i numeri dell’ennesima performance della “Swiss Machine”, ai quali bisogna però cercare di aggiungere altri dettagli, sia per capire la portata di questa ennesima veloce salita della mitica via aperta nel 1938 ma anche per riaffermare (seguendo il pensiero dello stesso Steck) che l’Eiger, come tutte le montagne, non è certo una pista d’atletica.

Ueli, beh, che dire ancora una volta? Complimenti! Ci spieghi da dove arriva questa salita?
Grazie! Arriva dal fatto che ero curioso. Curioso di verificare la differenza adesso con quello che avevo fatto in passato, applicando uno stile di salita diverso, in condizioni diverse. Nel 2008 avevo salito la via tutta in libera e senza traccia battuta. Quest’anno, invece, la traccia c’era e mi sono chiesto quanta differenza avrebbe fatto seguirla utilizzando inoltre i mezzi (chiodi e corde fisse ndr) già in parete.

Guardando l’orologio, almeno 25 minuti di differenza…
Si, però in tutta onestà sono salito relativamente tranquillo. Nel 2008 il mio battito cardiaco era a 190, questa volta segnava 160. Diciamo che fisicamente ho spinto meno.

Ma comunque eri nettamente più veloce
Beh la traccia c’era. Poi ultimamente avevo già salito la via altre tre volte, una volta come sapete con Kilian Jornet Burgada, poi la settimana scorsa insieme a Nicholas Hojat salendo in 3:46, forse la più veloce salita finora come team. Sapevo quindi cosa mi aspettava e anche che le condizioni erano perfette.

E come sei salito?
Non tutto in libera. Dove c’erano chiodi da tirare li ho tirati, sul traverso Hinterstoisser ho usato le corde fisse. Per quanto riguarda lo stile, insomma, l’ho ripetuta come la maggior parte dei ripetitori. Per quanto riguarda il materiale, invece, con me avevo soltanto un piccolo zaino con le scarpe per la discesa, mezzo litro da bere, alcuni gel energetici. L’imbrago, una fettuccia e 4 metri di cordino, che però non ho dovuto utilizzare.

Sapevi bene che saresti stato veloce
Un po’ me lo aspettavo, ma ripeto, l’ho fatto perché volevo capire la differenza. Poi c’è da aggiungere che le condizioni erano veramente molto, molto buone, mi sentivo sicuro.

Che porta a questa domanda forse impertinente: ma non avevi detto che volevi smettere di fare cose di questo genere?
Non avete torto. Dopo la salita del 2008 sull’Eiger, dopo l’Annapurna nel 2013 mi era chiaro che non aveva senso continuare sempre nella stessa direzione, è semplicemente troppo pericoloso. Ma lunedì è stato diverso, le condizioni erano ottime. Sono cose che non si possono paragonare. Anche se forse non ci crederete, in realtà era tutto molto sicuro. E come dicevo, non mi sono spinto al limite.

Diciamo che ti sei divertito
Estremamente! Ma appunto, le condizioni devono essere perfette, bisogna esserne consapevoli. Visto in quell’ottica, fare un salita di questo tipo ha senso.

Eiger parete nord – via classica del 1938
Prima salita luglio 1938, Heinrich Harrer, Anderl Heckmair, Fritz Kasparek e Wiggerl Vörg. 
Sulla parete nord si sviluppano diverse vie di diversa difficoltà. La meno difficile è ancora la via classica aperta dai primi salitori nel 1938. Si tratta di un itinerario che supera 1800 m di dislivello, con una difficoltà complessiva valutata in ED+: passaggi su roccia fino al V-, tratti di artificiale (A0), pendii ghiacciati fino a 60°. La salita richiede mediamente da 1 a 3 giorni, a seconda delle capacità dei salitori e delle condizioni della parete; in alcuni casi, può anche richiedere più tempo. La via è considerata estremamente pericolosa per via delle cadute di sassi, delle valanghe e del possibile distacco di lastre di ghiaccio.

I ‘”TEMPI” SULLA VIA HECKMAIR
18:00 Leo Forstenlechner, Erich Wascak, 1950
10:00 Peter Habeler, Reinhold Messner, 1974
8:30 Ueli Bühler, 1981
6:00 Franc Knez, 1982
4:50 Thomas Bubendorfer, 1983
4:30 Christoph Hainz, 2003
3:54 Ueli Steck, 2007
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2:47 Ueli Steck, 2008
2:28 Dani Arnold, 2011
2:22 Ueli Steck, 2015

Il Nepal annuncia nuove restrizioni per scalare Everest

Il governo nepalese ha annunciato che potrebbe prendere in considerazione misure per ridurre il sovraffollamento sull’ Everest nel tentativo di rendere la montagna più alta del mondo più sicura.

I passi che il governo nepalese ha proposto limitano l’età degli alpinisti che intendono scalare l’Everest in una fascia che va dai 18 ai 75 anni. Allo stato attuale un limite di età simile (18 – 60) è già in vigore per chi desidera salire l’Everest da nord, ovvero dal versante cinese. Il governo nepalese ha anche affermato che potrebbe estendere il divieto a persone disabili o non vedenti che hanno bisogno di essere accompagnati durante loro scalata. Inoltre, le nuove regole che potrebbero essere applicate già nella primavera 2016, imporrebbero agli alpinisti di aver salito almeno una montagna di quota 6500m o superiore. Parlando lunedì con il giornale inglese The Guardian, il ministro del turismo Kripasur Sherpa ha dichiarato: “Non possiamo semplicemente lasciare che tutti vadano sull’Everest e muoiano. Se non sono in forma fisicamente e mentalmente sarebbe come un suicidio legale.”

Come The Guardian ha sottolineato, il limite di età colpirebbe però pochissimi alpinisti visto che la maggior parte di chi tenta l’Everest ricade già in questa fascia di età, e il limite farebbe ben poco quindi per affrontare il gravissimo problema del sovraffollamento. Lo stesso vale per i disabili, in quanto rappresentano una piccola percentuale sia degli alpinisti ma anche dei morti. Tuttavia, obbligare gli alpinisti ad avere una certa esperienza in alta quota prima di mettere piede sull’ Everest dovrebbe assicurare che conoscano almeno le basi dell’alpinismo. Infatti, con l’arrivo delle spedizioni commerciali, il richiamo dell’ Everest è stato così forte da attrarre molti neofiti, totalmente dipendenti dalle loro guide per tornare sani e salvi dalla montagna, e questa mancanza di capacità è spesso stata citata come uno dei principali motivi dei tanti decessi negli anni addietro.

In realtà regole di questo tipo sono spesso state annunciate in passato, ma farle rispettare sembra essere una delle difficoltà principali del governo. Secondo la rivista statunitense Outside, le più grandi spedizioni commerciali occidentali richiedono già una simile esperienza alpinistica, mentre la maggior parte delle agenzie locali non richiedono alcuna esperienza. Queste agenzie, sempre secondo Outside, formano una lobby potente che il governo dovrà saper affrontare. Dopo i recenti disastri che hanno fatto il giro del mondo – la rissa nel 2013, la valanga nel 2014 che ha ucciso 16 Sherpa nel Khumbu Icefall e la valanga nella primavera del 2015 che ha ucciso 19 persone al campo base dell’Everest – il governo è ora costretto più che mai ad affrontare la difficile questione sicurezza sui pendii della montagna più alta del mondo.

 

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Groenlandia: Mirror Wall per Leo Houlding & Co

Un team di alpinisti composto da Leo Houlding, Joe Möhle, Matt Pickles, Matt Pycroft e Waldo Etherington ha appena aperto una nuova big wall sull’inviolata parete Nord Ovest della Mirror Wall in Renland, Groenlandia.

Ancora ci sono pochi dettagli a causa della difficoltà di comunicazione, ma le informazioni che abbiamo bastano e avanzano: Leo Houlding ha appena riferito che lui e il suo team ha aperto una nuova via d’arrampicata sulla Mirror Wall, la straordinaria parete che sovrasta l’Edward Bailey Ghiacciaio nella zona denominata Renland, nella parte orientale della Groenlandia.

La cima era stata salita per la prima volta nell’estate 2012 da un team svizzero composto da Basil Jacksch, Christian Ledergerber, Silvan Schüpbach e Vera Reist, e la spedizione anglo-sudafricana di Houlding, Joe Möhle, Matt Pickles, Matt Pycroft and Waldo Etherington
ha ora salito una linea sulla parete principale della montagna.

Dopo essere volati con un elicottero sul ghiacciaio il 25 giugno, il cinque alpinisti hanno subito stabilito il campo base, poi il campo base avanzato ai piedi della parete prima di individuare una linea sulla inviolata parete Nord Ovest. Un “campo” con i portaledge è stato stabilito in parete. Quindi, nonostante le difficoltà (di salute e di cattivo tempo), il team è riuscito a superare alcune sezioni descritte come “estremamente sottili, con roccia friabile e arrampicata tecnica” che hanno rallentato la progressione e hanno reso l’arrampicata sia difficile sia pericolosa.

Con solo quattro giorni rimasti per affrontare gli ultimi 400m che li separavano dalla vetta, sembrava che il team sarebbe stato costretto a ritirarsi ma oggi, dopo 12 giorni in parete, Houlding ha finalmente annunciato via radio che tutti si trovano al sicuro al campo base e che la cima era stata raggiunta durante una tempesta di neve.

“L’abbiamo fatto! Il team ha salito con successo la parete principale della Mirror Wall e ora siamo scesi al sicuro” ha raccontato Houlding, aggiungendo: “Questa enorme parete – più alta di El Capitan – è così liscia e priva di concrezioni che puoi quasi vedere il tuo riflesso. Strategicamente semplice, tatticamente molto complesso – guardare nello specchio per un mese, alla ricerca di una strada di salita, è finalmente finito e l’abbiamo trovato! Siamo tornati al campo base. Il team, poco esperto in questo tipo di gioco, si è distinto e non soltanto è sopravvissuto, ma è anche cresciuto con questa sfida. È stato un privilegio scatenarsi con questi forti ragazzi qui in questo parco giochi per adulti.”

29/11/2006 – Intervista a Leo Houlding
L’inglese Leo Houlding, uno dei protagonisti più conosciuti nel mondo della montagna e dell’arrampicata.

Tai chi e le altre fessure da arrampicare a Su Sussiu Ulassai, Sardegna

Il video di Maurizio Oviglia e Paolo Contini che documenta la salita a vista da parte di Roberto Vigiani di Tai Chi, a Su Sussiu Ulassai, Sardegna.

Ultimamente Ulassai si è fatta conoscere per le sue falesie sportive ma, come tutti ricorderete, nel valorizzare la parete di Su Sussiu e la sua incredibile guglia inclinata come una Torre di Pisa, non avevo potuto fare a meno di notare alcune fessure perfette che ne incidevano il lato strapiombante. Tre formidabili crepe adatte all’arrampicata trad che hanno il solo il “difetto” di non essere fessure di granito bensì di calcare, il che le rende un poco più scabrose. A mio modo di vedere, spittarle sarebbe stata una vera violenza e le avrebbe sicuramente banalizzate! Deciso cosa “non fare”, non mi rimaneva che accettare la sfida di salirle solo con i friend, nonostante la loro lunghezza e regolarità richiedesse diversi pezzi della stessa taglia.

La prima a cadere era stata quella che ad occhio ritenevo la più difficile, Tai Chi, 25 metri di pugno che terminavano con una difficile off width. Poi era stato il turno della vicina Aikido, più breve ma molto continua, quasi esclusivamente di pugno. Personalmente questa mi sembrava un poco più facile, ma si sa che nelle fessure non tutti hanno le stesse sensazioni e molto dipende dalla taglia delle mani. Avendo gradato Tai Chi 7a, Aikido aveva dunque ricevuto una prima valutazione di 6c+. Era stata quindi la volta di due fessure minori sui massi alla base della guglia: Wushu, 6a+, e la bellissima Karate, 25 metri ad incastro di mano di 6b. Infine era venuto il turno della terza linea sulla Guglia, che era una vera e propria via di tre tiri. Ju Jitsu è stata salita in libera da me e Fabio Erriu un po’ più di un anno fa ed ogni tiro valutato rispettivamente 6b+, 6c+ e 5c.

Come era prevedibile non sono stati in molti a partire per Ulassai con i friend (ed i guanti ed il nastro) in valigia, ma a qualche appassionato di crack climbing non sono certo sfuggite le news che ho regolarmente pubblicato su planetmountain e sulla mia pagina facebook. Così il 1 maggio del 2016 il primo a provarci è la guida alpina Matteo Giglio, che sale a vista Aikido e la grada 7a. Poi ripete il primo tiro di Ju Jitsu e Karatè confermando il grado. Pochi mesi fa è stata la volta del belga Mich Zaman, che ripete le due fessure più belle, Aikido e Tai Chi, valutandole mezzo grado in più ciascuna, anzi ritenendo più difficile Aikido. Da notare che Mich, avendo visto le fessure in un primo viaggio in Sardegna, è tornato addirittura in Belgio a prendere i friend che gli mancavano, ritornando sull’isola due mesi dopo apposta per salirle! Quando si dice colpo di fulmine! Infine, pochi giorni fa, la guida alpina Roberto Vigiani, noto soprattutto per l’apertura di Hotel Supramonte ma grande appassionato e specialista di fessure, sale a vista Aikido e Tai Chi, assestando il grado sul 7a per entrambe.

La salita di Tai Chi e la bravura di Roberto è qui documentata da questo video, realizzato da me e Paolo Contini. A scanso di equivoci preciso fin da subito che non si tratta certo di fessure estreme, nel nostro paese ne esistono di ben più difficili! Ma, come hanno confermato i ripetitori, è davvero raro trovare delle linee così pure su calcare in un posto di eccezionale bellezza! E spero che queste immagini riescano a redere appieno la particolarità di questo luogo.

Ogni relazione sulle vie di Su Sussiu (sportive, trad e multipitches) è disponibile sul sito da me realizzato sulle scalate di Ulassai all’indirizzo www.outdoorulassai.com

Maurizio Oviglia

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Michele Boscacci e Laetitia Roux nuovi campioni europei di sci alpinismo

I Campionati Europei di sci alpinismo si stanno svolgendo a Les Marécottes in Svizzera. La gara individuale è stata vinta venerdì 5 febbraio dall’azzurro Michele Boscacci e dalla atleta francese Laetitia Roux

A Les Marécottes in Svizzera la neve fresca ed un bel sole hanno salutato l’inizio della terza tappa della Coppa del Mondo di sci alpinismo 2016, valida in questo caso anche come Campionato Europeo. La gara Individuale Senior di ieri è stata vinta da Michele Boscacci (ITA) e da Laetitia Roux (FRA), mentre Anton Palzer (GER) e Alba De Silvestro (ITA) hanno vinto l’oro nella loro categoria Espoir. Davide Magnini (ITA) e Lena Bonnel (FRA) hanno invece vinto nella categoria Junior, mentre Ekaterina Shishkina (RUS) e Florian Ulrich (SUI) nella categoria Cadetti.

SENIOR MASCHILE
La gara Senior è iniziata ad una velocità impressionante, con i più forti che si sono subito staccati dagli altri atleti. Alla prima salita il francese Matheo Jacquemoud ha aumentato il ritmo e ha preso il commando al primo punto di controllo. Durante la gara Michele Boscacci, Anton Palzer e Kilian Jornet Burgada hanno tutti lottato per arrivare in testa, nell’ultima salita Boscacci è riuscito a staccarsi dagli altri per vincere la gara in 1h24’31”. Kilian Jornet è arrivato secondo in 1h25’00 “, mentre Anton Palzer (GER) ha vinto la medaglia di bronzo. Questi tre sono stati seguiti da Xavier Gachet, Matheo Jacquemoud, Matteo Eydallin, Didier Blanc, Alexis Sevennec, Martin Anthamatten, Virt Leo e Manfred Reichegger.

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SENIOR FEMMINILE
Laetitia Roux non ha lasciato alle sue avversarie nessuna possibilità e ha vinto in 1h27’36”; la Svizzera Jennifer Fiechter ha concluso il campionato al secondo posto in 1h30’01″mentre la spagnola Claudia Cotrina si è classificata terza in 1h30’36”. La top ten comprende anche Victoria Kreuzer, Katia Tomatis, Laura Orgue, Martina Valmassoi, Nahia Quincoces, Alba De Silvestro e Ida Nilsson.

ESPOIR
Tra le donne Espoir, De Silvestro (Italia) ha confermato il suo ottimo stato di forma completando il percorso in prima posizione (1h36’15”) davanti a Marianne Fatton (Svizzera) e Joahanna Erhart (Austria). Tra gli uomini, come da pronostico, Anton Palzer (3° in classifica assoluta) è salito sul gradino più alto del podio (1h25’27”) davanti a Remi Bonnet (Svizzera) e Nadir Maguet (Italia).

JUNIORS
Davide Magnini ha preso il titolo europeo e l’evento di Coppa del Mondo davanti all’altro italiano Nicolò Canclini e al francese Samuel Equy. La gara femminile ha visto Lena Bonnel battere la sua compagnoadi squadra Adele Milloz e Giulia Murada (ITA).

CADETTI
La russa Ekaterina Osichkina ha vinto la categoria Cadetti, battendo Justine Tonso (FRA) e Samantha Bertolina (ITA). Nella gara maschile la Svizzera ha segnato un triplo podio con gli atleti Florian Ulrich, Patrick Perreten e Aurélien Gay.

Dopo le gare individuali, la Coppa del Mondo e Campionato Europeo prosegue oggi con la Vertical Race. Domenica invece la sfida dello Sprint segnerà il gran finale di questi tre giorni.

Just Rocking

Il Mediterraneo. Un’isola. L’arrampicata. I climber. Un faraglione. La scalata. I massi. I boulder. E poi il sole, il mare, il cielo. Gli amici del Team E9 e il loro viaggio arrampicata in video e parole.

JUST ROCKING

Immagini sovrapposte alla strada attraverso l’obiettivo confondo quello che vivo con quello che immagino la musica già dentro in fondo all’autostrada un gruppo di amici vecchi e nuovi lascia il prima sul molo

La Torre si vede appena nel buio del mattino sono al posto giusto mentre diventa blu rosa arancio sulla scogliera seguo rapito i segni delle rocce che dicono che sono un climber sempre

Sulla collina scalare quello che vogliamo adesso palle di granito infuocate nella luce del Mediterraneo mi perdo dentro un blocco un altro traverso una due birre nel bosco altri blocchi e fino a che rosso arancio blu

Mauro è da anni qui senza numeri mappe stupiti festeggiamo alla Torre insieme ora

Usciamo con i crash e tutto nel saccone non sappiamo per dove nel sole senza vento il mare ci porta al faraglione perché è lì ad una placca saliamo lasciandola come era in cima i segni di altri persi qui prima davanti un’altra isola di rocce… Just Rocking

Andrea Gallo

camera, air & edit: Andrea Gallo timelapse: Michele Caminati graphics: Daniele Troiani still Photo: David Morresi
climbers: Anna Borella Claudia Ghisolfi Daniela Feroleto Mauro Calibani Stefano Ghisolfi Valdo Chilese Michele Caminati Gabriele Gorobey David Morresi

Info: www.enove.it

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Valle Stura di Demonte, cascate di ghiaccio in Piemonte

Qualche idea per andare a visitare la Valle Stura di Demonte in Piemonte e per fare qualche salita su cascate di ghiaccio nel Vallone di Collalunga e nel Vallone di Pontebernardo. Di Elio Bonfanti.

La Valle Stura
Questa vallata è interamente nella provincia di Cuneo, si sviluppa per circa 50 Km ed inizia da Borgo San Dalmazzo per terminare al Colle della Maddalena o col di Larche per i Francesi. Questo è un vero e proprio spartiacque alpino che divide le alpi Marittime dalle alpi Cozie, ed è anche un importante valico stradale (statale 21) aperto tutto l’anno che la collega con la Francese valle dell’Ubaye.

L’orientamento del solco vallivo è verso Ovest sino all’ abitato di Pianche, da dove, piega poi leggermente verso Nord, Dalla valle principale si diramano parecchi valloni laterali, alcuni dei quali particolarmente significativi sia per dimensioni che per risorse ambientali e sono per lo più percorsi da antiche strade militari che permettono tutt’ ora di salire, talvolta abbastanza in alto, con mezzi motorizzati.

Il vicino Brec de Chambeyron offre delle salite alpinistiche interessanti ma le attività sportive legate alla frequentazione di questa vallata sono molteplici, si possono praticare tutto l’anno e vanno dall’ arrampicata allo scialpinismo (vera vocazione della valle) , dal kayak al ciclismo sia su strada che fuoristrada, per arrivare sino all’ arrampicata su ghiaccio. Attività questa sicuramente marginale e circoscritta ad un numero ristretto di flussi (rispetto ad altre vallate alpine) ma che trova la sua perla nell’ effimera cascata delle Barricate che domina, dall’alto dei sui 500 metri di sviluppo l’abitato di Pietraporzio.

Negli anni l’esplorazione alla ricerca di linee ghiacciate è stata sistematica e febbrile ad opera perlopiù dei personaggi di spicco dell’ alpinismo Cuneese ed è a mio parere, culminata con la realizzazione di L’ostu d’oc da parte di Bianco, Guastavino e Ravaschietto imbeccati da una soffiata del Valdostano Ezio Marlier. Sembrava quindi che oramai tutto fosse stato salito ed esplorato ma ecco che un inverno senza neve come questo ha permesso di scovare delle nuove linee certamente non indimenticabili come quelle menzionate ma che certamente permetteranno a molti di trascorrere delle belle giornate su ghiaccio.

Tra il 2010 e gli ultimi mesi del 2015 Danilo Collino, molto attivo in valle, accompagnato da un nutrito numero di amici, in varie stagioni oltre ad aver scovato e salito una serie di flussi di modesta difficoltà nel vallone di Sant’ Anna di Vinadio, ha fatto visita nel 2012 al vallone di Collalunga trovando, dopo il lago di San Bernolfo, una serie di linee ancora inscalate che sia pur di breve sviluppo e non troppo difficili potevano essere salite seguendo varie linee.

Personalmente in modo abbastanza continuativo frequento questa bella vallata e quest’ anno sfruttando come già detto il vantaggio dato dalla carenza di neve mi sono spinto nel vallone di Pontebernardo raggiungendo il rifugio Zio John ai prati del vallone posto a 1750 metri. Da questo risalendo l’ evidente vallone soprastante su una agevole mulattiera in direzione del rifugio della Lausa mi sono imbattuto in una serie di colate sulla destra idrografica (sotto i Becchi delle Scolettas) che avevo già avuto modo di apprezzare anni prima durante una gita di scialpinismo. Pensavo che entrambe sarebbero andate ad aggiungersi al novero delle ultime scoperte ma poi parlando prima con Angelo Siri e verificando poi sul libro “Cascate” di Ghibaudo mi sono reso conto che una di queste, era, insieme ad un’altra appena più in basso, già stata salita nel 1989… ed erano state chiamate le Püpe d’ Or ad imperitura memoria di un qualche prosperoso petto femminile incontrato durante la campagna di ricerca svolta in valle. Ora però sul fatto che da allora nessuno sia mai tornato in quei luoghi qualche dubbio ce l’ho per cui con buona pace di tutti direi che per ora posso darla come possibile prima salita e che, se qualcuno pensa di averla fatta prima del sottoscritto sarà un piacere rettificarne l’attribuzione.


PUNTI DI APPOGGIO

L’ Ostu d’Oc. Piazza Mario Bertone, 2, Pietraporzio CN Telefono: 0171 96679
Polar Cafe. Ristorante e Pizzeria Strada Nazionale, 16, Argentera CN Telefono: 0171 96917 Albergo Pace: Via Umberto I, 32, 12010 Sambuco CN Telefono: 0171 96550

di Elio Bonfanti

SCHEDA: Cognà, Bagna Caoda e Buij, Vallone di Collalunga

SCHEDA: Doppio Salto, Vallone di Pontebernardo

SCHEDA: La Püpa alta, Vallone di Pontebernardo

L’appello per Scott Adamson e Kyle Dempster, in difficoltà sull’Ogre 2 in Pakistan

L’appello per la raccolta fondi in aiuto degli alpinisti statunitensi Scott Adamson e Kyle Dempster, attualmente dispersi sull’Ogre II, Pakistan.

Pubblichiamo il seguente appello di raccolti fondi per Scott Adamson e Kyle Dempster, due dei più forti alpinisti statunitensi, attualmente dati per dispersi dopo il loro tentativo di salire l’inviolata parete nord dell’ Ogre 2 in Pakistan. L’appello è stato pubblicato da amici e parenti dei due alpinisti.

“Domenica, 21 agosto Kyle Dempster e Scott Adamson hanno iniziato a salire la parete nord dell’Ogre 2, appena oltre il ghiacciaio Choktoi nel nord del Pakistan. Avevano programmato cinque giorni per la salita e la discesa. Lunedì sera il cuoco pachistano, Ghafoor Abdul, ha avvistato due luci a circa metà parete. Il tempo è rimasto buono fino a martedì pomeriggio (23/08/2016), quando è arrivata una tempesta. Da quel momento nevicate e condizioni nuvolose hanno persistito nella regione.

Kyle e Scott non sono più stati visti da lunedì, 22 agosto, un fatto che non sorprende data la complessità e le dimensioni del terreno ed i capricci del tempo. Domenica 28 agosto la famiglia e gli amici hanno iniziato ad attivarsi per i soccorsi, assistiti dalle autorità locali ed un altro gruppo di alpinisti che si trova sul Choktoi.

Si prega di aiutare questi ragazzi. La morte è incmbente, se non riusciamo ad aiutarli. Con l’avvio delle pratiche per i soccorsi abbiamo anche dovuto trasferire soldi per l’elisoccorso ed i portatori che salgono a piedi in cerca di Scott e Kyle. Con il tempo inaffidabile abbiamo bisogno soldi ogni giorno di più. Si prega di considerare l’urgenza di questa situazione. Vi siamo grati per il vostro aiuto.”

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Video arrampicata: Chris Sharma sul Catalan Witness the fitness 8C

Il video del climber statunitense Chris Sharma sul suo boulder Catalán Witness the fitness 8C nella falesia di Cova de Ocell in Spagna.

All’inizio di gennaio Chris Sharma aveva liberato Catalán Witness the fitness, un boulder situato in una piccola grotta a metà parete della falesia Cova de Ocell, alle porte di Barcelona. Con la sua partenza di almeno 8B/+ si mormorava che questo tetto orizzontale di 17 movimenti avesse una difficoltà complessiva attorno all’ 8C boulder, un grado confermato all’inizio di febbraio dal madrileno Alberto Rocasolano “Beto” che, nonostante una presa rotta, si è portato a casa la prima ripetizione. Ecco il video della prima salita di Sharma.

05/01/2016 – Chris Sharma libera difficile boulder a Cova de Ocell in Spagna
A Cova de Ocell vicino a Barcelona in Spagna Chris Sharma ha liberato un boulder descritto come “la versione catalana di Witness the Fitness.”

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Cerro Torre spigolo Sud-Est o Via del Compressore: prima ripetizione in libera. Intervista a Mikey Schaefer

L’intervista all’alpinista statunitense Mikey Schaefer che dal 4 al 6 febbraio 2016, insieme ad Andrew Rothner e Josh Wharton, ha effettuato la seconda salita in libera della Via del Compressore (Spigolo Sud-Est) del Cerro Torre (Patagonia), dopo la prima libera effettuata nel 2012 da David Lama insieme a Peter Ortner.

Dal 4 al 6 febbraio 2016 gli alpinisti statunitensi Mikey Schaefer, Josh Wharton ed Andrew Rothner hanno completato l’ambita seconda salita in libera dello spigolo Sud-Est, nota più comunemente come la Via del Compressore, sul Cerro Torre in Patagonia. Liberata come tutti sanno nel gennaio 2012 da David Lama in cordata con Peter Ortner, questa linea è stata interessata recentemente da una raffica di ripetizioni (tra cui quella di Matteo Della Bordella e Silvan Schüpbach). Ciononostante la seconda salita in libera della Via del Compressore era ancora da fare e, insieme, un grande obiettivo da centrare. Con anni di difficile alpinismo alle loro spalle, spesso in Patagonia, Schaefer e Wharton non si sono lasciati intimidire e prima di partire da El Chalten hanno caricato la cordata con un’arma segreta: Andrew Rothner, un climber che tende ad evitare le luci della ribalta, le cui grandissime capacità sui boulder si sarebbero rivelate estremamente efficaci anche lassù sul Cerro Torre… Per la cronaca, questa è stata la prima via lunga di Rothner in montagna, il passaggio chiave è stato il primo tiro salito da capocordata in Patagonia, e la prima volta che ha preso il comando per salire del ghiaccio è stato sul famoso fungo sommitale.

Mikey, tu e Josh sieti ben noti tra gli alpinisti. Andrew invece è molto meno conosciuto. Ce lo puoi presentare?
In realtà ho incontrato Andrew la prima volta soltanto la sera prima di recarmi nella valle del Cerro Torre e sto ancora cominciando a conoscerlo. Ovviamente è un climber di grande talento, in primo luogo però è un boulderista. Non è molto famoso, generalmente non fa parlare di sé e lui stesso preferisce sia così. È stato Josh a vedere il talento di Andrew, sapeva che con un po’ di “istruzione” sarebbe stato perfetto per la nostra missione, anche se non aveva mai scalato in montagna. Non c’è mai stato un momento in cui sia stato preoccupato dal fatto che Andrew fosse con noi. Sapevo che se Josh lo voleva nel nostro team, era una buona idea.

Una buona idea, realizzata in quanto tempo?
Siamo partiti dal campo Norvegese alle 04:30 circa del 4 febbraio. E abbiamo fatto ritorno al campo la mattina del 6 febbraio, alla stessa ora circa.

Come avete affrontato la salita?
Il nostro obiettivo principale era sicuramente una salita in libera di questa via. Sapevamo che se avessimo avuto buone condizioni e il tempo giusto, semplicemente arrivare in cima del Cerro Torre non sarebbe stata una sfida estrema. Abbiamo amici che avevano salito in precedenza lo Spigolo SE “by fair means”, e la via non ci era stata descritta come estremamente difficile. Abbiamo diviso la scalata seguendo quello che aveva più senso, considerando gli individuali punti di forza del nostro team. Il che significa che generalmente Josh ha salito un sacco da primo, visto che è uno dei più forti e più veloci alpinisti che conosco. Josh ha fatto da capocordata dalla terminale fino alla spalla mentre Andrew ed io seguivamo in conserva. Io ho preso il comando sopra la spalla e ho condotto la cordata fino alla base del 12° tiro.

Il 12° tiro, quello chiave, quello boulderso…
Sì. Dopo una breve pausa Andrew ha iniziato quello che era il suo primo tiro da capocordata in Patagonia. E’ stato tutto molto impressionante. Nel primo tentativo è caduto, dopo essere quasi riuscito nell’a-vista. Ha poi investito un po’ di tempo per capire il passaggio, poi si è fatto calare in sosta, si è brevemente riposato, dopo di che nel tentativo successivo si è sparato la sezione chiave con un po’ di difficoltà. Josh l’ha seguito abbastanza facilmente al suo primo tentativo. Io invece sono caduto al mio primo tentativo, ma capiti i movimenti l’ho poi fatto al tentativo successivo.

Lama ci aveva detto che il tiro chiave era veramente adatto al suo stile di arrampicata, molto boulderoso, appunto… Era Andrew la vostra arma segreta ;-)?
Si, Andrew è stata davvero la nostra arma segreta! Come Lama, riteniamo però che la sezione chiave si adatti perfettamente al nostro stile di scalata, a tutti noi piace l’arrampicata tecnica.

E poi?
Abbiamo bivaccato un paio di tiri più in alto, e la mattina successiva Josh è partito da capocordata, conducendoci attraverso le torri di ghiaccio e sulla parte superiore della headwall. Andrew invece ha salito il breve e facile fungo di ghiaccio, la sua prima volta da primo su un tiro di ghiaccio!

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Altre impressioni su quei famosi tiri in alto, sulla headwall?
I tiri sulla Headwall mi hanno veramente ricordato tutta l’arrampicata che ho fatto in passato sulla Middle Cathedral a Yosemite. Un po’ di run-out, con protezioni un po’ distanti, ma sempre lì quando ce n’era bisogno. In realtà abbiamo pensato che il tiro più serio della via fosse il secondo tiro della Headwall, con roccia molto marcia e piuttosto pericolosa, anche se l’arrampicata in sé non è necessariamente così difficile. Abbiamo avuto il vantaggio di avere un team sopra di noi, così abbiamo visto dei piccoli segni di magnesite che ci hanno aiutato a trovare la via giusta. Probabilmente, è per questo il motivo che abbiamo avuto la sensazione che i tiri non fossero così duri come ci erano stati descritti. Sicuramente però è un posto incredibile per fare un’arrampicata così pazzesca!

Cos’è stato importante durante la salita?
La cosa più importante per noi è stata cercare di non arrampicare in grande velocità, ma invece salire ad un ritmo meno elevato ma più efficiente, in modo da essere “freschi” per la parte in libera.

Siete riusciti nella seconda salita in libera. Immaginiamo che fosse questo l’obiettivo principale del vostro viaggio in Patagonia di questa stagione, giusto? E quanto conoscevate la via prima?
Quest’anno avevamo adocchiato alcuni obiettivi e abbiamo optato per lo Spigolo SE anche perché ci siamo presentati a El Chalten appena un giorno prima del bel tempo, e questo ci sembrava l’obiettivo più realistico. Io non ero mai stato sullo Spigolo SE prima, ma Josh aveva già fatto due tentativi in precedenza. Durante uno dei tentativi aveva salito parte della headwall prima di tornare indietro, così conosceva sicuramente un po’ della via prima del nostro tentativo. Abbiamo anche raccolto informazioni da Rolando Garibotti e dal nostro amico Matteo Della Bordella che aveva appena ripetuto la via un paio di settimane prima. Josh ed Andrew avevano anche trascorso del tempo a guardare il film sulla salita in libera di David Lama.

Parlando di David Lama: ora che avete ripetuto la via, cosa ci potete dire della sua prima salita in libera del 2012?
La prima libera di David è stata molto impressionante! Ci vuole qualcuno con una prospettiva unica e la giusta fiducia in se stesso per guardare al di là di ciò che gli altri pensano sia possibile, e questo è ciò che ha fatto David. Molta gente pensava che lo Spigolo SE in libera sarebbe stato impossibile o estremamente difficile, ma David è andato lassù a prescindere da tutto e da tutti e ha dimostrato che molti si erano sbagliati. Noi dobbiamo molto della nostra salita in libera a lui e al suo atteggiamento verso ciò che è possibile.
Josh e Andrew si sono recati lì con la propria idea di ciò che è possibile. Josh è molto bravo ad avere una visione oggettiva di ciò che riesce a fare e non si fa influenzare dalle salite degli altri. Dopo aver studiato le foto, guardato il video di David e con le conoscenze di prima mano che aveva, sapeva di poter salire in libera il tiro chiave di 8a. In un primo momento io mi sono purtroppo lasciato influenzare dalla reputazione di quel tiro e dai media, e per questo motivo quasi non volevo nemmeno provarlo. Ho sempre pensato che sarebbe stato troppo difficile per me, visto il grado. Per fortuna Andrew e Josh hanno entrambi fatto sembrare il tiro molto scalabile, così l’ho provato anch’io e ci sono riuscito al secondo tentativo.

Ci sono stati dei momenti particolarmente speciali durante la salita?
È stato bello essere lì con un paio di altri team, in particolare con gli argentini Gabriel Fava e Martín López Abad. È stata una salita importante per questi ragazzi, ma anche per tutto il movimento arrampicata argentino. Erano eccitati come non avevo mai visto, e per tutti noi questo è stato molto motivante.

Adesso in Patagonia è cambiato il meteo, ma fino a pochi giorni fa c’è stato un numero sorprendente di salite di grande rilievo… ce n’è una in particolare che ti viene in mente?
È vero, ci sono state molte salite incredibili quest’anno. Non ce n’è una in particolare che mi viene in mente, ma la quantità di salite che Colin Haley ha realizzato quest’anno è incredibile. La motivazione che continua a dimostrare colpisce molto, e l’enorme quantità di salite difficili è davvero incredibile.

Mikey, sei stato in Patagonia svariate volte, hai effettuato numerose prime salite e ripetizioni. Quanto è forte il richiamo di questa terra?
La Patagonia per me è sempre stata una calamita e probabilmente continuerà ad esserlo per molto tempo ancora, anche se non sono sicuro che ci trascorrerò così tanto tempo in futuro. Le mie priorità nella mia arrampicata, e nella mia vita, si stanno lentamente spostando altrove.

07/02/2012 – David Lama – intervista dopo la Via del Compressore sul Cerro Torre
Intervista all’alpinista austriaco David Lama dopo la prima libera della Via del Compressore sul Cerro Torre, effettuato tra il 20 e il 21 gennaio assieme a Peter Ortner.